Franchising, retail, business
29/10/2015
«Nel 2015 Diesel ha perso cento milioni di fatturato wholesale e chiuderà il conto economico meno bello della sua storia, ma dal mercato ci arrivano segni di risveglio prodotti dal forte riposizionamento in corso. Peraltro, siamo molto soddisfatti dei brillanti risultati di Marni e Maison Martin Margiela, che crescono a doppia cifra, e di Staff International».
Renzo Rosso, fondatore e presidente di Otb, la holding veneta da 1,56 miliardi di ricavi nel 2014 che si configura come l'unico polo del lusso italiano grazie a un portafoglio di marchi diversificati, tra cui appunto Diesel, il primo marchio a sfidare i giganti Usa del denim, è nel quartier generale di Breganze e sta per sedersi a tavola con i figli Stefano, ceo di Otb (è ceo anche Riccardo Stilli), e Andrea, direttore creativo delle licenze Diesel.
«Con Diesel - prosegue l'imprenditore, che ha da poco compiuto 60 anni - abbiamo fatto un'operazione chirurgica: abbiamo cambiato sia il management, inserendo il ceo Alessandro Bogliolo e il direttore creativo Nicola Formichetti, sia l'organizzazione, riducendo drasticamente le filiali europee ma mantenendo gli showroom. Non solo: abbiamo sviluppato sinergie di gruppo e ripensato il prodotto in chiave contemporanea e lifestyle, con Formichetti che si nutriva del know how delle nostre “lavanderie” in giro per il Veneto».
I manager sono stati assunti dal settore, ritenendo indispensabile almeno un'infarinatura specifica. «Nel passato - dice ancora il presidente - siamo stati forse i primi a reclutare manager da multinazionali, ma abbiamo commesso errori e lo stesso è accaduto a diversi competitor: questa è un'industria cool, in cui i volumi passano in secondo piano, mentre va valorizzata la bellezza, oltre ovviamente ai profitti. E fare utili, con i cambi delle valute sull'ottovolante, non è semplice anche se la top line cresce».
Diesel a parte, i riflettori nel mondo della moda sono puntati su Marni, l'azienda fondata da Consuelo e Gianni Castiglioni acquisita da Otb nel 2013. «Marni è una perla - puntualizza Rosso - e ha un Dna così specifico che potremmo evitare di cucire le etichette. Sarà un'azienda che ci farà divertire in futuro: bei sogni e bei risultati».
I profitti, però, al momento non sono ancora arrivati. «Ci saranno nel 2016 - precisa Stefano Rosso - perché Marni, che archivierà il 2015 a 140 o forse 150 milioni di ricavi, sconta investimenti importanti fatti per mettere a regime l'organizzazione che fino al momento dell'acquisizione era tipicamente familiare; inoltre, abbiamo iniziato a essere presenti nell'advertising e aperto i flagship di Milano e San Francisco».
L'allarme per la selezione dei brand sul mercato, che sembra sempre più spietata, non sembra preoccupare qui alle falde dell'Altopiano di Asiago. «Il mondo virtuale dà l'impressione che il mercato sia ancora più ingolfato di quello che è - dice ancora Rosso - ma un po' di sfoltimento non farà male. Ecco perché stanno emergendo marchi come Margiela che danno spazio all'alta creatività e alla bellezza: quest'anno la Maison cresce a doppia cifra rispetto ai 100 milioni di ricavi 2014, raggiungendo il breakeven. Sono orgoglioso di avere con noi John Galliano che lavora partendo dalla couture e declinando poi la creatività verso il ready-to-wear e verso i pezzi più semplici per i giovani, cioè il contrario di quello che ho sempre fatto io: chapeau! Se dieci anni fa mi avessero detto che questa sarebbe diventata la strada giusta mi sarei fatto quattro risate. Oggi vorrei che la facessero tutti i nostri brand: il mercato chiede pezzi fuori di testa».
«In realtà - aggiunge il ceo Stefano - abbiamo innalzato il posizionamento di tutti i marchi: per Viktor&Rolf, ad esempio, abbiamo tagliato il ready-to-wear concentrandoci sulla couture. È un innalzamento legato all'utilizzo di materiali più preziosi con lavorazioni più accurate per realizzare capi distintivi con un buon rapporto qualità-prezzo: del resto, sul basic il consumatore cerca il prezzo, non certo il marchio».
Nel futuro di futuro di Otb - che produce su licenza anche DSquared2 e Just Cavalli - non sono previste acquisizioni, «ma never say never - conclude Renzo Rosso -: ora ci piace il food, anzi il bio, è il nostro giochino ed è per quello che abbiamo rilevato NaturaSì. Abbiamo attraversato un momento di grande lavoro, stiamo diventando una bella eccellenza, anche se non possiamo pensare di essere come i big del settore, ma la massa critica ora è importante». La sorpresa finale arriva da Stefano: «Anche se siamo di estrazione moda, nel settore abbiamo il freno tirato sul fronte acquisizioni. Oggi i consumatori spendono meno per la moda, a parte gli accessori, e preferiscono wellness, viaggi, casa e cibo sano. Anche noi».
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