Franchising, retail, business
08/03/2016
Perché Amazon è diventata Amazon? Perché oggi è impossibile che rinasca Amazon? Una ricerca del MIT racconta le differenze tra oggi e gli anni Novanta. E individua le caratteristiche del successo. Che è prevedibile
Si dice che ci sono due lezioni senza precedenti che Amazon ha dato agli economisti. Uno, un’azienda che vuole definirsi davvero innovativa non deve rivoluzionare un settore di mercato, ma un’intera economia. Due, il successo di un’azienda come Amazon è del tutto imprevedibile, almeno dall’esterno. Amazon era un venditore di libri online. Oggi impiega 230mila persone ed ha cambiato per sempre il mondo del retail. Non negli Usa, dove è nata. Ma nel mondo.
Ma, visto da vicino, cosa rende così diverso Amazon da servizi che sono nati più o meno nello stesso periodo e con la stessa mission come Pets.com o Kozmo.com? Perché Amazon è esplosa a livello mondiale, mentre le altre sono implose con la bolla dot.com? E’ la domanda che si sono posti i ricercatori del MIT di Boston, anticipata da FiveThirtyEight.com.
Il Shots on goal approach non funziona più
Nella logica delle startup, incoraggiata da venture e policymaker non solo negli Usa ma ovunque, bisogna incoraggiare la libera iniziativa degli imprenditori affinché possano portare linfa vitale (leggasi innovazione) nel tessuto produttivo. Qualcuna andrà bene, altre, molte andranno male. Ma statisticamente tra la nuova linfa ci sarà la nuova Amazon. Si spera. Che darà un buon ritorno, anche per quegli investimenti andati male. Questo si chiama secondo la definizione di Robert Litan, Shots on goal approach.
Eppure, secondo la ricerca pubblicata dal MIT, Amazon era tutt’altro che imprevedibile. Le condizioni per immaginarla c’erano tutte. I ricercatori hanno scritto di aver trovato un set di caratteristiche specifiche che possono identificare quale azienda può avere successo. Che permetterebbe a città e stati e istituzioni di andare oltre l’approccio di Litan e puntare su aziende che hanno caratteristiche idonee a creare lavoro e valore. La ricetta perfetta dell’impresa di successo.
In cosa consiste la ricerca del MIT
La ricerca è stata condotta su un arco temporale di 30 anni. Negli anni 80 in America sono state avviate più di 450mila imprese. Nel 2013 400mila. Con il 40% di popolazione in più rispetto agli anni 80. Gli americani cambiano lavoro meno spesso, si muovono meno spesso da nazione a nazione. Ma in questo scenario generale, le startup sono aumentate. E’ aumentato il numero di aziende che hanno quelle caratteristiche di crescita veloce e innovazione. Come Amazon, appunto.
I dati raccontano che fare startup non porterà più ai risultati degli anni scorsi
Stern e Guzman, i ricercatori che hanno firmato il lavoro, hanno notato come nonostante si sia ampliata la platea dei wannabe Bezos (grazie alla pubblicità sulle startup, sulla loro filosofia etc…) si sia enormemente ristretto il numero potenziale di aziende che possono fare bene quanto Amazon. Nel mondo insomma si creano molte startup, ma pochissime di queste crescono tanto. «It’s a scaling problem» taglia corto Stern. Un problema di crescita. «Il meccanismo che fa diventare un’azienda piccola un colosso del mercato sembra funzionare meno, molto meno oggi». Si è inceppato. Ma è proprio vero che chi fa startup vuole per forza creare un impero alla Bezos? No, secondo una ricerca del NBER. Piuttosto chi fa startup vuole essere il capo di se stesso, seguire la propria passione o costruire un business per il futuro di se stessi e della propria famiglia. Non tutti. Gli altri, una buona parte, vuole creare un’azienda leader di mercato. Quelle più ambiziose, o con le potenzialità per diventarlo.
Le 5 caratteristiche della startup di successo, secondo gli schemi ricorrenti
La ricerca del MIT non vuole, spiegano gli autori, arrivare alla definizione dell’azienda che sarà la nuova Amazon. Ma capire gli schermi ricorrenti di quelle che potrebbero diventarlo. Non si può identificare con certezza, ma si può capire chi ci sta provando. Hanno capito che le startup ambizione condividono alcune qualità.
I nomi di queste tendono ad essere più brevi
Non contengono nomi o acronimi dei founder
Nascono come in forma societaria di Corporation, e non come Limited Liability Companies
Vengono fondate in Delaware
Brevettano qualcosa subito dopo la costituzione
In base a questi 5 parametri i ricercatori hanno calcolato un Entrepreneurial Quality Index. E il risultato è che, sin da subito, era chiaro che Bezos non voleva aprire un negozietto. Quelle che avevano queste caratteristiche, sono sopravvissute alla dot.com. In questo schema elaborato da FiveThirtyEight si capisce bene.
Ma potenziale non vuol dire successo, non per forza. Stern e Guzman hanno quindi sviluppato una seconda misura che indicizza quali delle aziende che promettevano bene (in base ai parametri su indicati) poi hanno mantenuto le promesse. Hanno preso in considerazione solo le aziende che hanno puntato all’IPO oppure hanno venduto per oltre 10 milioni. E il numero di successi negli anni Novanta, era di molto superiore (per via del clima positivo che si respirava in quegli anni, ma anche per il fatto che si fosse in clima prebolla). Lo schema lo ha ancora creato FiveThirtyEight.
Il risultato comunque è lo stesso. Le startup non crescono così tanto quanto fossero abituate a fare durante le due decadi precedenti a queste. Ripetiamo, non per forza deve essere intesa come una cosa negativa. Ma è un dato che i ricercatori evidenziano. E non è nemmeno chiaro perché non crescono più.
Le ipotesi del MIT sono:
Che crescono, magari bene, in vendite e clienti, ma non c’è spazio per avere un impatto più grande sull’economia. Anche per via del fatto che le tech company impiegano poche persone, anche quando guadagnano tanto (Facebook nel mondo impiega 13mila persone. Meno di un sesto del comune di Roma, 70mila)
L’economia è diventata un po’ meno favorevole alle startup. Che stanno fallendo molto di più che in passato. Ed è per questo che specie negli Usa si torna a chiedere regole e policy a favore delle neoimprese
Lo spettro che avanza specie negli USA, ma è ragionevole pensare che sia così anche fuori, è che si vada sempre più verso un divario netto tra le aziende che sono cresciute come giganti negli anni Novanta e quelle che sono nate dopo. O che nascono oggi. Con molte difficoltà in più di poter creare business che scalano. Il nanismo insommma può non essere un problema solo delle startup nate a queste latitudini.
Fonte:http://startupitalia.eu/52644-20160309-amazon-microsoft-apple-mit-startup