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10/12/2017 - Sette anni fa "pelava patate e cipolle", oggi è sous chef del Private Club di Wimbledon. Vi raccontiamo una #bellastoria da leggere tutta d'un fiato
Questa è la storia di una donna che ha cercato la sua strada con una cocciutaggine fuori dal comune. Una donna che aveva una grande passione (scrivere) e che adesso ne ha anche un’altra (cucinare). La seconda l’ha stregata a 40 anni, quando si è trovata di fronte a un bivio e ha scelto Londra. Era l’ottobre del 2010.
Questa è la storia di Claudia Di Meo, 100% folignate, un passato da giornalista, un presente da protagonista a MasterChef – The Professionals, in onda sulla BBC. Negli ultimi sette anni ha fatto tutto quello che farebbe chi guarda dritto un obiettivo: ha pelato patate e cipolle, ha seguito un grande maestro (Gary Lee, chef del “The Ivy” – il top del top dei ristoranti britannici), è tornata in Italia e ha provato a restare, ha mandato centinaia di curricula, voleva dimostrare quello che aveva imparato. Ha incassato un po’ di “una donna a capo di una cucina, strano” e altrettanti “ormai è tardi”. Allora è tornata a Londra, ha ricominciato a cucinare e poi, un pomeriggio qualunque, ha mandato la sua candidatura a MasterChef UK
Cominciamo dalla fine, Claudia. Come ci si sente, da un giorno all’altro, a essere fermati per strada per un autografo?
Onestamente, piuttosto confusa. Non so esattamente cosa stia succedendo, molte persone mi scrivono su Facebook e mi ringraziano. La gente mi ferma e mi ringrazia, si complimenta. Non pensavo che questo programma fosse così tanto famoso. È strano e bellissimo allo stesso tempo.
Chi era, dov’era e cosa faceva Claudia dieci anni fa? Chi è, dov’è e cosa fa oggi?
Ci vorrebbe un libro. Facciamo una sintesi: ieri ero una giornalista precaria alla ricerca di una stabilità lavorativa ed economica. Oggi sono uno chef professionista con sette anni di gavetta alle spalle in un paese straniero. Un paese che premia ogni giorno la meritocrazia, cosa che l’Italia non fa più. Ma più di tutto oggi sono una persona che ha realizzato quello che in Italia sembrava un sogno: avere un lavoro stabile, senza doversi preoccupare di cosa mangiare domani.
Ti ricordi il momento preciso in cui hai deciso di voltare pagina?
Sì. È stato un passaggio doloroso della mia vita personale e professionale. Mi sono rinchiusa in un monastero buddista sulle colline di Cecina per 15 giorni. Quando sono uscita avevo deciso di andare a Londra per qualche mese, che poi è diventato qualche anno.
Certe scelte si fanno per istinto, per necessità o per disperazione?
Le scelte si fanno per tanti motivi. Certo l’istinto è una buona componente.
MasterChef – The Professionals, roba grossa: era il tuo sogno o è successo tutto per caso?
Masterchef non è mai stato il mio sogno. Anzi. Non ho mai creduto a questo genere di programmi, ma due miei amici (Laura e Michel, ndr) mi hanno quasi costretto a iscrivermi. L’ho fatto e mi hanno scelto. Una volta dentro non potevo dire di no.
Il piatto che hai presentato nella prima puntata (il piccione imbottito, ndr) è un omaggio alla tua terra. In momenti come questi si fa leva sulle certezze…
La cucina è tradizione e da una umbra come me, fermamente legata alla mia terra, la cosa rasenta l’estremismo della tradizione. Una delle immagini che mi rende più felice è quella delle mie nonne che cucinavano mentre io mi nascondevo sotto il tavolo e rubavo il ripieno dei cappelletti. È l’immagine di tutti gli italiani. È la mia terra, mia nonna si chiamava Italia. La nostra terra, la famiglia, le radici. Doni rari e molto preziosi. Il piatto è un’ode alla mia Foligno, è il piatto di punta della mia città. È una dedica alle mie nonne. Ho portato il piccione, la sua coratella e il pane inzuppato nel sugo di cottura. Le verdure di contorno sono un omaggio a Castelluccio di Norcia, perché possa rifiorire ancora più bello dopo il terremoto. Volevo portare agli inglesi l’anima del mio paese e della mia città.
Cucinare che emozione dà?
È la stessa emozione che provo davanti alla fioritura di Castelluccio di Norcia o mentre guardo San Damiano ad Assisi, dove si apre tutta la valle del Menotre. O le Piane di Colfiorito. O il mio cavaliere che infila l’anello nella storica Giostra della Quintana.
Dove sarà Claudia tra altri dieci anni?
Come faccio a dirlo. Dieci anni sono tanti. Ma sto lavorando al mio vero sogno. Trovare i fondi necessari per aprire un piccolo agriturismo in Umbria, tra le colline, dove finalmente potrò alzarmi ogni mattina e vedere Assisi e la mia Foligno invece che soltanto sognarli.
Fonte:https://dilei.it/bellastoria/claudia-di-meo-ho-portato-la-mia-umbria-a-masterchef-uk/516735/