Franchising, retail, business
20/02/2018 - La formula del franchising è vincente, soprattutto se si tratta di proposte che riguardano il cibo e la moda, settori centrali del made in Italy, ma funzionano bene anche l’ottica, l’arredo casa, la cultura e l’intrattenimento. Nel 2018 infatti ci saranno mille nuove aperture con una ricaduta occupazionale di quasi 10 mila addetti, secondo il Rapporto Confimprese.
«Abbiamo chiuso il 2017 con una crescita del giro d’affari del 3,2% a parità di perimetro e del 5,2% considerando le nuove aperture», osserva Mario Resca (nella foto), presidente di Confimprese, che riunisce 300 marchi commerciali, 30 mila punti vendita, con un fatturato del 16% sul totale retail pari a 900 miliardi di euro. «Nel primo caso i ricavi hanno raggiunto i 148,5 miliardi e i 150 miliardi con il perimetro allargato. Questo risultato conferisce lustro al retail italiano ed evidenzia un buon livello di maturità manageriale e di sofisticazione gestionale, che non ha nulla da invidiare alle realtà dei paesi più avanzati come Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania».
Tra i fenomeni in ascesa c’è il cosiddetto street food, ovvero il cibo da strada: in quest’ambito la base Confimprese conta 92 aperture. Non per nulla il 52% degli italiani acquista questo tipo di cibo, il 69% sceglie prodotti della tradizione culinaria italiana, e uno su due dichiara di comprarlo almeno una volta alla settimana.
Nel 2018 è comunque il mondo del cibo in generale a dominare con 296 locali che verranno inaugurati e una ricaduta occupazionale di 5.843 nuovi addetti. Per esempio il gruppo friulano Cigierre ha messo a budget 50 locali a marchio Old Wild West, Shi’s, Wiener Haus, Pizzikotto e Romeo, mentre Cremonini con i marchi Roadhouse (la catena di steakhouse che ha raggiunto 110 locali in Italia e tre all’estero) e Chef Express (circa 200 punti vendita nelle stazioni ferroviarie, aeroporti e autostrade) prevede 20 aperture, e anche l’azienda napoletana Sebeto si sta espandendo con Rossosapore, Rossopomodoro e Ham Holy Burger. Cresce anche il fast casual food, puntando sulla rapidità del servizio e sulla scelta di ingredienti genuini e preparati al momento: per esempio Kfc con 20 ristoranti amplierà l’offerta in regioni dove il gruppo è già presente, la catena di ristoranti spagnola 100 Montaditos prevede 12 aperture e La Piadineria inaugurerà 40 locali.
Nell’ambito delle birre c’è, tra gli altri, Lowengrube, che ha portato in Italia la tradizione bavarese del ristorante-birreria, con cinque nuove aperture, e per FoodBrand sono dieci i punti vendita in arrivo con la catena Doppio Malto, mentre nel mondo del caffè si espandono illycaffè e Botega Caffè Cacao. Nella ristorazione commerciale, il gruppo Vera, che gestisce i brand Ristò, Portello Caffè, Alice, Cremamore, La Tagliata e Odoroki, aprirà 15 punti vendita; nella ristorazione autostradale, invece, sono in arrivo per Gustofast (Gruppo Sarni) sei aperture di cui tre comprensive anche della parte ristoro.
Un altro settore molto forte è la moda, che comprende anche intimo e calzature, con la previsione di 240 nuovi punti vendita e 1.313 addetti quest’anno. Tra le aziende più attive c’è il gruppo Pianoforte Holding con un totale di 68 aperture, di cui 43 a marchio Yamamay e 25 con Carpisa Go, il concept lanciato nel 2017 pensato per i viaggiatori.
Anche l’ottica, l’arredo casa, la cosmesi, la cultura e l’intrattenimento sono in crescita con 205 aperture. Tra gli altri si stanno estendendo il gruppo varesino specializzato in occhiali Nau! (20 nuovi negozi) e Thun con 30 aperture di cui 5 Thun Caffè, il format lanciato l’anno scorso che unisce cibo e oggettistica, oltre a Kasanova, Tiger Italia, Natuzzi, L’Oréal Italia, L’Erbolario e Mondadori Retail.
In tutto ciò i retailer hanno dovuto affrontare l’ascesa dell’e-commerce, mettendo a punto strategie per dare valore all’esperienza di shopping del consumatore nel negozio fisico, sfruttando le possibilità di integrazione con le tecnologie digitali, anche perché secondo le ultime rilevazioni di Gfk per Confimprese il 43% degli italiani è più propenso a visitare un punto vendita che offra un’esperienza di realtà virtuale, una quota che tocca il 52% nelle generazioni più giovani, quelle dai 18 ai 25 anni.
Di Irene Greguoli Venini
Fonte:http://www.italiaoggi.it/news/dettaglio_news.asp?id=201802082135287063&chkAgenzie=ITALIAOGGI&sez=newsPP&titolo=Franchising%20al%20top%20con%20cibo%20e%20moda