Franchising, retail, business
17/11/2014
[Warning: articolo politicamente scorretto]. Quello che conta è sapersi vendere. Vale per ogni ambito della nostra vita professionale o sociale, ma soprattutto vale nel mondo del cibo: l’argomento a più alto tasso di appeal. Non siete dei veri esperti? Pazienza, perché la regola sembra essere un’altra: non importa realmente cosa dite, l’importante è dirlo in modo convinto senza lasciare spazio al dubbio in chi ci ascolta.
In fondo basta seguire qualche programma di cucina, memorizzare due abbinamenti particolari, imparare tre etichette di Barolo a memoria, e ascoltare quanto segue: le migliori 10 frasi fatte per sembrare esperti di cibo, almeno quanto i volti più noti dell’odierno panorama mass mediatico italiano.
1
Iniziamo subito da una citazione molto in voga e sempre ben spendibile nell’epoca dei social network: siamo quello che mangiamo. Un grande classico della gastro-filosofia moderna frutto del pensiero del tedesco hegeliano Ludwig Feuerbach che nel 1862 pubblicò Il mistero del sacrificio o l’uomo è ciò che mangia in cui sosteneva che per pensare meglio dobbiamo alimentarci meglio. Una frase dal comprovato effetto che potete benissimo utilizzare per far desistere un amico in preda alla voglia di fast food.
2 Non mangio tonno rosso perché è in estinzione. Un’asserzione che elargita al ristorante durante la consultazione del menu potrebbe farvi guadagnare punti sui vostri commensali. Fa niente se il ristoratore ci mostra il certificato di pesca regolare del pesce, chi se ne importa se l’Iccat stabilisce annualmente le quote del pregiato tunnide mediterraneo e gli stock ittici sono in costante aumento: non perdiamo l’occasione per apparire informati e sensibili alle tematiche ambientali. Allora però evitiamo di ordinare foie gras.
3
Più un formaggio puzza, più è buono. Vale a dire: se l’estasi che provi nell’ingollare un latticino non è direttamente proporzionale all’olezzo che esso emana non sei un vero gourmand. Agli esperti di cibo non è consentito avere gusti propri e visto che un formaggio puzzolente di solito ha richiesto metodi di affinamento complicati, va vistosamente apprezzato come un’eccellente rarità. Un rifiuto ci costerebbe la retrocessione a principiante del gusto.
4
Se vogliamo sembrare grandi esperti di cibo dovremo nominare ogni qualvolta ci si presenti l’occasione la famosa reazione di Maillard, responsabile della formazione della piacevole crosticina profumata sulla superficie dei cibi cotti. Dimostrare di possedere qualche concetto fondamentale di chimica organica aggiungerebbe al nostro profilo un tocco di fascino alla McGyver. Attenti però a non spiegare la reazione come una semplice caramellizzazione degli zuccheri.
5 Se andiamo in un ristorante di alta cucina e una volta usciti non siamo soddisfatti proporzionalmente all’alleggerimento monetario, non confesseremo assolutamente di non esserci trovati bene: potremmo sembrare inesperti mangiatori di tagliatelle della nonna. Raccontiamola piuttosto come un’esperienza di arricchimento personale da fare almeno una volta nella vita.
6
Se vogliamo apparire veri esperti di cibo, ricordiamoci che in questi mesi ci si presenta una grandissima occasione da sfruttare a ogni costo. L’Italia dalla prossima primavera ospiterà infatti l’Esposizione Universale, un evento dal richiamo mondiale che sarà completamente dedicato al settore dell’alimentazione. Ci basterà quindi far precedere ogni nostra dissertazione gastrofilosofica dal pluri-abusato cappello introduttivo in vista di Expo 2015 per apparire dei gran furbacchioni del settore food&beverage.
7 Non saremo mai considerati veri guru dell’edonismo palatale senza prima aver mandato indietro una pregiata bottiglia di vino dal sapore di tappo. Per essere credibili dovremo però adottare qualche piccolo accorgimento. Una volta che il sommelier ci ha versato l’assaggio afferriamo il calice per lo stelo, corrughiamo la fronte e osserviamo il vino inclinando il bicchiere, in silenzio e con aria solenne avviciniamolo al naso; una rotazione del bicchiere e una seconda odorata seguita da piccolo sorso, giro di lingua e ingollamento rigorosamente a occhi chiusi. Solo dopo aver riappoggiato il bicchiere sul tavolo il verdetto: c’è un leggero sentore di tappo, ma probabilmente deve solo aprirsi. Il sommelier insisterà per cambiarvi la bottiglia e voi accetterete. Prima assicuratevi che il tappo non sia di silicone.
8
Restando in tema vinicolo annotiamoci un semplice schema da utilizzare per descrivere un vino ai compagni di brindisi. I vini bianchi profumano di fiori bianchi, nel bouquet dei rossi si trova sempre la mora (meglio se di rovo), i sauvignon sanno di pipì di gatto e i cabernet di peperone e, se i vini biologici o naturali odorano di feccina, è perché sono artigianali perciò buoni.
9 Troviamo qualcosa da escludere dalla nostra dieta e quando la gente ci chiederà il perché rispondiamo: ma come, tu lo mangi? Non sai che è cancerogeno? Ormai spulciando nel web tutto lo è. Se ci chiedono la fonte e chi ha condotto lo studio stiamo attenti a non ribattere l’ho letto in un forum, bensì: dovresti informarti meglio.
10
Per concludere qualche descrittore in caso di difficoltà nel dipingere le caratteristiche di un piatto o lo stile di cucina di un locale: sfizioso, fatto come una volta, delicato, naturale, fresco, saporito e l’immancabile particolare. Quando descriviamo la consistenza o la sensazione tattile di un cibo usiamo il termine texture.
Fonte:http://www.agrodolce.it/2014/11/17/cose-da-dire-per-sembrare-un-esperto-di-cibo-oggi/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=Newsletter:+Agrodolce&utm_content=magazine-e-attualita-2-18-11-2014