Franchising, retail, business
06/11/2014
Come ogni anno il rituale si ripete: esce la guida Michelin, stelle che vanno, stelle che vengono e il chiacchiericcio continuo, spesso montato dai ristoratori che sanno e si lasciano sfuggire informazioni strettamente riservate. Gioia di chi sale, rabbia di chi scende, perché alla stella gli chef ci tengono, inutile raccontare favole.
Ci tengono, perché con tutti i limiti che la Rossa ha, dona prestigio, più prestigio di qualunque altra guida, e (magari meno che un tempo) fatturati. Io non conosco nessuno che abbia rifiutato la stella sputandoci sopra: i molti che la snobbano, lo fanno solo fino al momento (agognato) del conferimento. Critici, appassionati e gourmet (insomma tutti noi), oltre a piccarsi di aver indovinato le previsioni, si accapigliano, esultando per le scelte che piacciono o lamentando retrocessioni ed esclusioni, invero tante queste ultime nell’edizione 2015.
Che è successo quest’anno? Come previsto nessun 3 stelle nuovo, e d’altronde nell’ultimo triennio eravamo saliti al ritmo di uno l’anno, mica si può pretendere che i cugini condividano tutta la loro grandeur con noi. Ci sono state alcune promozioni, come la Taverna Estia di Brusciano, e novità come Stazione di Posta, Il Tino, The Cook, Damini, L’Imbuto, Le Tre Lune, che confermano una tendenza a premiare vieppiù progetti che escano dal classico stile della Michelin, sia per location che per proposta.
Fa piacere che, almeno in parte, il Sud continui a guadagnare proscenio; sorprende in negativo che una regione come l’Emilia Romagna, oggi tanto stimolante nel campo della ristorazione, resti al palo, ricca com’è di giovani talenti (e non solo), grandi interpreti del territorio, sia nell’innovazione che nella tradizione. Tradizione e territorio che come al solito, sfogliando la lista dei premiati, hanno pochi interpreti, spesso sbagliati. Io non finirò mai di lamentarmi del fatto che uno dei sommi cuochi italiani, Paolo Lopriore, continui a non avere nessun riconoscimento, come anche il suo magnifico allievo Gianluca Gorini; cercherò anche di comprendere perché il Symposium di Lucio Pompili abbia perso l’unica stella che aveva.
Ma è la Michelin, bellezza. O te la fai piacere così com’è o la eviti.
Fonte:http://www.agrodolce.it/2014/11/05/guida-michelin-2015-considerazioni/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=Newsletter:+Agrodolce&utm_content=magazine-e-attualita-2-06-11-2014