Franchising, retail, business
05/08/2015
I semi erano stati gettati nel 1987 e forse anche prima. Ma i frutti potrebbero essere raccolti nel 2015 e nei prossimi anni. Parliamo di Castangia e del ruolo che il mercato americano avrà nel futuro dell’azienda di abbigliamento sartoriale da uomo fondata a Cagliari nel 1850 e oggi pronta al grande salto o almeno a un cambio di passo nella crescita del fatturato e dell’export, come spiega l’amministratore delegato Alberto Grilletti.
Era il 1987 quando Oliver Stone scelse un doppiopetto Castangia per ritirare l’Oscar vinto grazie a Wall Street. Un testimonial ante litteram, il regista americano, che all’epoca non fu forse “comunicato” come accadrebbe oggi, ma che resta un punto di partenza per portare il marchio italiano nell’immaginario americano, facendone un simbolo dell’eleganza maschile contemporanea.
«Siamo nati nel 1850, prima ancora dell’Unità d’Italia – racconta Grilletti –. Tutto iniziò quando Giovanni Castangia aprì un negozio con annessa sartoria a Cagliari, che negli anni si è trasformato in una vera e propria azienda e in un marchio conosciuto prima in città, poi in Italia e oggi in tutto il mondo, anche se all’interno di una cerchia ancora ristretta di estimatori».
Rarissimo caso di azienda di moda maschile in Sardegna, Castangia è molto legata al territorio: «Abbiamo cercato di preservare le competenze artigianali accumulate in più di un secolo e mezzo, produciamo tutto qui e ogni anno assumiamo giovani della zona, formandoli internamente, perché in Sardegna, come in molte altre regioni, non esistono vere scuole professionali per il nostro settore – spiega l’ad –. Ed è un peccato, oltre che una miopia imperdonabile da parte di chi ci governa, a livello locale e nazionale». Per confezionare un abito Castangia occorrono oltre venti ore di lavoro manuale e migliaia di punti e passaggi, come nella migliore tradizione sartoriale.
Nel 2014 il fatturato di Castangia è stato di 9 milioni di euro ma l’obiettivo, entro il 2020, è di quadruplicarlo grazie all’apertura di monomarca, trovando in ogni Paese, a cominciare dagli Stati Uniti, i partner locali più adatti. «La vocazione all’export e la convinzione che la qualità del prodotto sarebbero state le carte vincenti in ogni mercato vengono proprio da Giovanni Castangia – sottolinea Grilletti –. Fu lui a intuire ad esempio l’importanza delle esposizioni universali come vetrina delle eccellenze made in Italy e partecipò all’Expo di Torino del 1898, a quello di Parigi del 1900 e a quello di Londra nel 1911».
Oggi se Grilletti pensa a Milano però non è per partecipare a Expo («l’evento è molto cambiato rispetto alle edizioni del Novecento»), ma per aumentare la visibilità del marchio e attrarre nuovi buyer. «Abbiamo uno showroom in via Borgospesso, all’interno del quadrilatero della moda, e ci piacerebbe avere anche un negozio: è molto difficile però trovare gli spazi e soprattutto i costi degli affitti sono altissimi. Però, mai dire mai…». La distribuzione per ora è sostanzialmente wholesale, Russia e Stati Uniti sono i primi due mercati e Castangia è presente con shop-in-shop all’interno dei department store americani da molti anni, come dimostrano immagini storiche dei cataloghi di Bergdorf Goodman o Neiman Marcus. «Organizziamo trunk show indifferentemente in Siberia o a New York, per mostrare ai clienti più affezionati in anteprima le collezioni, fornendo servizi su misura a chiunque lo desideri. Nel 2014, nonostante la crisi interna e quella internazionale, il mercato russo per noi ha tenuto, come credo sia accaduto a molti marchi italiani di fascia alta che hanno una presenza sul territorio. I russi viaggiano di meno, ma non hanno smesso di comprare a casa loro».
Diverso ovviamente lo scenario americano: grazie alla ripresa economica e all’indebolimento dell’euro, il 2014 e il 2015 sono stati anni record per Castangia, che ha deciso di aprire una succursale in loco.
«L’obiettivo è inaugurare dei flagshipstore a New York, Los Angeles e Chicago e rafforzare la presenza nei multibrand e nei department store – precisa l’ad dell’azienda -. Il nostro marchio negli Stati Uniti ha già una buona brand awareness, sia perché abbiamo vestito personaggi come Bill Clinton, sia perché ci siamo legati al mondo del golf, sport molto più popolare in America che in Italia. Vestiamo i golfisti della Nazionale e questo ci dà un’enorme visibilità in competizioni come la Presidents Cup o la Ryder Cup».
Fonte:http://www.moda24.ilsole24ore.com/art/industria-finanza/2015-08-04/castangia-punta-usa-formale-made-sardegna-161948.php?rlabs=1