Franchising, retail, business
22/02/2018 - A rischiare il posto sono i dipendenti dei punti vendita gestiti dalla Dps, mentre per le filiali di Milano, Genova, Verona e Napoli della Frc Srl non c'è più nulla da fare. Il punto della situazione con Mirco Ceotto, segretario nazionale Fisascat
Lavoratori a rischio e stipendi pagati in parte. Nei giorni scorsi ha fatto molto 'rumore' la notizia della crisi che stanno attraversando alcuni negozi della Trony, nota catena che si occupa della vendita di elettrodomestici e prodotti di elettronica, dalla telefonia all'informatica. Ma cosa sta succedendo davvero a Trony? Sono davvero a rischio quasi 800 dipendenti in tutta Italia?
Per rispondere a questi quesiti e fare chiarezza sulla situazione abbiamo contattato Mirco Ceotto, segretario nazionale della Fisascat (Federazione Italiana Sindacati Addetti Servizi Commerciali Affini Turismo) che sta seguendo molto da vicino il caso: “La crisi esiste, è chiaro, è stato chiesto un concordato, ma la situazione è molto più complessa”.
Infatti, per capire meglio quello che sta avvenendo a Trony, è necessario conoscere la composizione societaria e quali sono i soggetti in campo. Il marchio Trony è di proprietà della Gre (Grossisti Elettrodomestici Riuniti) società composta da diversi soci, tra cui figurano al primo posto le tre aziende che insieme gestiscono un gran numero di filiali: Dps Group, Frc Srl e Vertex. Un punto ostico della questione, chiarito al meglio da Ceotto: “Dal punto di vista amministrativo la situazione è molto complessa, ma di fatto il marchio è suddiviso in diverse società, tra cui figurano Dps Group, Frc Srl e Vertex. Quest'ultima ha la parte più consistente del parco filiali, che in tutto sono circa 40. In realtà Vertex aveva acquisito una quindicina di filiali, ma poi le ha ridate alla Dps perché doveva cederle, ma questa cessione non è ancora avvenuta, questo è quello che ci preoccupa”.
Ma la galassia Trony è molto più ampia e conta oltre 200 punti vendita, gestiti da diverse società. Quelli in crisi sono soltanto quelli gestiti dalla Dps Group, mentre per quanto riguarda gli altri punti vendita sparsi per l'Italia, non esiste alcuna problematica legata alla gestione o agli stipendi. Una precisazione doverosa per fare il giusto distinguo tra i negozi che stanno chiudendo e quelli che continuano a lavorare a pieno regime.
La trattativa
Tornando alla questione centrale, la presunta cessione sarebbe stata la famosa 'manna dal cielo' per l'azienda ma, almeno fino a questo momento, le cose non sono andate così: “Questa cessione sarebbe servita per tenere in vita il sistema – continua Ceotto – A dire la verità nessuno ha mai confermato l'esistenza di una trattativa. Ne siamo venuti a conoscenza per voci di corridoio, in un settore con così pochi player queste cose escono fuori. Ma se una trattativa di cui si sente parlare da un mese non si concretizza, mi viene il sospetto che si stia affievolendo. Ma come ho già detto, sapevamo di un interessamento, ma non ci sono mai arrivate conferme, nè ufficiali né ufficiose”.
Settore in crisi
Ma la crisi che sta colpendo Trony non è certo una novità degli ultimi tempi, come confermato anche dal segretario nazionale Fisascat: “Con Trony stiamo facendo contratti di solidarietà da molto tempo, la crisi esiste e non c'è ombra di dubbio. Il settore sta attraversando un periodo di trasformazione epocale, non soltanto per lo sviluppo dell'e-commerce. Basti pensare che i player che ancora riescono a tenere 'botta' in Italia sono soltanto due, di cui uno, MediaWorld ha confermato di iniziare ad avvertire i primi problemi, che sono alla base dello sciopero che avverrà nei primi giorni di marzo. Questa crisi non è momentanea, ma strutturale, c'è un nuovo modo di acquistare i prodotti di elettronica che sta mettendo in crisi le imprese”.
Gli stipendi
Un altro punto da chiarire era quello del 20% di stipendio pagato ai dipendenti: “Per quanto sappiamo noi – ha risposto Ceotto - è stato retribuito soltanto il 20% dello stipendio dei dipendenti perché manca la liquidità per pagare il restante. Non possiamo sapere se il pagamento ridotto dello stipendio riguarda tutti i punti vendita, ma soltanto alcuni. Con tutta probabilità tutti quelli gestiti da Dps, ma su questo non abbiamo informazioni certe”.
Ma la crisi Trony non sembra riguardare tutti i punti vendita, come abbiamo potuto vedere da alcune segnalazioni giunte in redazione, esistono punti vendita che continuano a funzionare a pieno regime, almeno fino ad ora: “La questione non è che un punto vendita ha dei problemi e altri no, il problema esiste per tutti. E' vero che ci sono tre società che stanno gestendo i punti vendita, ma il problema è di tutti, se salta una di queste società, a cascata ne risente tutto il gruppo”.
“L'idea dell'azienda era quella di salvarne una 'fetta', cedendo a terzi un'altra parte, ma questa cessione non è ancora avvenuta – ha proseguito Ceotto - Se non avviene questa vendita, il problema di Dps che ha presentato il concordato, potrebbe estendersi anche alle altre società, ma qui siamo nel campo delle ipotesi. Il Gruppo non sta funzionando più e sta cercando una soluzione per salvarsi. Quello che noi ci auspichiamo è che la soluzione venga trovata al più presto. Se il gruppo andrà oltre il concordato e quindi verso il fallimento, ci saranno delle conseguenze”.
I dipendenti
Dopo aver capito il nocciolo della situazione, la domanda che sorge spontanea è una: che cosa succederà ai dipendenti? “Il problema sono i quasi 800 lavoratori che rischiano il posto, se la cessione non avviene, tutto dipenderà dalle decisioni del tribunale e dell'azienda. Noi cercheremo di salvare il massimo numero di lavoratori possibile, ma se si andrà in fallimento, dovremo raccogliere dei cocci”.
I primi licenziamenti
Ma purtroppo per 105 dipendenti la situazione è già compromessa: “Venerdì c'è stato il mancato accordo con la Frc (una delle aziende che gestisce punti vendita Trony), da lunedì sarebbero già partite le lettere di licenziamento per i 105 esuberi per le sedi di Milano, Verona e Genova”.
I 105 licenziamenti dovrebbero riguardare anche una filiale di Napoli con 41 dipendenti, come confermato su NapoliToday da Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari: “Con il mancato accordo firmato al ministero del Lavoro, le parti hanno dato atto dell'impossibilità di addivenire ad un'intesa collettiva. Con questo verbale si è dunque conclusa la procedura di licenziamento collettivo, iniziata con la lettera del 5 dicembre dell'anno scorso, con la dichiarazione di un esubero pari all'intero organico aziendale della società Frc Group Srl, per un totale di 105 impiegati, 41 dei quali impegnati presso il punto vendita di Napoli. Il capoluogo partenopeo, purtroppo, paga il prezzo più alto, seguito dai 31 lavoratori impegnati presso il punto vendita di Verona, dai 16 presso il punto vendita di Genova e dai 13 presso il punto vendita di Milano, oltre a 4 impiegati presso la sede amministrativa di Milano".
"Lavoratori - aggiunge Capodanno - che, benché stiano percependo solo il 20% dello stipendio, nel mentre il negozio della sede partenopea appare in buona parte ormai svuotato, con diverse scaffalature prive di merce, dal momento che da tempo non arrivano nuove forniture per sopperire ai prodotti venduti, continuano a garantire la loro presenza attraverso i turni fissati, nella speranza che, nel frattempo, qualcosa si muova".
" Speranza che, purtroppo, subisce un'ulteriore colpo dagli eventi odierni - puntualizza Capodanno - con la conclusione della procedura di licenziamento collettivo e la sottoscrizione del verbale di mancato accordo. A questo punto, esaurita tale procedura, in base al comma 9 dell'articolo 4 della legge citata "l'impresa ha facoltà di licenziare gli impiegati, gli operai e i quadri eccedenti, comunicando per iscritto a ciascuno di essi il recesso, nel rispetto dei termini di preavviso" ".
" Di certo - conclude Capodanno - non ce ne staremo con le mani in mano e continueremo a batterci, insieme ai dipendenti dello store vomerese, per la salvaguardia dei posti di lavoro, auspicando che, con iniziative concrete e operative, scendano in campo, sulla vicenda, anche i rappresentanti delle istituzioni, Regione Campania e Comune di Napoli in testa". La notizia dei licenziamenti è stata confermata anche tramite un comunicato ufficiale dall'Unione Italiana Lavoratori Turismo Commercio Servizi (Uil Tucs).
L'altra faccia della medaglia
Come precisato all'inizio dell'articolo, ad essere in crisi sono soltanto i punti vendita gestiti da Dps-Frc-Vertex, che rappresentano circa 40 punti vendita dei 200 complessivi a marchio Trony. I restanti negozi non stanno accusando la stessa crisi, come ha confermato a Today Emanuele Corigliano, Business Analyst nei 21 punti vendita Trony gestiti dalla Dical, un'altra società che fa parte del gruppo Gre: "Abbiamo ricevuto diverse telefonate da clienti e fornitori, preoccupati per la prossima chiusura dei negozi. Una notizia che non riguarda i nostri punti vendita". Un'ulteriore conferma che non tutti i negozi stanno accusando questa crisi arriva dalle immagini della filiale di Rossano, in Calabria, dove gli scaffali sono pieni di merce.
Infatti, un'informazione non approfondita su questa crisi, rischia di coinvolgere e danneggiare anche i negozi che continuano a funzionare senza problemi: "Noi vendiamo prodotti con due anni di garanzia - ha spiegato Corigliano - se il cliente pensa che siamo in chiusura, difficilmente acquista un televisore o un cellulare, sapende che, se dovesse succedere qualcosa, potrebbe trovare il negozio chiuso".
Trony intanto ha diramato un comunicato ufficiale in cui cerca di chiarire ulteriormente la situazione e calmare le acque.
Ma come fa Trony ad aprire nuovi punti vendita, mentre ce ne sono altri in via di chiusura? Una domanda a cui ha risposto il business analyst di Dical: "Non c'è alcun legame tra i negozi gestiti dalle diverse società Gre, che condividono solo il marchio Trony, ma poi sono slegate tra loro. I nuovi punti vendita verranno sicuramente aperti in zone diverse da quelle in cui sono avvenute le chiusure. Nella maggior parte dei casi si chiude perché un negozio non funziona, quindi non avrebbe senso riaprire nello stesso punto".
Corigliano ha voluto concludere dedicando un pensiero ai dipendenti Trony a rischio o in via di licenziamento: "A nome di tutti i ragazzi che lavorano nei nostri negozi volevamo esprimere solidarietà ai colleghi che stanno perdendo il posto di lavoro, come già stiamo facendo attraverso la piattaforma aziendale Trony Accademy, un sorta di social che mette in contatto tutti i dipendenti. Ci dispiace per la situazione in cui si trovano".
La redazione di Today si accoda al messaggio di solidarietà verso i lavoratori che hanno perso il posto. Purtroppo per i dipendenti dei negozi gestiti dalla Frc Srl non c'è più nulla da fare, la speranza è quella di riuscire a salvare i quasi 700 lavoratori ancora in bilico.
- Andrea Falla