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14/05/2018 - L'affondo di Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti: "Sui cibi il primo nemico ce l'abbiamo in casa, è la Ue"
Non usa mezzi termini Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti. Nella sua intervista a Libero, Moncalvo attacca l'Europa e i paesi del Nord Europa, troppo attenta ai prezzi bassi che alla qualità dei cibi che mangiamo.
"La differenza tra una fiorentina e una bistecca texana - dice - come quella tra il nostro olio extravergine e una margarina confezionata da qualche multinazionale nordica, può essere la stessa che passa tra la vita e la morte".
La lotta contro l'Ue
Moncalvo, intervistato da Pietro Senaldi, spiega i motivi di questa sua dura affermazione. "Il primo nemico ce l'abbiamo in casa, è la Ue, che sacrifica l' agricoltura utilizzandola come merce di scambio per privilegiare altri settori negli accordi internazionali". Per la precisione, Bruxelles preferisce privilegiare "esportazione in settori considerati chiave come la farmaceutica e il comparto metalmeccanico abbiamo aumentato la quantità di prodotti ortofrutticoli importabili senza dazi da Paesi che utilizzano pesticidi che l'Italia ha messo fuori legge da decenni perché cancerogeni".
I cibi stranieri che entrano in Italia
Di esempi di accordi commerciali per liberalizzare l'ingresso nel mercato italiano di prodotti stranieri ce ne sono a bizzeffe. "L' olio tunisino, le fragole e i pomodori marocchini, i carciofi e le zucchine egiziani - elenca Moncalvo - Abbiamo fatto accordi commerciali sulla pelle dei cittadini, che sul banco si trovano prodotti a basso costo perché avvelenati e ottenuti con uno sfruttamento del lavoro al limite della schiavitù. Ma attenti anche al grano che arriva dal Canada: lì hanno poco sole e lo fanno seccare con il glifosate, che è cancerogeno".
La Diet Coke meglio del parmigiano reggiano
Ed è proprio sulla qualità del cibo che si gioca la lotta dei nostri agricoltorti. Infatti arriviamo al paradosso secondo cui alcune etichettature considerano dannosi i buoni prodotti italiani e ottimali preconfezionati industriali di altri Paesi."Sei multinazionali americane - spiega il presidente della Coldiretti - stanno promuovendo in Europa un sistema di etichettatura nutrizionale a semaforo, fuorviante e discriminatorio, per sconsigliare l' acquisto di prodotti naturali a vantaggio di cibo preconfezionato. L'Inghilterra impone a ogni prodotto un' etichetta, verde, gialla o rossa a seconda di quanto faccia bene o male. Risultato? Il nostro prosciutto di Parma e le forme di Reggiano hanno il bollino rosso mentre la Diet Coke ha quello verde e l' export italiano di olio di oliva verso la Gran Bretagna è calato del 12% in un anno".
"L'Ue dorme"
Un modo per risolvere il problema sarebbe introdurre "a livello europeo l'obbligo di indicare l' origine dei prodotti, il che ci agevolerebbe molto, visto che in tutto il mondo si sa che il cibo italiano è il più sano oltre che il più buono, e darebbe un' informazione onesta al consumatore". Ma così non avviene. "L'Ue dorme", dice Moncalvo. "Come nell' accordo Ceta con il Canada, che toglie valore alla stragrande maggioranza dei nostri prodotti Dop, costringendo i nostri prodotti tipici a convivere sullo scaffale con le loro imitazioni, per cui per esempio uno può fare il prosciutto in Quebec e chiamarlo "San Daniele" o fare il formaggio in Arkansas e chiamarlo "Parmesan"".
Ecco quali cibi evitare
Ecco dunque quali cibi devono essere evitati se non si vuole rischiare "un quotidiano avvelenamento del corpo": la prima indicazione sono i "cibi venduti a prezzi troppo bassi per essere credibili". "Dietro di essi - spiega Moncalvo a Libero - spesso si nascondono rischi per la salute, l'ambiente e anche lo sfruttamento. Dal riso asiatico alle conserve di pomodoro cinesi, dall' ortofrutta sudamericana a quella africana, fino ai fiori del Kenya. Quasi un prodotto agroalimentare su cinque che arriva in Italia dall' estero non rispetta le normative in materia di tutela dei lavoratori vigenti nel nostro Paese. I prodotti low cost sono spesso il risultato di ricette modificate, uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi. Per non parlare dei famosi insaccati tedeschi: in Germania esistono allevamenti dove convivono stipati anche 200mila maiali, ciascuno con mezzo metro quadrato a disposizione. Per evitare che si ammalino, li curano preventivamente bombardandoli di farmaci, che noi assumiamo quando mangiamo i loro wurstel e salumi. Se poi andiamo in Africa e Cina, la situazione peggiora: siamo ai vertici mondiali per insicurezza alimentare con l' uso di prodotti chimici vietati in Italia da decenni".
- Claudio Cartaldo
Fonte:http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ecco-quali-cibi-non-mangiare-se-non-volete-morire-avvelenati-1526403.html?mobile_detect=false
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