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Ecco cosa cambia per le imprese italiane, se Londra esce dall’Unione

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09/02/2016
L'interscambio commerciale tra Italia e Regno Unito ammonta a 37 miliardi e mezzo di dollari. Senza contare il settore finanziario. Il parere di Leonardo Simonelli, Presidente della Camera di Commercio italiana per il Regno Unito

Ci sono 37,5 miliardi di dollari che ballano tra il sì e il no all'Europa che si va discutendo nel Regno Unito. E questo, solo per quanto riguarda l’Italia. Tanto è infatti l'ammontare dell'interscambio commerciale tra Italia e Gran Bretagna, secondo quanto fatto registrare nell'anno appena trascorso (per la precisione 37,3 miliardi di dollari – dati OEC, Observatory of Economic Complexity).
Ma se si verificassero delle condizioni inattese, capaci di modificare l'equilibrio instauratosi nelle relazioni economiche tra i due Paesi, che modificazioni subirebbe questo volume commerciale?
Secondo Leonardo Simonelli, Presidente della Camera di Commercio italiana per il Regno Unito, l'eventualità di una Brexit, per quanto remota, costituirebbe un enorme arretramento sotto il profilo politico, commerciale e finanziario. E, soprattutto, porterebbe a degli inevitabili ripensamenti negli investitori italiani attivi Oltremanica.
La Gran Bretagna sino ad oggi ha tratto notevoli vantaggi dal Mercato Unico, vantaggi di cui hanno potuto godere poi anche le aziende italiane che operano nel Regno Unito (sono più di mille le sussidiarie italiane sul territorio).
Qualunque modifica dello status quo genererebbe un clima di incertezza e di instabilità inaccettabili e porterebbe decise ripercussioni sull'economia e la politica britanniche.
Quanto di più sgradito possa esserci per gli investitori internazionali come per Cameron e il suo esecutivo. Dunque, un'eventualità simile va rigettata con decisione, cosa che la Camera di Commercio italiana per il Regno Unito sta per altro facendo nelle sedi adeguate, esprimendo la propria cauta contrarietà all'ipotesi.
L'uscita di Londra dal Mercato Unico, il ritorno di barriere doganali e di una politica fiscale nazionalista provocherebbero senz'altro l'uscita dal mercato britannico di buona parte degli investitori internazionali, italiani compresi.
“Per questo – conclude Simonelli – in Gran Bretagna “tutto quello che è business, è favorevole all'in”, alla permanenza nell’Unione. Tutti, Cameron compreso.

Fonte:http://www.britalypost.com/it/brexit-cosa-cambierebbe-per-le-imprese-italiane-luscita-del-regno-unito-dallue/

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