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27/09/2017 - Sappheiros, azzurro in greco; sappir, la cosa più bella secondo l’etimologia ebraica; zaffiro, pietra dura e sfaccettata che emerge da rocce metamorfiche. Libeskind: “Ho chiamato questo edificio Sapphire (zaffiro) perché si adatta a Berlino e ai suoi abitanti.
Uno zaffiro non è soltanto un bell’oggetto. Non è soltanto una superficie. È tutto il complesso che conta: la luce dello zaffiro e la sua morbidezza. Ma uno zaffiro è anche un oggetto grezzo, duro, resistente, intenso, un oggetto con una matericità forte. Che sono poi le caratteristiche di Berlino e dei berlinesi”.
La sfida
Daniel Libeskind, architetto americano universalmente noto per progetti come Ground Zero e il Museo Ebraico di Berlino – e in Italia per le residenze e la torre centrale di City Life (detta anche Torre Libeskind, in costruzione) a Milano - torna nella capitale tedesca con un progetto residenziale, il suo primo in città.
L’edificio sorge all’angolo tra Chausseestrasse e Schwartzkopffstrasse, occupando parte dell’isolato dove un tempo operava l’acciaieria Wulffersche, requisita ai suoi proprietari ebrei dal regime nazista. Spiega l’architetto: “L’edificio deve adattarsi alla struttura della città in termini di altezza, dimensioni e presenza, ma deve anche esprimere carattere (…) e questo edificio occupa il suo angolo con tutta la sua personalità. Ci sono tanti altri palazzi lì intorno, alcuni edifici anonimi davvero enormi. Io volevo creare qualcosa di unico, di artistico, qualcosa che fosse piacevole, che regalasse un sorriso (…). Per me un edificio non è un semplice insieme bidimensionale di altezze. Un edificio ha tre dimensioni, compreso il tetto, compresi tutti gli elementi”.
Situato nel denso e vivace distretto del Mitte (centro, in tedesco), cuore pulsante della metropoli, luogo di importanti trasformazioni dopo la caduta del muro, l’architetto si è trovato di fronte a una sfida: ricavare 73 unità abitative, da una a quattro camere, in un lotto di circa 2000 metri quadrati.
La soluzione
La verticalità dell’edificio si sviluppa seguendo un andamento asimmetrico che non prevede angoli retti: le grandi finestre ad angolo catturano la luce naturale accentuando la percezione dello spazio, soprattutto all’ultimo piano dove gli attici con vetrate a doppia altezza offrono un affaccio privilegiato sullo skyline berlinese.
Coerentemente con il decostruttivismo caro a Libeskind, le pareti inclinate e le altezze differenziate dei soffitti caratterizzano gli assi visivi e prospettici e l’inserimento di gallerie in affaccio interno, la dotazione diffusa di logge, terrazzi e balconi ne accentuano gli effetti.
Ne risultano appartamenti di varie metrature dal primo al quinto piano, e sei attici ai piani alti con tagli da 90 a 273 mq. In alto, sul rooftop panoramico, i condomini possono godere delle zone comuni e delle aree a verde. Al piano terreno vi sono i negozi e al sotterraneo si trova un parcheggio per 32 veicoli, dotato di deposito facilitato per biciclette. L’accesso all’edificio, con la sua zona foyer dai soffitti di oltre 7 metri di altezza con concierge di servizio, è preceduto dalla corte interna comune attrezzata con sistemi di sedute e concept illuminotecnico sviluppato dallo Studio Libeskind.
La presenza nella città
Berlino ha dato a Libeskind notorietà internazionale dopo che nel 1990 vinse il concorso per l’ampliamento del Museo Ebraico e “Sapphire – spiega - esprime le nuove possibilità di vita delle realtà urbane in crescita, interpretandole in un contesto quotidiano. Ogni progetto ha una missione, una storia e caratteristiche uniche, che costituiscono la base dei miei progetti architettonici. Questi progetti rappresentano per me esperienze distinte e tutte ugualmente speciali in una città che ha avuto un'importanza profonda per la mia carriera”.
Superfici, tecnologie, innovazione
La superficie tridimensionale che caratterizza la facciata del Sapphire si deve al rivestimento realizzato con lastre ceramiche appositamente disegnate dallo studio Libeskind e prodotte da Casalgrande Padana. Si tratta di un nuovo tipo di piastrella completamente ecosostenibile perché in grado di compensare l’impronta di carbonio dell’edificio. “È come se ci fossero degli alberi piantati sul tetto o direttamente nelle abitazioni” spiega Jochen Klein, direttore del progetto Sapphire nonché direttore tecnico capo dello Studio Libeskind di Zurigo.
Le lastre che formano il rivestimento dello Sapphire, sono state trattate con il sistema Bios Self-Cleaning Ceramics e appartengono a una nuova generazione di prodotti bioattivi che si interfacciano autonomamente con l’ambiente, per generare una serie di processi virtuosi e in particolare reazioni di tipo chimico e biologico in grado di abbattere gli agenti inquinanti e rendere autopulibili le superfici.
AUTORE: REDAZIONE YOUMANIST
Fonte:https://www.youmanist.it/currents/shapes-life/sapphire-libeskind-rimanere?utm_source=facebook&utm_medium=cpc&utm_campaign=youmanist-fb-launch&utm_content=3803