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10/11/2017 - La Ferrari festeggia i settant'anni dalla fondazione, ma non li dimostra. Da sempre il “cavallino” è la massima espressione del “made in Italy” nel mondo: nessun altro brand di casa nostra, infatti, è in grado di esprimere così bene valori quali lo stile, la qualità e la raffinatezza che caratterizzano I prodotti di lusso italiani.
Senza poi contare che soltanto la Ferrari è stata in grado nei suoi settanta anni di vita di offrire tante emozioni ai suoi fortunati possessori che ne hanno fatto il brand che più si altri hanno fatto la storia dell'automobilismo sportivo.
Ripercorriamo, dunque la storia della Casa di Maranello dagli albori. La storia della Ferrari come Casa automobilistica a tutti gli effetti inizia ufficialmente nel lontano 1947 con il lancio della 125 Sport, prima auto da gara a fregiarsi del marchio del Cavallino: dotata di un motore 1.500 cc V12 da 118 cv, offriva prestazioni entusiasmanti ma difficile da gestire. Al Salone di Parigi del 1949 viene invece svelato il primo modello stradale, la 166 Inter che disponeva di un 2.000 cc V12 da 110 cv. I primi successi sportivi ottenuti alla fine degli anni Quaranta furono invece due Mille Miglia e due Targa Florio con Clemente Biondetti e la 24 Ore di Le Mans del 1949 con lo statunitense Luigi Chinetti e il britannico Peter Mitchell-Thomson, consentendo alla Casa di Maranello di farsi subito conoscere in tutto il mondo. Negli anni “cinquanta” la Ferrari conquista tantissime vittorie: 6 Mille Miglia, 5 Mondiali Sportprototipi, 4 Mondiali di F1 Piloti con Alberto Ascari nel 1952 e nel 1953, con l'argentino Juan Manuel Fangio nel 1956 e il britannico Mike Hawthorn nel 1958, tre 12 Ore di Sebring, due 24 Ore di Le Mans nel 1954 con l'argentino José Froilan González e il francese Maurice Trintignant, nel 1958 con il belga Olivier Gendebien e lo statunitense Phil Hill, 2 edizioni della Carrera Panamericana nel 1951 con Chinetti e Piero Taruffi, 1954 con Umberto Maglioli e una Targa Florio. In quegli anni la Casa di Maranello si concentra più sulle corse che sulla produzione di serie anche se la nascita, nel 1951, della Carrozzeria Scaglietti permette al Cavallino di disporre di uno stabilimento dedicato al 100 per 100 alla realizzazione delle scocche e dei telai.
Tra i modelli degni di nota di questo periodo vanno segnalati la 250 California del 1957 con un propulsore 3.000 cc V12 con potenze tra 240 e 280 cv. E veniamo agli anni sessanta nei quali la Ferrari avvia il piano di massima espansione: si trasforma in una società per azioni nel 1960, realizzando in quegli anno la mitica 250 GTO nel 1962 con motore 3.000 cc V12 da 300 CV, anche se continua a focalizzarsi principalmente sulle corse. Tra il 1960 e il 1965 conquista, infatti, tutte le edizioni del Mondiale Sportprototipi, della 24 Ore di Le Mans e della 12 Ore di Sebring oltre conquistare quattro Mondiali F1, e due “piloti” nel 1961 e nel 1964 con Hill e il britannico John Surtees, oltre a tre Targa Florio e due Daytona. Nella seconda metà del decennio la Casa di Maranello inizia ad avere necessità di risorse per continuare a primeggiare nelle corse e per progettare modelli di serie. A quel punto la Ford chiede di poter rilevare metà del pacchetto azionario ma Enzo Ferrari rifiuta l'approccio degli americani per conservare l'italianità del marchio e sigla un accordo simile, nel 1969, con la Fiat. Le uniche due vittorie rilevanti di quel periodo arrivano nel 1967, con il trionfo nel Mondiale Sportprototipi e la conquista della 24 Ore di Daytona con il neozelandese Chris Amon e Lorenzo Bandini. Per quanto riguarda le vetture destinate al pubblico merita di essere citata la “piccola” Dino 206 GT del 1967 con un motore 2.000 cc V6 da 180 cv e la 365 GTB4, conosciuta con il nome di Daytona dell'anno successivo.
Gli anni Settanta si aprono per la Ferrari con la vittoria della 12 Ore di Sebring nel 1970 con un equipaggio composto dall'americano Mario Andretti, da Ignazio Giunti e da Nino Vaccarella, mentre due anni più tardi arrivano il Mondiale Sportprototipi, la Targa Florio con Arturo Merzario e Sandro Munari e i successi alla 24 Ore di Daytona e a Sebring sempre con Andretti e il belga Jacky Ickx. Nello stesso anno viene inaugurata la pista prova di Fiorano: un circuito realizzato appositamente per testare le vetture da corsa viste le numerose curve che riproducono quelle dei circuiti più famosi del mondo. Un ulteriore impunto all'attività sportive del Cavallino arriva nel 1973 con l'ingresso in azienda del giovane Luca Cordero di Montezemolo che a 26 anni viene nominato responsabile della Squadra Corse e nel 1977 diventa responsabile delle relazioni esterne, un ruolo che ricopre fino al 1981. Nella seconda metà del decennio la Scuderia di Maranello torna a vincere in F1 dopo un lungo digiuno: sette Mondiali, tre Piloti due con l'austriaco Niki Lauda nel 1975, l'anno in cui vede il debutto della “stradale” 308 GTB e nel 1977 e uno con il sudafricano Jody Scheckter nel 1979, oltre a quattro titoli Costruttori. Il decennio più difficile per la Ferrari sono però gli anni ottanta. In quel periodo, tuttavia, debuttano tre supercar destinate a segnare la storia del Cavallino: la 288 GTO e la Testarossa del 1984 e la F40 del 1987, anche se le sportive più “accessibili” non sono altrettanto riuscite e questo incide negativamente sulle vendite al pubblico.
Anche i successi sportivi si diradano: le uniche soddisfazioni in F1 arrivano dai due Mondiali Costruttori del 1982 e del 1983. Senza contare che la morte di Enzo Ferrari nel 1988 non aiutò di sicuro a migliorare la situazione del costruttore italiano. Ma come spesso succede, la rinascita era alle porte e all'inizio degli anni novanta con l'inaugurazione della Galleria Ferrari, il museo che raduna la storia del marchio, rianima un brand orfano del fondatore. L'inizio della rinascita avviene l'anno successivo e coincide con il ritorno di Luca Cordero di Montezemolo in qualità questa volta di presidente. Nella seconda metà del decennio, poi, con l'ingaggio del pilota tedesco Michael Schumacher porta il Cavallino nuovamente nei piani alti della F1 con il Mondiale Costruttori del 1999, mentre non mancano i successi americani, visto che tra il 1995 e il 1998 arrivano tre 12 Ore di Sebring e una vittoria alla 24 Ore di Daytona. Anche i modelli di serie ebbero un nuovo impulso. Dal 1995 in poi debuttarono la 550 Maranello del 1996 e, soprattutto, la 360 Modena del 1999 due modelli che accompagnano la Ferrari verso il terzo millennio.
Nel 1997, anno in cui la Fiat cede la Maserati al brand di Maranello con lo la “mission” di rigenerarla, la Ferrari inaugura, poi, la galleria del vento progettata da Renzo Piano. Il resto è storia di oggi. Il primo decennio del terzo millennio è all'insegna del dominio delle “rosse” in F1. Tra il 2000 e il 2008, infatti, arrivano ben tredici Mondiali: sei Piloti, cinque con Schumacher e uno con il finlandese Kimi Raikkonen e sette Costruttori. Anche i modelli di serie non sono da meno: la Enzo del 2002 è un concentrato di tecnologia ed emozione e la F430 del 2004 si rivela, a differenza dei modelli che l'hanno preceduta, è una vettura utilizzabile senza problemi anche quotidianamente.
Una fase industriale nuova e per certi versi rivoluzionaria avviane con passaggio di consegna dalla gestione di Luca Cordero di Montezemolo a quello dell'attuale eco, Sergio Marchionne che oltre a svincolare la proprietà e di conseguenza le sorti della Ferrari dal Gruppo Fiat a sua volta conglobato nella nuova entità di Fca, apre la Ferrari alle straordinarie potenzialità del mercato azionario. Anche la parte destinata ai progetti di vetture stradale ha ormai le dimensione e le potenzialità di un costruttore di tipo tradizionale, anche se dedicato a modelli di vetture che fanno dell'esclusività progettata e voluta fortemente la nuova sfida per un futuro che anche in ambito sportivo punta a tornare ai massimi livelli in Formula Uno. Buon compleanno Ferrari!
–di Corrado Canali e Mario Cianflone
Fonte:http://www.ilsole24ore.com/art/motori/2017-09-08/ferrari-compie-70-anni-storia-una-leggenda-motori-tutta-italiana-175617.shtml?uuid=AEEE80PC