Franchising, retail, business
12/09/2017 - Per me il Giappone è una passione a 360°, che va oltre i classici stereotipi, e quindi non è solo sushi, anime, e ciliegi, ma è qualcosa di molto più ampio…il loro modo di vivere, il loro modo di concepire la vita, il lavoro, i rapporti sociali, le loro contraddizioni.
Il modo migliore per approfondire al meglio questa mia passione sarebbe quello di poter vivere lì e frequentarli quotidianamente, come, ho scoperto, fanno tantissimi italiani che ci vivono e lavorano.
Grazie ai social ho conosciuto Michela, bresciana che ha lasciato l’Italia per realizzare il suo sogno: vivere in Giappone. Appassionata di viaggi, scrive su WarmCheapTrip, il suo blog e studia e lavora a Tokyo.
Sono felice di condividere con voi la sua “coraggiosa” esperienza di vita.
Vi presento Michela:
“il Giappone è una terra estremamente affascinante, per la sua storia, la sua cultura e il suo modo di vivere la vita, sì con tutte le stranezze e i contrasti. E’ anche un paese magnifico, con città incredibili, paesaggi stupendi e molta spiritualità. I giapponesi poi sono un popolo estremamente affascinante, gentile e duro allo stesso tempo. 5 anni fa il primo viaggio a Tokyo, carico di curiosità ed aspettative che sono state ampiamente superate, mi sono sentita a mio agio come da nessun altra parte, trovandomi in sintonia con tutto e portando me e il mio ragazzo a prendere la decisione di voler venire a vivere in Giappone.
Anno dopo anno, abbiamo usato le nostre ferie per venire in Giappone e visitarlo il più possibile, cercando di osservarlo con occhio critico e non solo con gli occhi di un turista. Poi, l’anno scorso, ci siamo fatti coraggio ed abbiamo deciso di provarci. Iscriverci ad una scuola di lingua a lungo termine ci avrebbe dato un visto studentesco ed avremmo avuto la possibilità di lavorare part-time e provare a vivere nella società giapponese.
Ora sono qui da quasi due mesi e sono pienamente convinta della scelta. Certo, la vita qui è abbastanza cara (specialmente la scuola di lingue costa moltissimo), ed i lavori part-time che si possono fare praticamente senza conoscere la lingua e non essendo madrelingua inglese pagano poco. O meglio, pagano poco rispetto alla media giapponese! Aggiungiamo poi il fatto che per spostarsi da un punto all’altro della città serve molto tempo, e tutti i pomeriggi devo frequentare la scuola di lingua, il tempo libero è davvero ridotto, ragione per cui ancora non sono riuscita a godermi pienamente le innumerevoli attività che Tokyo offre, nè sono ancora riuscita ad organizzare gite nei dintorni.
Diciamo che per il primo periodo ho scelto di lavorare e risparmiare, per potermi poi concedere maggiori sfizi una volta che sarò un grado di conversare con i giapponesi e poter così comprendere meglio questa cultura.
Il mondo del lavoro qui può essere davvero molto pesante, specialmente se si lavora in un’azienda giapponese, ma questo non sarebbe nei miei programmi. Io però sto lavorando in ambienti internazionali, ma ho avuto modo comunque di conoscere diversi giapponesi, con i quali mi sono trovata assolutamente molto bene e ho instaurato dei rapporti di amicizia che spero durino nel tempo. Naturalmente qui la vita è molto frenetica, perciò spesso trovare occasione per incontrarsi non è affatto semplice, ma sono io la prima spesso a dover declinare inviti per impegni precedenti!
In Giappone mangiare fuori o prendere piatti pronti al supermercato è economico, per questo spesso lo si preferisce rispetto al cucinare in casa, che richiede tempo ed energie, perciò è assolutamente normale trovare persone sole al tavolo di un locale, in un cafè o anche in locali dove si beve soltanto. Spesso i giapponesi si fermano a bere o mangiare qualcosa dopo il lavoro, prima di tornare a casa, è una cosa assolutamente normale, così come quella di concedersi un pisolino sulle panchine del parco o sui luoghi di lavoro, negli orari di pausa. Non nego che il pisolino al parco l’ho fatto più volte anche io, nell’attesa tra un lavoro e l’altro (tornare a casa mi avrebbe richiesto quasi un’ora e mezza di viaggio tra andata e ritorno!).”