Franchising, retail, business
19/10/2015
Qualcosa di strano sta avvenendo nel settore bancario.
Sembra che sia di moda annunciare di voler vendere case direttamente allo sportello, come voce di ricavi in grado di ripianare i bilanci.
Se questa strategia trova motivazioni comprensibili se si parla di grandi istituti di credito, fa riflettere vedere banche medio piccole che comunicano di voler intraprendere lo stesso percorso.
Il mercato
Il mercato non dà segni di ripresa, nel complesso.
Le stime più ottimistiche parlano di 500.000 compravendite nel 2015, un leggero miglioramento sul 2014 ma di ripresa non se ne parla.
Serve ricordare che l’indicatore affidabile per il mercato immobiliare nel suo complesso resta il Pil: se non cresce, e di conseguenza le disponibilità delle famiglie, difficile comprare casa.
A parte il settore degli immobili di pregio che non conosce mai vera crisi.
L’agenzia immobiliare in banca
Che cosa faccia un agente immobiliare allo sportello bancario se lo sono chiesto più volte le associazioni di categoria, ma finora ogni esposto è stato rigettato dalle autorità sulla concorrenza.
Non sono riuscite ad arginare l’entrata delle banche nella mediazione immobiliare e sicuramente la categoria ne pagherà lo scotto.
Se il mercato non cresce e le agenzie immobiliari non diminuiscono è inevitabile un calo del fatturato per gli agenti immobiliari.
Se ci si aggiunge l’entrata in gioco delle due più grandi banche italiane, il futuro non è roseo.
Banca Intesa è destinata a diventare il vero colosso della mediazione, superando anche i portali e le insegne storiche.
Con la sua Intesa Sanpaolo Casa prevede di aprire in tutta Italia agenzie immobiliari all’interno delle filiali bancarie.
Come abbiamo scritto in passato, questa attività a una prima valutazione non avrebbe spiegazioni economiche.
Usando i parametri scolastici, come abbiamo già scritto, meglio rilevare un operatore già sul mercato.
A meno che la motivazione non sia altra.
Lo ha spiegato a Monitorimmobiliare nei giorni scorsi l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina: “Siamo la più grande banca italiana, non compriamo un operatore sul mercato perché siamo in grado di creare la struttura internamente”. Perfetto e realistico. Ma il punto fondamentale è nel secondo punto che Messina ha illustrato: “Abbiamo 4.500 esuberi. Perché inserire personale esterno quando abbiamo la possibilità di riqualificare e mantenere il nostro livello di occupazione? Un’azienda come la nostra si assume anche obblighi di carattere sociale, per questo la divisione Casa utilizzerà quante più risorse interne riusciremo a individuare”.
Ecco il punto fondamentale.
L’operazione ha come chiave di volta il coinvolgimento dei lavoratori in esubero.
Una notizia positiva che fa onore alla banca, ma che se non compresa pienamente potrebbe essere pericolosa per chi scambiasse la nuova iniziativa come segnale della ripresa del mercato.
Non si parla di profitti, ma di utilizzo di risorse umane altrimenti destinate al licenziamento.
Non si annunciano profitti futuri, ma si è fieri di non licenziare.
I nuovi operatori possono avere gli stessi obiettivi?
Diventa facile prevedere che il progetto Casa andrà a erodere molto pesantemente, nelle normali logiche della concorrenza, le quote di mercato degli attuali mediatori immobiliari e non solo quelli su strada, ma anche quelli impegnati nel settore business verso le grandi aziende.
Advisor internazionali come JLL, Cushman appena venduta da Exor, Cbre in Italia ora sono messi seriamente in difficoltà dal nuovo corso delle banche. Il ruolo dei consulenti nelle grandi operazioni si rivela utile se gli istituti di credito che devono finanziare le operazioni si rivolgono a loro per avere valutazioni sulla congruità dell'operazione stessa. Ma nel momento in cui la banca, il finanziatore, vende direttamente sul mercato e conosce perfettamente tutti i passaggi dello sviluppo, a cosa servono gli advisor?
Le piccole banche
In questo scenario fa riflettere l’annuncio di Veneto Banca.
Testuale dal documento che illustra il piano industriale:
“Le azioni strategiche del Piano
-Incremento dei ricavi
Il rilancio dei ricavi avverrà mediante lo snellimento strutturale dell’assetto distributivo e la maggiore efficienza del modello di business, con particolare attenzione al contenimento dei costi di relazione.
Tre i percorsi individuati:
-La revisione della rete commerciale
-Il potenziamento della multicanalità integrata
-La nascita di una start up dedicata ai servizi di valorizzazione del patrimonio immobiliare.
Il Gruppo Veneto Banca ha inoltre scelto di avviare una nuova iniziativa commerciale nell’ambito dell’intermediazione immobiliare, che opererà in stretta sinergia con la rete di filiali e le nuove tecnologie (sito web e app) e veicolerà servizi di intermediazione immobiliare, di valorizzazione del patrimonio immobiliare e di supporto a tutto il ciclo di vita di un investimento immobiliare (acquisto, ristrutturazione, riqualificazione, adeguamenti, valutazioni per la vendita, home staging, certificazioni, vendita)”.
Se si considera che la banca ha qualche difficoltà di bilancio e lo scopo di arrivare alla quotazione in Borsa, pare strano indicare nell’immobiliare una delle principali voci di ricavo.
Uscendo dal singolo caso, non costa niente indicare un’attività come redditizia. Tanto si parla di piani industriali pluriennali, arrivati a scadenza ci saranno altri manager a giustificare l’andamento del mercato. L’effetto nell’immediato però rischia di creare grandi difficoltà agli operatori tradizionali. Quelli che hanno come stella polare far quadrare il bilancio, davvero.
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