Franchising, retail, business
21/07/2015
Dalla valle Stura alla conquista dell'America. Un passo dopo l'altro. Startup dopo startup. Loris Degioanni, partito da Vinadio, in provincia di Cuneo, con zero soldi e molti sogni, in Silicon Valley ha avviato due imprese. In dieci anni. La prima l'ha venduta per 30 milioni di dollari. Con la seconda, ne ha appena raccolti 13, di cui 10,7 da Accel, uno dei più importanti venture capital al mondo e tra i primissimi investitori di Facebook.
Un risultato che sarebbe straordinario per il nostro Paese ma che è unico anche tra le startup italiane in Silicon Valley. Degioanni si occupa di Containers, l'evoluzione del cloud computing, un nuovo fenomeno informatico che sta esplodendo in questa parte di Terra.
«Ho talento nell'andarmi a cercare grane. Vengo da un paesino di montagna, l'alpinismo è stato per me scuola di vita. Ho sempre cercato nuove vie d'arrampicata, lasciando le strade già tracciate per mettermi alla prova, superare i miei limiti, tirare fuori energia e talento. Dallo sport alla vita, succede la stessa cosa: se vuoi ottenere dei risultati, devi rischiare di farti male e poi cercare di evitarlo con il 200% delle tue forze» racconta Degioanni al Sole24Ore.com
In Silicon Valley sono le 9 del mattino. Loris è al suo computer. Ha 40 anni, 2 figli, un terzo in arrivo, indossa jeans e tshirt da nerd. Un ragazzo come tanti. Sembra. Poi lo senti parlare e vorresti portarlo nelle scuole come esempio di talento e determinazione. Ha trascorso le ultime ore a scrivere codici e definire strategie, ma negli occhi non ha i segni di una notte in bianco. Soltanto passione e voglia di farcela. «Prima di cercare finanziatori, ho puntato a trovare clienti. Nella primavera del 2014 ho rilasciato parte del mio codice Sysdig in open source. Non ho guadagnato, ma ho fatto conoscere il brand». Il software ha iniziato a girare. Centinaia di migliaia di persone lo hanno scaricato negli Stati Uniti, in Asia, nell'Europa dell'Est, qualcuno anche in Italia. A fine 2014 Loris è pronto, va sul mercato e inizia a vendere il suo prodotto.
Dalla sua parte, ha la forza di un team di ingegneri italiani («e gli italiani sono i migliori ingegneri del mondo») e un po' di fortuna. I Containers sono il nuovo fenomeno della Silicon Valley. «E' il nuovo sviluppo del cloud computing, che qui rappresenta già roba vecchia. Permette di affittare server da qualcun altro in modo molto più efficiente, più veloce e più economico. Si può affittare una macchina anche solo per un'ora, per un secondo, per un solo utente. Pagando solo quello che serve. Su questa nuova tecnologia si stanno buttando tutti: non solo le grandi aziende, ma anche banche e assicurazioni. Noi ci siamo ritrovati con un software che abbiamo ottimizzato per i Containers, prendendoci il rischio di farlo presto. Oggi stiamo cavalcando quest'onda, siamo la prima azienda al mondo specializzata nella visibilità e nel monitoring dei Containers».
Un buon prodotto, il timing giusto, un team forte, Degioanni ha le carte in regola per sfondare. Ma trovare investitori non è facile. «Prendi centinaia di porte in faccia, tanti “grazie ci risentiamo”. Devi lavorare sulla tua reputazione e sul tuo network: quando arrivi agli investitori di serie A, loro devono già sapere chi sei. La cosa più difficile è trovare il primo. Tutti ti chiedono: chi è il tuo lead investor? Se non hai un nome, sei fregato. Se ce l'hai, hai acceso un interruttore. Perché le dinamiche sono simili a quelle di un “gregge”. Se c'è qualcuno che investe in te, anche altri lo faranno. Gli incontri che sostieni sono tantissimi. Ti senti un po' come al mercato e un po' come a un appuntamento romantico. Devi negoziare la valutazione migliore per te e il tuo gruppo. Ma devi anche instaurare un rapporto personale e molto profondo con uno di loro. Quello che siederà nel tuo consiglio di amministrazione. E' un lavoro di mesi, di relazioni, di cuciture. Decine di incontri informali, che culminano con il leggendario Monday Meeting, la presentazione ufficiale agli investitori che in Silicon Valley si fa sempre il lunedì mattina. Ventiquattro ore dopo, arriva la loro risposta. Se ti prestano soldi, lo fanno per business. Comprano quote della tua azienda con una valutazione relativamente bassa e si aspettano che queste quote si moltiplichino nell'arco di 5 anni. Nel mio caso, suppongo che puntino a un ritorno 10 volte il capitale investito» commenta Degioanni.
La sorpresa? Qui nell'ombelico hi-tech del mondo, il business è ancora un fatto di incontri. Reali, non virtuali. «Grazie alla tecnologia potrei starmene in un rifugio di montagna e lavorare benissimo, ma non otterrei gli stessi risultati. Qui, più che altrove, le persone continuano a contare. Non basta scambiarsi un biglietto da visita. Bisogna trascorrere del tempo insieme. Fare delle cose. E' come sposarsi. E non ci si sposa per corrispondenza».
Tutto questo è possibile solo in Silicon Valley? «No. Ognuno scrive la sua storia. Io sono andato all'estero e sono felice di averlo fatto. Sono cresciuto, mi sono arricchito, ho costruito una famiglia. Nel settore dell'IT, in California le opportunità sono incredibili. Ma la competizione è folle, la gavetta è molto intensa. Da lontano guardo la mia Italia. E credo che le opportunità ci siano ovunque. Basta mettersi in posizione scomoda per trovare la forza di coglierle». Come nell'alpinismo.
Fonte:http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2015-07-21/dalla-valle-stura-silicon-valley-startup-startup-cosi-ho-conquistato-piu-grandi-investitori-mondo-184021.shtml?uuid=AC776BV&refresh_ce=1