Franchising, retail, business
03/10/2014
David Brooks è stato sbeffeggiato da più parti per aver detto, in un editoriale recentemente pubblicato dal New York Times, che i ricchi dovrebbero «seguire un codice di decoro», evitando di adottare uno stile di vita fastoso anche se se lo possono permettere. Non voglio unirmi ai motteggi: voglio dire qualcosa invece sugli aspetti economici dell'ostentazione della ricchezza.
La prima cosa da dire è che aspettarsi che i ricchi non ostentino il loro patrimonio ovviamente è irrealistico. Se avete la sensazione che i ricchi fossero più misurati negli anni 50 e 60, è semplicemente perché non erano neanche lontanamente così ricchi, né in senso assoluto né in senso relativo. L'ultima volta che la nostra società è stata tanto diseguale com'è oggi, le maxiville e gli yacht erano sfarzosi e pretenziosi come adesso: sto parlando della fine dell'Ottocento, l'epoca che non a caso Mark Twain definì Gilded Age.
Oltre a questo c'è da dire che per molti ricchi l'ostentazione è tutto. Vivere in una casa di tremila metri quadri non è tanto più piacevole che vivere in una casa di cinquecento metri quadri. Sicuramente ci sono persone realmente in grado di apprezzare una bottiglia di vino da 350 dollari, ma la maggior parte della gente che compra cose del genere se gliela sostituiste con una bottiglia da 20 dollari, o addirittura con un vino sfuso della casa, nemmeno se ne accorgerebbe. Anche per i vestiti supereleganti buona parte dell'utilità per chi li indossa è data dal fatto che le altre persone non possono permetterseli. Insomma, è soprattutto una questione di esibizionismo, come avrebbe potuto dirvi già un secolo fa il sociologo ed economista Thorstein Veblen.
Ma allora perché prendersela con l'ostentazione della ricchezza invece di tassare un po' di quel reddito? Potreste rispondere che le tasse riducono l'incentivo ad arricchirsi, ma lo stesso succederebbe introducendo leggi suntuarie, che priverebbero il ricco dello scopo di diventare ricco, e di fatto anche con un «codice di decoro», che limiterebbe il divertimento di ostentare la propria ricchezza (che è la ragione principale per cui la gente vuole arricchirsi).
C'è di più. Se pensate che sia un male per la società che vi siano persone che ostentano la propria ricchezza relativa, in pratica avete accettato la visione di chi sostiene che la ricchezza impone esternalità negative al resto della popolazione (che è uno degli argomenti per introdurre una tassazione progressiva che vada oltre la massimizzazione degli introiti).
Ah, e un'altra cosa ancora: pensate a cosa ci dice tutto questo sulla crescita economica. Abbiamo un'economia che dal 1980 a oggi è diventata sensibilmente più ricca, ma con una quota significativa dei guadagni che va a persone con redditi molto alti, persone per le quali l'utilità marginale di un dollaro di spesa in più o in meno è non solo bassa, ma è legata in buona parte a una competizione per lo status, che è un gioco a somma zero. In altre parole, gran parte della nostra crescita economica è andata semplicemente sprecata, è servita solo a rendere ancora più frenetica la corsa del topo dei redditi alti.
Ora vi devo lasciare: mi recherò in ufficio con decoro, a piedi e usando i mezzi di trasporto pubblico, dove gongolerò per la mia superiorità morale e guarderò con scherno le persone che non hanno ricevuto tutte le onorificenze accademiche che ho ricevuto io. Ops, aspettate un attimo. (Traduzione di Fabio Galimberti)