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23/11/2015
Il “il panno”, come lo chiamiamo i toscani fin dai tempi dei Medici. Una vecchia storia narra che alcuni abitanti di Stia (Arezzo), pagavano le loro tasse con un panno di tessuto formato da lana Casentino e lana Orbace (lavorata per i Padri Camaldolesi).
Sfruttato per le sue caratteristiche di robustezza come copertura per bestie da soma, il Panno Casentino venne apprezzato in seguito dai signori del loco, feudatari e prosperi mercanteggianti.
Il Casentino trova la sua fortuna a partire dal 1700, allorché divenne produzione prediletta per i numerosi lanifici sorti nella vallata. Divenuto ambito già nell’Ottocento grazie ai suoi particolari riccioli e alle originale colorazione arancione che, sembra essere nata da un errore nella mistura chimica, il “Casentino” permise l’evoluzione industriale dei paesi di Stia (paese d’origine e simbolo di questo tessuto), andando “a vestire” personaggi di spicco dell’Italia Unitaria, dai membri di Casa Savoia fino a Giuseppe Verdi, Bettino Ricasoli, e Giacomo Puccini.
Oggi, a distanza di secoli, il “Casentino” mantiene inalterato il suo carisma tutto made in Italy, è da sempre il cappotto del gentiluomo toscano.
Viene confezionato a doppiopetto, con la martingala e una grossa apertura sul retro; fodera tassativamente verde bottiglia e collo di lupo o di volpe, vestibilità molto ampia, lungo, realizzato sempre in lana del Casentino con fodera di tela pesante sempre in lana. Caldo e confortevole, un capo veramente elegante.
Negli ultimi anni anche le tonalità blu, verde, senape, marrone, nero hanno avuto il suo notevole riscontro.
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