Franchising, retail, business
02/03/2015
260 milioni per aumentare l'export italiano di 50 miliardi . La ministra Guidi ha firmato il decreto di attuazione, con stanziamenti da 260 milioni di euro che avranno tra gli obiettivi quello di aumentare l’export di 50 miliardi in 3 anni. E Cassa Depositi e Prestiti ha portato le risorse dedicate al export e internazionalizzazione dai 6,5 miliardi di euro attuali a 15 miliardi di euro (+130%). Secondo la Cabina di Regia ci sono risorse economiche sei volte maggiori rispetto a quelle che sono state messe in campo negli ultimi anni proprio per il sostegno alla internazionalizzazione.
Appena il 10% di queste risorse sembra destinato alle piccole imprese, il resto se ne andrà fra apparati e grandi eventi. E i voucher per le PMI sono nel piano ma non nel decreto. Ma le risorse, poche e maledette, come possono essere 10 mila eur per un piano export, possono essere vitali per le piccole e medie aziende che sapranno avvantaggiarsene SUBITO.
Si puo’ diventare esportatori con 10 mila eur di incentivi? La risposta è si. Anche una azienda anche piccola o piccolissima puo generare 200mila eur di nuovo fatturato estero. A maggior ragione oggi che la rivalutazione del cambio €/$ ci ha reso strardinariamente competitivi, che il madeitaly vero è sempre più richiesto e non si trova, che l'Expo2015 fa parlare dell'Italia nel mondo
Ma servono almeno 5 requisiti:
1. Un approccio imprenditoriale fortemente determinato ad esportare. La logica per andare all’estero deve essere la stessa con cui l’imprenditore a suo tempo fondò la sua azienda: entusiasmo commitment e gettare il cuore oltre l’ostacolo per ottenere un ritorno economico stabile e proficuo dell’investimento iniziale.
2. Un progetto export con obiettivi specifici e raggiungibili nel tempo. E anche un minimo di risorse allocate, tanto piu' che ve le stanno finanziando. Per ottenere 200 non serve investire tanto, basta investire 10, ma se si investe zero sull’export il risultato sarà zero export .
3 Un prodotto competitivo per l’estero. Controllate bene i vostri punti di forza e di debolezza, i concorrenti, i canali, la vendibilità sull’online. E poi le opportunità emergenti ma anche le minacce: sull'estero i concorrenti non sono solo italiani. Perche' un buyer, un importatore, un consumatore, un partner, dall' estero dovrebbe rivolgersi alla vostra azienda?
4. Una organizzazione in grado di pianificare e gestire l’operatività estera. Non importa se in azienda non avete chi sa l’inglese o non potete permettervi un addetto export o strutturare un ecommerce. Potete affidare in outsourcing questa attività , avvalendovi di reti di operatori specializzati di adeguata esperienza, che possono rapportarsi con voi anche on line.
5. Capacità adeguata per avviare e sostenere nel tempo il business internazionale. Le risorse a fondo perduto possono azzerare l’investimento iniziale, ma bisogna organizzarsi per tempo beneficiarne quando si rendono disponibili i bandi o i voucher , e poi ordinativi esteri sono benvenuti ma poi bisogna trovare le fonti per finanziarli, nessuno paga in anticipo. Le banche sono state inondate di liquidità dalla BCE e sono inclini a finanziare il circolante estero, i fondi di garanzia coprono il rischio all'80%, ma anche qui occorre muoversi a tempo debito.
Come si puo’ verificare la sussistenza di questi requisiti? Esistono online diversi schemi , anche google ne propone uno. Esistono sportelli pubblici che danno consigli utili. Ma la varietà e complessità delle piccole imprese italiane rende impossibile una analisi automatica da parte di un algoritmo software , e il buon senso ci dice che il checkup commerciale non puo’ essere fatto dagli impiegati dello sportello. Parlatene bene con aziende amiche, o nei gruppi social o comunque con persone che possono documentare esperienza vera sui mercati esteri. Nella newsletter Exportagile di marzo trovate qualche dritta.
Fonte:https://www.linkedin.com/pulse/i-5-requisiti-per-linternazionalizzazione-delle-pmi-giuseppe-vargiu