Franchising, retail, business
28/01/2015
Ormai è ufficiale: Londra, dopo aver superato i numeri della Grande Mela, è oggi la capitale indiscussa della ristorazione mondiale. Sono ormai lontani i tempi in cui la vera cucina italiana di qualità accessibile a tutti era pressoché un miraggio, quando nella capitale inglese si mangiava abitualmente pasta scotta come contorno di un’improbabile cotoletta e spaghetti conditi con grandi polpette di dubbia bontà: oggi a Londra è possibile trovare cibi e prodotti di altissima qualità.
La crescita demografica londinese è attualmente inarrestabile, basti considerare che negli ultimi anni la popolazione di Londra è cresciuta due volte tanto rispetto al resto del Regno Unito e si prevede che nella sola zona urbana si assisterà ad un ulteriore aumento del 14% da qui al 2020.
Il forte sviluppo demografico ha contribuito a fare aumentare la domanda e cambiare il trend della ristorazione nella capitale inglese grazie al lavoro di una nuova generazione di chefs e di ristoratori che hanno fatto conoscere la cucina nostrana nei loro ristoranti, stimolando un’attenzione per il cibo sconosciuta fino a qualche lustro fa.
Il proliferare di wine and olive oil tastings, fiere internazionali, rassegne e programmi televisivi incentrati su attività culinarie ha sicuramente contribuito a diffondere una maggiore consapevolezza in termini di cibo ed ha posto le condizioni per lo sviluppo di una domanda che ormai può pretendere l’accessibilità dei prodotti senza rinunciare all’alto valore qualitativo.
La crescita del casual dining, formula di eating out caratterizzata da un ambiente meno formale rispetto al fine dining (ma certamente non inferiore in termini di qualità delle materie prime e di professionalità degli operatori), è una conseguenza diretta di questo incremento della domanda: il fenomeno ha a sua volta generato una forte domanda per tutta una serie di prodotti italiani che prima risultavano di difficile reperibilità nei territori d’oltremanica. Il mercato britannico ha finalmente conosciuto prodotti come la mozzarella di bufala campana, la ‘Nduja calabrese, la Burrata di Andria e altre eccellenze italiane che hanno conquistato il mercato in tempi rapidi.
Nel 2014 il settore dell’ “eating out” (mangiare fuori), che coinvolge ristoranti, pub, esercizi commerciali di vendita al dettaglio, bar, self-service, fast food e catering education ha raggiunto un valore stimato di £50.4 miliardi, registrando un aumento di quasi il 2% rispetto ai 49.4 miliardi del 2013. Il settore del fast food ha conosciuto a sua volta un incremento del 4,2% negli ultimi cinque anni, anche se la crescita non è stata rapida come nel “casual dining” (pranzo/cena informale).
In ambito culinario i consumatori mostrano una curiosità sempre maggiore verso le cucine internazionali, basti considerare la crescita esponenziale della domanda di cucine etniche (giapponese, messicana, thailandese, caraibica, indiana) proveniente dal mercato inglese.
Mangiare fuori casa può essere considerato il nuovo trend della capitale inglese se si considera che 19 milioni di adulti scelgono di mangiare fuori almeno una volta a settimana, ma ciò che risulta sconvolgente è che questo trend è salito di 2 mln dal 2012 ad oggi; Se poi prendiamo in considerazione il take away e le consegne a domicilio, soltanto la metà dei 14 pasti (pranzi e cene) consumati normalmente da una persona in una settimana viene preparato nella cucina di casa, tanto che i costruttori di alcuni nuovi gruppi di appartamenti destinati ai giovani professionisti di Londra hanno dichiarato di installare abitualmente solo piccole cucine in stile “Galley”, proprio perchè ormai solo pochi pasti vengono preparati in casa.
L’aumento di pranzi e cene al ristorante, di pari passo con la crescita della domanda di prodotti nuovi e di qualità, ha incoraggiato sempre di più i ristoratori ad aprire nuove attività in quel paradiso ristorativo che adesso è Londra: non è certamente un caso che nella capitale si assista ogni mese all’apertura di un gran numero di nuovi ristoranti, caffè e locali di ogni sorta.
Anche atmosfera e accoglienza sono oggetto di cambiamento perché si punta ad un ambiente più rilassato ma allo stesso tempo sofisticato e a soluzioni ristorative nettamente più orientate al cibo sano e controllato.
Le occasioni, insomma, ci sono ma è comunque necessario muoversi il più cautamente possibile nell’avvicinarsi al mercato ristorativo più competitivo del mondo. Ottenere un grande successo a Londra è davvero possibile, ma è altrettanto rischioso inserirsi in un contesto di questo tipo senza un approccio sistematico e senza la professionalità che questo mercato inevitabilmente richiede. Una scelta sbagliata, una poco approfondita conoscenza della concorrenza, così come qualsiasi altra disattenzione in tutto il processo che riguarda il lancio di un business, possono diventare errori irrecuperabili. È dunque fondamentale avere un approccio il più possibile analitico e manageriale quando si parla di business in una metropoli come Londra.
I fattori che generano il successo o l’insuccesso di una nuova inizitiva ristorativa sono molteplici e complessi, ma è possibile riassumerli con una serie di punti principali:
Aprire un’attività a Londra, dunque, non è difficile ma è necessario affidarsi all’esperienza di chi opera nel settore da tempo ed è dunque in grado di aprire la strada alla comprensione di un mercato dinamico e multiforme come quello londinese.
Qualsiasi investimento di successo si basa su delle garanzie che devono partire prima di tutto dalla scelta di quei professionisti in grado di offrire una consulenza altamente qualificata e capaci di condividere la propria comprovata e riconosciuta esperienza manageriale in vista di un successo comune.
Fonte:http://www.italoeuropeo.it/welcome-italia/4271-londra-la-capitale-della-ristorazione-mondiale