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23/08/2018 - Il destino di Piaggio Aerospace continua a essere appeso a un doppio filo sia finanziario, che passa per la realizzazione del piano industriale, sia politico, legato cioè alle decisioni che il nuovo governo prenderà sui droni.
Per quanto riguarda la prima questione, a garantire la sopravvivenza del gruppo che progetta e costruisce aerei, in forte tensione finanziaria dal 2015, sono le contromisure contenute nel piano di ristrutturazione al 2021, predisposto a partire dal 2016 ma già rinviato in alcune sue previsioni. Parte dei ricavi stimati per il 2017 è, infatti, slittata al 2018, “senza che questo tuttavia – precisa il bilancio del 2016 di Piaggio Aero Industries, l’ultimo consultabile – modifichi la capacità di generazione di flussi finanziari complessiva e la sostenibilità finanziaria del piano”.
Già nel 2016 il calo di fatturato è stato importante, come si legge nel bilancio di esercizio approvato il 29 maggio 2018 (in ritardo sul normale tabellino di marcia così come era già accaduto per i conti del 2015) dagli azionisti di Mubadala, società di investimento controllata dal governo di Abu Dhabi. In particolare, il dato del 2016 è sceso a 91,4 milioni da 197,8 milioni, oltre 100 milioni in meno, come spiega il documento a causa “del rallentamento dell’attività produttiva scaturita a seguito delle difficoltà finanziarie”.
Così, il bilancio di esercizio del 2016 dell’azienda nata da una costola della storica Rinaldo Piaggio si è chiuso con una perdita di 79,5 milioni. Il “rosso” segue quello super da 247 milioni del 2015 e fa nuovamente ricadere la società nella fattispecie disciplinata dall’articolo 2.447 del codice civile, che impone di correre ai ripari nel caso in cui le perdite superino un terzo del capitale e questo scenda sotto il minimo legale. Più nel dettaglio, l’ammontare delle perdite realizzate nel 2015 e l’anno successivo ha generato un deficit patrimoniale che alla fine del 2016 si attestava a 215,79 milioni.
Per colmare il “buco” patrimoniale, come impone l’articolo 2.447 del codice civile, è così sceso in campo l’azionista Mubadala, che, in conseguenza del piano di ristrutturazione approvato dall’azienda a fine 2017 (già anticipato nei suoi principali dettagli finanziari da Business Insider), si è impegnato su più fronti:
ha firmato un accordo impegnandosi a iniettare 255 milioni nelle casse della società (alla fine del 2017 ne aveva già versati 180)
nell’ambito del medesimo accordo ha rinunciato a finanziamenti per 326,3 milioni
ha rilevato 174,3 milioni di credito dalle banche finanziatrici, che nel contempo hanno rinunciato a poco più di 32 milioni di interessi maturati.
Il piano di ristrutturazione passa, inoltre, per il riscadenziamento – verosimilmente spostato più in là nel tempo rispetto ai precedenti accordi – del debito da 115 milioni nei confronti di Leonardo, principale partner di Piaggio Aerospace per lo sviluppo della piattaforma del velivolo senza equipaggio (“unmanned”) militare P.1HH. In un suo comunicato stampa, la società definisce Piaggio Aerospace P.1HH “HammerHead” come “l’innovativo e versatile sistema aereo a pilotaggio remoto progettato per la sorveglianza e la ricognizione aerea, marittima e del territorio”. In altri termini, si tratta di un drone.
Il P.1HH è uno dei segmenti di attività su cui la società, stando al piano industriale al 2021, si concentrerà. L’altra principale area di business è invece rappresentata dalla produzione e vendita del velivolo commerciale P.180. Non a caso, lo scorso luglio, l’azienda ha partecipato all’edizione 2018 del Farnborough International Airshow a Hampshire, nel Regno Unito, con uno stand e l’esposizione dei due modelli P.1HH HammerHead e P.180 Avanti Evo, entrambi, come precisava la stessa società, “interamente progettati, sviluppati e prodotti in Italia, presso il centro aerospaziale di Villanova D’Albenga”, in provincia di Savona.
Proprio sui P.180 si è aperta una bagarre dai risvolti politici importanti. Nel piano industriale di Piaggio Aero non viene indicato, ma la società da mesi è in trattativa per cedere la divisione di ingegneria e progettazione di tutti i P.180 a Pac Investments, fondo con base in Lussemburgo e investitori cinesi (secondo indiscrezioni sia pubblici sia privati). Sull’operazione di vendita, però, alla fine del 2017 il governo di Paolo Gentiloni, su impulso dell’ex ministra della Difesa Roberta Pinotti, aveva deciso di esercitare i poteri speciali del cosiddetto “golden power”.
Fermo restando che l’azienda ha sempre dichiarato che intende lasciare la produzione degli aerei a Villanova, con questa mossa, l’ex governo ha messo tutta una serie di paletti da rispettare per disciplinare l’eventualità di un trasferimento all’estero, e nel caso specifico in capo a un fondo di cui non si conoscono con precisione gli investitori, di informazioni sensibili relative a un’azienda strategica e operante in un settore delicato come quello della difesa. A oggi le trattative per la cessione della proprietà intellettuale dei P.180 a Pac risultano ancora in corso.
Se l’operazione dovesse chiudersi, checché ne dica il piano industriale, l’unica attività che resterebbe in azienda dalla progettazione alla produzione è quella dei droni, su cui evidentemente Piaggio Aero sta puntando molto. E proprio su questo si innesta un’altra bagarre dal sapore politico. Sempre la ex ministra Pinotti, nei primi mesi del 2018, aveva trasmesso alle Camere uno schema di decreto ministeriale che destinava, spalmandoli su 15 anni, 766 milioni all’acquisto di venti P.2HH, la versione avanzata del drone P.1HH. La mossa si inseriva in un accordo bilaterale in virtù del quale anche gli Emirati Arabi (che intanto già entro l’estate dovrebbero ricevere i P.1HH ordinati) hanno acquistato i medesimi velivoli per una cifra simile.
Il provvedimento di Pinotti è ora al vaglio delle commissioni parlamentari permanenti, che a questo punto riprenderanno in mano la questione a settembre. Trattandosi di un decreto ministeriale, il parere delle commissioni non è vincolante, ma è comunque possibile che eventuali opinioni negative possano convincere l’attuale ministra della Difesa Elisabetta Tenta, espressione del Movimento 5 stelle, a riconsiderare in qualche modo la decisione presa da chi l’ha preceduta. A ogni modo, gli ordini del P.2HH restano fermi fino a che non si sblocca l’iter parlamentare del decreto ministeriale Pinotti.
Un’altra cessione di attività che invece è contemplata esplicitamente dal piano industriale è quella relativa alla divisione motori. Al momento non si vedono compratori all’orizzonte. Tuttavia, se le cose dovessero cambiare, non solo probabilmente scatterà il meccanismo del golden power come già accaduto per la proprietà intellettuale dei P.180, ma l’azienda sembra orientata a domandare all’acquirente garanzie circa l’occupazione e la permanenza della produzione nello stabilimento di Villanova d’Albenga. Alla fine del 2016, Piaggio Aerospace impiegava 1.223 dipendenti, la maggior parte dei quali proprio nello stabilimento in provincia di Savona, più 300 circa a Genova e una decina negli uffici di Roma.
A riguardo, lo scorso aprile Piaggio Aerospace ha annunciato la piena adesione al primo scaglione della mobilità incentivata avviata il 12 marzo scorso per i 114 dipendenti già in cassa integrazione dal 2014. Mentre a luglio l’azienda ha fatto sapere di avere ratificato presso il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali un accordo – già sottoscritto a giugno con le organizzazioni sindacali e la Regione Liguria – per la concessione di un ulteriore anno di cassa integrazione guadagni straordinaria (cigs) per 36 dei 114 dipendenti che non avevano aderito alla procedura di mobilità volontaria.
Insomma, il destino di Piaggio Aero e dei suoi lavoratori dipende, da una parte, dalla realizzazione del piano industriale e, dall’altra, dalle decisioni politiche, a partire dall’ordine sui droni. Nel frattempo, la società mostra ottimismo: “Abbiamo registrato quattro nuovi ordini dell’Avanti Evo nei primi mesi del 2018, e l’accelerazione delle vendite continua”, ha dichiarato Renato Vaghi, amministratore delegato di Piaggio Aerospace, durante una conferenza stampa risalente a fine maggio 2018. “Forti di una nuova stabilità finanziaria – ha aggiunto l’ad – vogliamo puntare sui velivoli, facendo leva su una rinnovata produzione e una nuova strategia di commercializzazione per il P.180 Avanti Evo”.
“La riorganizzazione aziendale in corso – si legge nel bilancio del 2016 alla voce “evoluzione prevedibile della gestione” – consentirà di raggiungere l’equilibrio economico nel 2021 e quello finanziario dal 2019″. Intanto, però, anche il 2017, “come conseguenza del già citato perdurare della situazione di tensione finanziaria, ha evidenziato una contrazione del fatturato in tutte le linee di business e il conseguimento di una perdita di esercizio stimabile in circa 80 milioni”.
- Carlotta Scozzari
Fonte:https://it.businessinsider.com/piaggio-aero-bilancio-2016-finanza-ristrutturazione-p1hh-p2hh/
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