Franchising, retail, business



 

All’ombra di Marx, Gucci arriva a Mosca con il «suo» lusso

gucci mosca

14/11/2014
Dopo anni di franchising, le prime boutique realizzate su misura.Frida Giannini: un Paese che ha fascino enorme
A Mosca, nell’unica città al mondo dove le vie dello shopping di lusso si distendono tra una statua di Karl Marx in granito pesante 200 tonnellate e il mausoleo di Lenin, era normale, giovedì sera, assistere a un’ esibizione di John Legend per Gucci in un magnifico ginnasio di era sovietica trasformato in sala da concerto, con la falce e martello del Urss a dominare, candida nel suo stucco bianco, il piccolo squisito palcoscenico.

Era la cena di gala per lo sbarco dei negozi Gucci veri e propri dopo tanti anni di franchising con quella onnipresente Mercury che gestisce in Russia tanti marchi del lusso. Ecco così due Boutique finalmente in linea con le altre del marchio fiorentino sparse nel mondo: il «concept» del direttore creativo Frida Giannini incarnato sulla Petrovka, la Montenapoleone moscovita, e nello shopping mall Gum che da bieco grande magazzino da Soviet è diventato uno dei gioielli del lusso globale.
La boutique della Petrovka (inaugurata con Jamie Hince dei Kills, e marito di Kate Moss, a fare da dj) è su quattro piani e occupa oltre mille metri, quella al Gum su due piani ma con soffitti altissimi e grandi finestre sulla Piazza Rossa che la inondano di luce naturale. Proprio la luce è al centro dell’idea di Frida: architettura moderna e materiali italianissimi come palissandro e marmo, poi tocchi art deco di oro lucido, vetro scanalato, specchi e vetri fumé. Tanti piccoli salottini perché in Russia il pubblico del lusso fa dello shopping una maratona impegnativa che richiede tempi e spazi. E una collezione di abbigliamento donna in esclusiva per la Russia, Paese nel quale Frida non era mai stata. Ma i nuovi russi Frida Giannini li conosce bene: clienti affezionati di Gucci, specialmente le donne, «che si sono evolute con grande velocità e bravura. C’è una famiglia russa mia vicina di casa al mare, a Sabaudia, che conosco bene e che rappresenta con precisione questo identikit nuovo dei russi abbienti. Che viaggiano moltissimo, hanno studiato all’estero. Lo stereotipo del russo che spende senza capire è già vecchissimo. Questo è un Paese con una storia e un fascino enormi».
Frida – stilista globetrotter che è appena stata a Tokio e Los Angeles e finito il blitz a Mosca avrà pochi giorni per lavorare normalmente a Roma prima di ripartire per Miami – non era mai stata a Mosca ma i suoi genitori sì. «Negli anni 70 però, nel pieno del grigiore dell’era brezneviana : quando mia madre mi ha chiesto dove avremmo aperto il negozio e io le ho detto da Gum non ci credeva, si ricordava quei tempi». La selfie-mania non l’ha contagiata (anche se nel telefono ha l’autoscatto con il monumento a Marx, praticamente obbligatorio) perche Frida sui social network non c’è : «Ci sono gli account ufficiali di Gucci, ma la perdita di privacy mi fa riflettere. Forse quando Greta, mia figlia che ha appena cominciato l’asilo, sarà più grande e entrerà in quel mondo la seguirò. Però mi ha fatto impressione, la settimana scorsa, quando nel giorno del mio compleanno ho cominciato a ricevere messaggi d’auguri di persone che non avevo idea sapessero la mia data di nascita. L’avevano scoperto su Instagram, da qualcuno».
Frida ha un progetto che reputa centrale nel suo lavoro: Chime for Change, la campagna globale per raccogliere fondi e creare consapevolezza dei problemi femminili « non soltanto nei Paesi in via di sviluppo, ovunque ». Grazie a concerti e tante iniziative a fianco di associazioni locali Chime for change ha raccolto gia’ piu di 7 milioni di dollari. Un progetto e’ in Russia : «Aiuterà le mamme teenager a affrontare preparate la gravidanza, il parto, la maternità». Ha invitato al gala moscovita John Legend per il talento «grande quanto la sua sensibilità». Lui, sostenitore di Chime for Change, ha detto che «se tutti gli uomini fossero femministi vivremmo in un mondo migliore», atto d’accusa contro la cultura maschile dell’hip-hop che fa di «bitch» una parola centrale. Legend ha concluso il mini-concerto con «All of Me». La canzone che dice «amo le tue curve e i tuoi spigoli, le tue perfette imperfezioni», lettera d’amore alla moglie Chrissy. Che suona anche come la colonna sonora ideale per le collezioni di Frida Giannini, e il suo modo di vedere le donne.

Fonte:http://www.corriere.it/moda/news/14_novembre_14/all-ombra-marx-gucci-arriva-mosca-il-suo-lusso-59c69942-6c25-11e4-ab58-281778515f3d.shtml

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