Franchising, retail, business
28/06/2018 - Roberto Toro non è un personaggio televisivo. Non ha tatuaggi (almeno non in vista). Non usa iperboli e non si crede il protagonista di una rivoluzione gastronomica. Si limita ad essere un - ottimo - cuoco.
Da cinque anni è alla testa della cucina del Belmond Grand Hotel Timeo, l'albergo più bello di Taormina. E se non glielo chiedi, non ti racconterebbe neppure del tempo passato ai fornelli di Massimiliano Alajmo, René Redzepi o Alain Ducasse, cioè la crema dell'alta ristorazione internazionale.
Di certo, chi è un po' accorto quando si accosta alla sua tavola si accorge immediatamente di che pasta sia fatto. La sua è una cucina definita nei sapori ma delicata, mai provocatoria seppure attenta a tutte le innovazioni. Piatti educati, che conquistano con gentilezza. La tradizione siciliana sempre sottesa, inevitabile per chi è nato lì ed ha avuto un legame stretto con la terra. “Mio padre era agricoltore, mia madre cucinava i suoi prodotti, io giravo sempre tra i fornelli, lì è nata la mia passione”.
Cucinare per un albergo, seppur di gran lusso, può rivelarsi un limite. Gli ospiti, soprattutto stranieri, hanno curiosità del cibo locale e spesso poca voglia di sperimentare. Gli spaghetti alla Norma, la caponata, lo spada, non possono mancare. Ma come rinunciare all'esigenza di mettersi in gioco, proporre una cucina più strutturata, dare sfogo alla propria creatività?
Fortunatamente (per Toro e per i suoi ospiti) la proprietà ha compreso e così è nato un esperimento gastronomico nel nome di Otto Geleng, il pittore tedesco che per primo vide in Taormina una metà di livello per il turismo e convinse il proprietario del palazzo a due passi dal teatro greco a trasformare la propria dimora nel 1873 in un albergo.
Un pop-up di lusso, nella terrazza affacciata sulla baia di Taormina, pensato per durare cento giorni (ma si spera che si sposti nella bella sala interna dall'autunno), con soli otto tavoli. Tovaglie in originale sfilato siciliano realizzato a mano dalle discendenti della scuola di ricamo Mabel Hill di Taormina e posate di Christofle tutte in pezzi unici.
Paesaggi, sapori e pupi
Qui Toro può esaltare tutti le materie prime che ha celebrato in un piccolo libro presentato al Taobuk festival nei giorni scorsi. Si intitola Piacìri ed è un viaggio in Sicilia alla scoperta di paesaggi e sapori. Perché nell'isola territorio e cucina sono sempre stati intrecciati da un filo rosso che ha saputo cucire tante culture diverse.Anche il libro mette insieme due tradizioni apparentemente slegate: la dieta mediterranea e l'opera dei Pupi. Entrambe patrimonio dell'Unesco. Entrambe radicate nell'isola. Della dieta esaltata dallo studioso americano Ancel Keys - uno stile di vita fatto di condivisione, biodiversità, rispetto del territorio - parlano i prodotti che vengono raccontati nelle pagine del libro: mandorle, pomodori, cioccolato. L'Opera dei Pupi è suo malgrado protagonista, perché Toro e l'editore hanno deciso di devolvere parte del ricavato delle vendite a sostegno dell'apertura a Catania di un teatro dedicato a quest'arte. Sarà gestito dalla famiglia Napoli, da generazioni custode della tradizione dei Pupi siciliani. A breve verrà anche lanciato un crowdfunding online. L'inaugurazione del teatro è prevista in autunno.
–di Fernanada Roggero
Fonte:http://www.ilsole24ore.com/art/food/2018-06-27/apre-timeo-taormina-temporary-restaurant-firmato-roberto-toro-134748.shtml?uuid=AE2xbHDF
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