Franchising, retail, business
14/12/2015
L’Italia è stato il primo Paese a regolare l’equity crowdfunding, ma in termini assoluti il mercato non ha ancora generato i volumi attesi
Nei giorni scorsi Consob ha pubblicato la propria proposta di modifiche al regolamento dell’equity crowdfunding sottoponendola ad una consultazione pubblica aperta fino al prossimo 11 gennaio. Si tratta a mio avviso di un grande passo avanti rispetto ai problemi riscontrati con l’attuale regolamento, anche al confronto con altri paesi europei, che potrebbe dare una forte spinta in avanti a questa fonte di finanziamento (e di investimento) alternativa.
Cogliendo questo spunto, abbiamo voluto fare un quadro della situazione parlandone con Matteo Piras, co-fondatore di Starsup che, essendo stata la prima piattaforma italiana di Equity Crowdfunding autorizzata da Consob, è stata anche la prima ad operare e detiene molti “record” italiani.
Fabio Allegreni. StarsUp ha appena superato il milione di euro erogati a 4 startup. In entrambi i casi si tratta di un record per l’equity crowdfunding italiano. Quali ragioni ritiene stiano alla base di questo successo?
Matteo Piras. Noi siamo molto contenti dei risultati raggiunti. I numeri della raccolta e quelli delle operazioni concluse sono molto buoni, ma forse quello che ci fa più piacere è il numero degli investitori, oltre 150, nonché la loro diffusione territoriale. Sicuramente il fatto di essere una realtà completamente indipendente e quello di essere stati la prima piattaforma autorizzata hanno rappresentato, e rappresentano, fattori importanti di successo. Soprattutto, comunque, sono stati 2 anni molto intensi sotto il profilo lavorativo che ci hanno permesso di costruire un network ed una community importanti e di pubblicare sul portale dei progetti di qualità, che hanno incontrato l’interesse degli investitori. Siamo comunque solo agli inizi e cercheremo di fare ancora meglio già dai prossimi mesi.
Fabio Allegreni. I numeri italiani, rispetto a quelli di altri paesi europei, sono però ancora abbastanza bassi. E’ un problema di attitudine degli investitori italiani o di regolamento?
Matteo Piras. E’ vero! Siamo stati il primo Paese a regolare l’equity crowdfunding, ma in termini assoluti il mercato non ha ancora generato i volumi attesi, che in altri Paesi, pur partiti in ritardo da un punto di vista regolamentare o comunque meno importanti da un punto di vista “industriale”, si stanno già registrando. Penso che il motivo sia principalmente da ricercare nell’attitudine degli investitori italiani ad investire in “capitale di rischio”: non è solo quello dell’equity crowdfunding ad essere meno dinamico come mercato, anche il private equity o il venture capital fanno registrare numeri molto al di sotto di quelli degli altri Paesi a noi paragonabili. Inoltre più che il regolamento, che noi giudichiamo buono – non a caso ci siamo costituiti dopo l’emanazione dello stesso, ed a breve probabilmente sarà ancora migliore – è forse più un problema di normativa primaria che oggi limita l’accesso allo strumento dell’equity crowdfunding ad un numero limitato di aziende, circa 5.000, poche rispetto al numero complessivo di aziende italiane che potrebbero averne bisogno. Inoltre di queste 5.000 non tutte sono veramente adatte a fare una campagna di equity crowdfunding: o perché non è lo strumento adatto o perché non hanno una struttura organizzativa pronta all’apertura del capitale o ad una governance allargata. Anche quest’aspetto riteniamo comunque che sarà sempre meno stringente e che un sempre maggior numero di aziende, e di categorie di aziende, avrà la possibilità di accedere all’equity crowdfunding. Lo strumento, d’altra parte, è veramente un’opportunità in più per le aziende, rapida e piuttosto economica.
Fabio Allegreni. La nuova bozza appena proposta da Consob supera i problemi evidenziati?
Matteo Piras. La nuova bozza, attualmente in consultazione, supera gran parte delle criticità che sino ad oggi erano state sollevate. Di fatto il problema dell’ammontare dell’investimento, per cui al di sopra di una determinata soglia scattava una complicata procedura di verifica dell’appropriatezza dell’investitore e/o di operatività interbancaria, dovrebbe essere superata delegando il gestore, e quindi responsabilizzandolo, all’effettuazione di tale verifica. E poi dovrebbe essere allargato, non di poco, l’insieme dei soggetti che potranno permettere il perfezionamento dell’offerta sottoscrivendone almeno il 5%, includendo gli investitori professionali su richiesta. Anche questo è un grande passo in avanti.
Fabio Allegreni. Qual è nella vostra esperienza il profilo dell’investitore “medio” che ha investito nelle iniziative proposte da Starsup?
Matteo Piras. Si tratta di un insieme molto eterogeneo nel quale si possono trovare, nello stesso deal, l’investitore da poche centinaia di euro ed il fondo d’investimento. Diciamo che, limitandoci ai nostri primi 155 investitori, e tra essi in particolare alle 144 persone fisiche, esse hanno un’età media di quasi 44 anni, e sono in prevalenza di uomini (78%). Toscana, Lombardia, Sardegna ed Emilia Romagna sono le principali regioni di provenienza, anche se sotto quest’aspetto la diffusione territoriale è piuttosto estesa. La sottoscrizione media è di circa 7.230 euro.
Fabio Allegreni. In quali casi l’ECF è un’opportunità da cogliere per startup e PMI?
Matteo Piras. Una campagna di equity crowdfunding è un’operazione di finanza ma anche di “marketing”. Sotto il primo aspetto può collocarsi in molti momenti della vita aziendale, considerato che l’ammontare del funding può arrivare a 5 milioni, e sicuramente in relazione ad una fase di sviluppo caratterizzata da forti investimenti. Per una start-up potrebbe essere il momento antecedente all’esordio nel mercato, per una PMI quello del lancio di un nuovo prodotto o di ingresso in un mercato estero. In tutti i casi si finanzia lo sviluppo con l’equity e non con il debito, e questo è spesso corretto. Sotto l’aspetto del “marketing”, l’equity crowdfunding è un’operazione con grandissime potenzialità. Si pensi solo alla visibilità che ne deriva per il solo fatto di essere on line, alla possibilità, grazie al web, di raggiungere chiunque, o alla futura compagine societaria che potrebbe vedere coinvolti, oltre ad alcuni partner commerciali, anche, ad esempio, i propri clienti, che in questo modo sarebbero più che fidelizzati in quanto coinvolti direttamente nella compagine societaria. Inoltre si possono capire le potenzialità o le criticità di un prodotto o di un business, grazie al continuo scambio di informazioni con la community che piano piano si crea.
Fabio Allegreni. Quale scenario vede per Starsup e per L’ECF nei prossimi tre anni?
Matteo Piras. Riguardo al mercato dell’ECF rimaniamo molto fiduciosi, a maggior ragione in considerazione delle prossime possibili modifiche regolamentari. Sicuramente c’è da fare ancora molto: pensiamo ad esempio allo sviluppo di un mercato secondario, o alla maggior capacità di attrarre investitori esteri. Siamo però sempre più convinti che assisteremo ad una forte crescita del settore; basterebbero le stime della Banca Mondiale che prevedono da qui a 10 anni l’utilizzo di questo strumento da parte di circa 300 milioni di famiglie nel mondo. Per quanto ci riguarda cercheremo di continuare a lavorare bene, con l’obiettivo di confermare ed incrementare la fiducia che fino ad oggi ci è stata concessa. In questi 2 anni in cui abbiamo girato l’Italia, abbiamo incontrato tanta eccellenza, conosciuto persone molto valide, visto innovazioni che se ben supportate potrebbero avere un impatto ed un successo enormi. Insomma siamo convinti che l’Italia nell’equity crowdfunding sarà un mercato di riferimento.
Fonte:https://www.key4biz.it/crowd4fund-consultazione-consob-passo-in-avanti-per-lequity-crowdfunding-intervista-a-matteo-piras-starsup/