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Economisti, tra cento fuoriclasse dieci italiani. Con 2 donne al top

01economisti libera

25/11/2015
Il primato di Raffaella Sadun (Harvard) e Veronica Guerrieri (Booth). Le seguono Guido Menzio, Federico Belotti, Alessandro GavazzaIl primato di Raffaella Sadun (Harvard) e Veronica Guerrieri (Booth).

Le seguono Guido Menzio, Federico Belotti, Alessandro Gavazza
Sono una decina, tutti italianissimi e sono fra i cento migliori giovani economisti del mondo. Questo secondo la classifica di IDEAS-RePEc, l’indice mondiale della ricerca accademica in ambito economico e finanziario. Ai primi due posti di questa speciale lista, per l’Italia, troviamo due donne, entrambe sotto i quaranta anni: Raffaella Sadun, della Harvard business school (Hbs), e Veronica Guerrieri, della Booth school of business dell’Università di Chicago. Chiude il podio Guido Menzio, dell’Università della Pennsylvania.
Lo strumento
IDEAS-RePEc è una sorta di enorme database per chi vuole conoscere le ultime novità della ricerca in economia e finanza. Ma soprattutto è il luogo telematico dove, se si è un economista, bisogna esserci. Ogni mese vengono stilate svariate classifiche, basate sul numero di paper prodotti, sulle citazioni ricevute e sull’importanza delle stesse. Una delle più seguite è quella dedicata ai giovani economisti, ovvero quelli con meno di dieci anni di presenza nel database. In prima posizione assoluta troviamo Yuriy Gorodnichenko, economista ucraino che insegna a Berkeley, in California, seguito da Muhammad Shahbaz, dell’Institute of information technology di Lahore, in Pakistan. Terza piazza per il francese Arnaud Costinot, professore di economia del Massachusetts institute of technology (Mit). Ma i nostri connazionali non sfigurano.
Al primo posto degli italiani troviamo Raffaella Sadun, 27esima della classifica totale. La Sadun è Thomas S. Murphy Associate Professor of Business administration alla Harvard business school, posizione assunta proprio quest’anno. Forte di una laurea alla Sapienza, un master all’Università Pompeu Fabra di Barcelona e di un dottorato di ricerca in Economics preso nel 2008 alla Lse, la Sadun è entrata nel 2009 all’Hbs, per restarci. Di poche parole e molti fatti, la Sadun ha evidenziato, in una delle sue ricerche più note, come gli amministratori delegati delle grandi aziende riescano a produrre più valore di quelli delle imprese familiari. Il motivo? Perché nel capitalismo familiare si tende a lavorare di meno, a passare meno tempo in ufficio e, in generale, a non considerare l’attività imprenditoriale come vincolante. Ed è per questo che, alla seconda generazione, iniziano i problemi di gestione della società, che portano all’arrivo di manager esterni.
La piazza d’onore degli italiani è per Veronica Guerrieri, 28esima assoluta. La Guerrieri ha in dote una laurea in Bocconi presa nel 2001 e un PhD in Economics preso al Mit nel 2006. Ma soprattutto dal luglio 2012 è professoressa alla Booth school of business. Posizione migliorata a partire dal gennaio 2014, quando è diventata Ronald E. Tarrson Professor of Economics. Inoltre, ha pubblicato, giovanissima, su due riviste di prestigio come Econometrica e l’American Economic Review. La sua ricerca riguarda la macroeconomia e le frizioni fra il mercato del lavoro e i mercati finanziari.
Ventinovesimo posto assoluto per il primo degli italiani, Guido Menzio, dell’Università della Pennsylvania. Nato nel 1975, dopo la laurea a Torino si spostato a Evanston, in Illinois, per prendere prima un master presso la Northwestern University e poi un dottorato di ricerca nello stesso ateneo. Dal 2011 nel board dell’International economic review, Menzio ha vinto quest’anno la medaglia Carlo Alberto, con la quale il centro di ricerca torinese premia i giovani economisti sotto i 40 anni. Premio, fra l’altro, vinto nel 2013 dalla Guerrieri.
In Italia
Staccato di molto, al 70esimo posto assoluto, troviamo il primo economista facente riferimento a un’ateneo italiano. Si tratta di Federico Belotti, del Centro di studi internazionali sull’economia e lo sviluppo di Tor Vergata. Laurea, master e dottorato presi tutti e tre nell’università romana, Belotti è considerato nella comunità scientifica come uno delle più brillanti menti dell’econometria, ovvero l’applicazione di modelli matematici e statistici alla politica economica.
Scorrendo la classifica troviamo all’80esimo posto totale Alessandro Gavazza, della London school of Economics (Lse), e specializzato nell’economia applicata. Per trovare invece il primo economista non affiliato direttamente a una università, ma a una istituzione, bisogna arrivare alla posizione numero 84. Si tratta di Francesco Ravazzolo, dal 2007 ricercatore della Norges Bank, la banca centrale norvegese. Ravazzolo, come Belotti, è un econometrico, e la sua ricerca riguarda soprattutto la modellistica di previsione della variabili macroeconomiche.
Chiudono la classifica degli italiani Marco Lo Duca, economista della Banca centrale europea (Bce), Leonardo Iacovone, della World Bank, e Stefano Giglio, anche lui come la Guerrieri, della Booth di Chicago. Ciò che colpisce è che nessuno di loro si sente un cervello in fuga, ma semplici professionisti in un mercato globale. Stimoli, avanzate risorse per la ricerca, possibilità di studio sempre nuove. Sono questi i tre fattori che hanno spinto Sadun, Guerrieri e gli altri a uscire dall’Italia. E non è detto che ci restino. Come detto dalla Guerrieri nel 2013, «non escludo di tornare...». Prima o poi.

By:http://www.corriere.it/economia/finanza_e_risparmio/notizie/economisti-cento-fuoriclasse-dieci-italiani-2-donne-top-b272a0ee-8d0e-11e5-a51e-5844305cc7f9.shtml

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