Da Rovereto partiranno entro la fine dell’anno le prime finestre fotovoltaiche. Prenderanno le strade del mondo grazie a una famiglia di brevetti internazionale e a un team, spinoff della Bicocca di Milano, che ha saputo convincere quasi 500 investitori.
Con una raccolta di 2,25 milioni di equity, Glass to Power ha segnato il record italiano di crowdfunding. Ha marcato la maturità di uno strumento che raccoglie frutti: tra il 2015 e il 2018 il volume della raccolta attraverso piattaforme internet ha raggiunto i 244,7 milioni di euro, con un raddoppio nell’ultimo anno, secondo il report curato da Starteed.
Un mercato che si stima abbia volumi almeno doppi, se non tripli, considerando anche le piattaforme straniere che operano in Italia, come Kickstarter o Indiegogo. Ma mentre la tipologia a donazione/ricompensa è cresciuta in modo lineare fino ad accumulare quasi 52 milioni di euro in tre anni, la vera evoluzione italiana è nel boom del lending e dell’equity crowdfunding che diventano strumenti per finanziare l’innovazione e l’economia reale.
«Certamente c’è grande attenzione alle rinnovabili - spiega Tommaso Baldissera, ceo della piattaforma CrowdFundMe, su cui è avvenuta la campagna record - Dopo anni di investimenti nell’ecommerce e in prodotti non tangibili, ora c’è un ritorno all’economia reale, a chi vuole investire nelle classiche pmi, a chi presenta voci di entrata e uscita facilmente interpretabili». E proprio CrowdFundMe ha annunciato che sarà la prima piattaforma di crowdfunding a livello mondiale a quotarsi in Borsa (mercato Aim), «entro il primo trimestre dell’anno».
Nell’equity crowdfunding - che vale quasi 60 milioni di euro di cui più di 41 generati nell’ultimo anno - l’investimento avviene attraverso la sottoscrizione di capitale di rischio e a tutti gli effetti l’investitore diventa socio dell’impresa (startup e dal 2017 anche Pmi innovative). «Di certo si è diffusa una maggiore consapevolezza sul crowdfunding e ha giovato la crescita dell’offerta degli emittenti, sia startup sia pmi, che ha stimolato la domanda - commenta Claudio Bedino, ceo di Starteed - Quest’anno ci aspettiamo un ulteriore doppio giro di boa. Dovrebbero arrivare nuove “exit”, dopo la prima di Walliance. E questo sicuramente darà fiducia agli investitori sulla possibilità di capitalizzare l’investimento. E poi si auspica la nascita di un mercato secondario, dove sarà più facile lo scambio delle quote societarie».
Al successo del 2018 ha contribuito la detrazione fiscale al 30% che quest’anno passerà al 40 per cento. Inoltre si è assistito anche a «diverse società che hanno fatto più round, a multipli crescenti e all’avvio delle piattaforme specializzate nell’immobiliare che hanno dato opportunità alle pmi» spiega Giancarlo Giudici, direttore Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico di Milano. Non a caso la prima “exit” è stata quella di Baia Blu Capital Srl - sul portale di Walliance - per un progetto immobiliare a Jesolo. Giudici prefigura per il 2019 uno scenario ancora dominato dalle startup, a meno che «come è successo all’estero, si facciano avanti quelle pmi che hanno un contatto diretto con le persone, un parco clienti diffuso interessato a investire nell’azienda, a fronte magari di sconti e agevolazioni».
Il rapporto diretto con le community è fondamentale anche per quella che pare destinata a essere la seconda campagna italiana di successo: quella di StartupItalia su Mamacrowd, prima piattaforma italiana di equity, secondo la classifica di Starteed. A due settimane dalla scadenza è stato raccolto quasi un milione e 700mila euro da parte di oltre mille investitori. «È un segnale importante: si stanno avvicinando non solo gli early adopter vicino all’ecosistema delle startup, ma anche nuovi piccoli investitori. È stato compreso il senso di partecipazione e di apertura del progetto» spiega Paolo Barberis, fondatore di Dada e di Nana Bianca, socia di StartupItalia. La società, che chiuderà il 2018 con due milioni di euro, punta a organizzare un web summit, a costruire a Milano un distretto fisico con coworking e infine un academy per i lavori del futuro. «Penso che venga premiato lo sforzo di metter a terra tante cose dette sulle startup. La progettazione di un luogo fisico e l’offerta di prodotti come l’app 4books, oltre il magazine, ha dato al progetto una concretezza che è stata riconosciuta - aggiunge Barberis - In effetti dopo gli anni in cui il crowdfunding premiava progetti solo digital, ora si stanno riconoscendo anche progetti più industriali, che sappiano comunque parlare alle comunità e al loro futuro».
L’altro pilastro del boom del crowdfuding è il lending dove l’investimento avviene attraverso la concessione di un prestito verso una persona o un’impresa. Gli investimenti tra il 2015 e il 2018 hanno raggiunto i 127 milioni di euro di cui 51,8 nel solo 2018. Ha giocato a favore l’assoggettamento dei proventi da investimento alla ritenuta del 26%. «Per il settore business, sicuramente ha influito la crescita dei piccoli risparmatori che si approcciano a questa possibilità e - aggiunge Giudici - l’arrivo degli investitori istituzionali: prevediamo che i fondi di credito continuino a crescere anche quest’anno».
di Alessia Maccaferri
Fonte:https://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2019-02-07/crowdfunding-non-solo-ecommerce-l-ora-dell-immobiliare-e-progetti-concreti--095058.shtml?uuid=AFlHsTE&refresh_ce=1
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