Franchising, retail, business
14/02/2015
Per anni, nel lessico comune, sono state una sorta di isola felice. Piccole, piccolissime banche spesso comunali o sovracomunali che presidiavano il territorio fornendo credito all’economia locale. Ora la lunga recessione italiana ha scalfito, e non da ieri, quel modello della banca di credito cooperativo, banca locale solida e virtuosa e immune dai contraccolpi finanziari. Non è un caso che tra le sedici banche commissariate in Italia, ben la metà siano banche di credito cooperativo. Non solo, secondo un’analisi del Sole 24 Ore sui dati di bilancio al 2013 elaborati dall’Ufficio studi di Mediobanca, erano ben 33 le Bcc (vedi tabella a fianco) su oltre 300 censite a mostrare a fine del 2013 un livello di crediti malati preoccupante per la stabilità degli istituti.
Una Bcc su dieci di fatto aveva a fine del 2013 crediti malati (sofferenze, incagli e ristrutturati) superiori al 20% dell’intero portafoglio crediti. Un livello di guardia. Basti pensare che tutte le grandi banche italiane in gravissima crisi (da Mps, a Carige, all’Etruria, a Banca Marche solo per citare le più significative) presentavano da tempo livelli di prestiti deteriorati ben sopra la soglia del 20%. Quando un quinto dell’intero portafoglio crediti, come nel caso delle 33 Bcc, è a rischio di non rientro, allora siamo al livello di guardia. Quei crediti malati andranno svalutati comportando un pesante fardello di perdite per più di un anno d’esercizio.
La situazione fotografata dall’Ufficio Studi di Mediobanca è lontana nel tempo. Non sappiamo ancora se il 2014 ha visto la situazione deteriorarsi ulteriormente o migliorare. Qualche indizio nella direzione di un ulteriore peggioramento della qualità dell’attivo dei bilanci Bcc, l’ha dato l’altro ieri Carmelo Barbagallo, il responsabile della Vigilanza di Bankitalia. Barbagallo ha ammonito che «nelle Bcc l’incidenza dei crediti anomali sul totale dei prestiti è salita dal 10 al 17,5 per cento tra giugno 2011 e giugno 2014. L’accelerazione ha riguardato principalmente le sofferenze, più che raddoppiate (dal 4 al 8,4 per cento). La rischiosità dei prestiti delle banche locali, in passato più contenuta nel confronto con le altre banche, ha raggiunto livelli più elevati di quelli relativi all’intero sistema bancario (16,8 per cento), sostanzialmente allineati a quelli delle banche oggetto della recente verifica approfondita degli attivi da parte della Bce (17,4 per cento)». Il quadro si è quindi aggravato verosimilmente per l’intero 2014.
A rendere ancora sopportabile la situazione generale delle Bcc c’è un livello di patrimonializzazione di base più elevato, in media, del resto del sistema bancario. Secondo i dati dell’Ufficio Studi di Mediobanca, infatti, a fine 2013 le Bcc, in media, avevano un patrimonio di base sugli attivi a rischio del 14,7% ben sopra molte grandi Spa bancarie. È questo per ora il cuscinetto che dovrebbe consentire di assorbire eventuali perdite senza deprimere sotto i requisiti di Vigilanza il capitale, come è accaduto per molte banche che sono dovute ricorrere a più di un aumento di capitale. Ma il cuscinetto saprà sopportare un eventuale nuovo incremento dei crediti malati? È il quesito che agita i sonni dei piccoli banchieri delle Bcc.
Fonte:http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-02-14/quei-33-istituti-crediti-malati-sopra-20percento-081320.shtml?uuid=ABQsJmuC