Franchising, retail, business
17/04/2016
Ecco le storie dei cinque finalisti del Cfa Challenge, che dopo aver battuto italiani ed euroei perdono in finale dai canadesi. Anna vuole occuparsi di Cucinelli e Della Valle, Franesca di Luxottica, Gabriele indeciso tra banca e Ferrari, Riccardo pensa a un'Ong ma stima Campari e Alessandro sceglie Ferrero perchè è diventata grande anche senza l'Ipo
MILANO - Cinque ragazzi di una scuola pubblica prima battono tutte le università tricolori, a cominciare dalla Bocconi, poi superano in Inglese anche l'Inghilterra, infine arrivano alla finalissima del Cfa Challange a Chicago e perdono con onore contro la squadra canadese. Anche nel Paese dove c'è meno cultura finanziaria, dove per gli italiani la Borsa è un posto in cui "giocare", cinque studenti della facoltà di Ingegneria gestionale del Politecnico di Milano, ovvero Riccardo Borgonovo, Francesca Carini, Alessandro Chiavari, Anna Frontani e Gabriele Ramaioli, sono tra i 20 migliori al mondo quanto a analisi finanziaria di bilancio.
Lavorare e fare squadra
"Ci siamo divisi i compiti ma siamo diventati una squadra fin da subito - dice Anna Frontani, il cui sogno da grande è quotare in Borsa Aboca, un'azienda toscana come lei di cosmesi naturale - io ho sviluppato l'analisti dei rischi, Alessandro i modelli su Excell, Gabriele ha studiato i multipli e le aziende concorrenti, Riccardo il modello finanziario e Francesca la strategia". I ragazzi hanno dovuto analizzare un'azienda italiana complessa come Diasorin, che si occupa di diagnostica molecolare, e convincere degli esperti veri, come i gestori di Fidelity o gli analisti di Citigroup, che era un titolo da comprare. "Abbiamo studiato il caso per sei mesi - ricorda Gabriele Ramaioli - lavorando sodo siamo diventati subito una squadra affiatata". Nessuna spintarella, nessuna conoscenza, solo tanto lavoro. "Abbiamo fatto una telefonata su Diasorin via Skype il giorno di Natale - dice Francesca Carini - all'inizio è stata dura perché il settore dell'immuno-diagnostica è complicato". "Una volta fatta la ricerca è iniziata la fase più difficile - ricorda Alessandro Chiavari - perché dovevamo fare una presentazione di 10 minuti e rispondere alle domande che ci facevano le varie commissioni di epserti ed essere convincenti". Ma la sfida e la tensione è stata più difficile all'inizio delle selezioni, contro le Università italiane. Poi, andando avanti, la squadra si è fatta più forte e i rivali sono diventati amici.
La finale e i loro miti
"In finale noi eravamo gli ultimi e aspettavamo nella stanza verde - racconta Riccardo Borgonovo -, e i ragazzi delle Filippine ci hanno detto: state tranquilli andrà bene". Non è andata bene, ma partecipare è l'importante e poi contro in finale c'erano tutti ragazzi bilingue provenienti appunto da Canada, Usa e Filippine. Alla domanda di chi sia il loro idolo nel mondo dell'industria-finanza, Anna sceglie Jeff Schumacher di Boston Consulting Group che ha conosciuto in questa gara, Francesca Christine indica Christine Lagarde dell'Fmi, Gabriele il governatore della Bce Mario Draghi "per la sua compostezza", Riccardo Steve Jobs "perché bisogna essere pazzi e affamati" e Alessandro Elon Musk di Testa, "perché 20 anni fa c'aveva già visto bene".
Il futuro dopo l'università.
Se a loro, che a 24 anni stanno per laurearsi, si domanda cosa vogliono fare da grandi, questi ragazzi che finora sembravano sicuri, un po' si perdono, ci pensano: vorrebbero lavorare in finanza ma stare in Italia, e non lo dicono ma lo sanno che qui è un po' complicato. Anna dice che vorrebbe fare l'analista finanziario del settore lusso, e seguire aziende come quelle di Brunello Cucinelli o Diego Della Valle. Francesca vorrebbe fare l'investor relation per gli occhiali di Luxottica, Gabriele è indeciso tra una banca d'affari e un'azienda tecnologica, ma la sua preferita è Ferrari. Riccardo ama anche la consulenza "perché ti fa girare il mondo" e non esclude un'Ong, mentre tra le aziende tricolori sceglie Campari. Infine Alessandro, che è indeciso tra ricerca e consulenza, sogna di lavorare in Ferrero perché "è diventata grande, anche senza quotarsi". E ora che stanno rientrando da Chicago, chissà se almeno questi cinque cervelli ce la faremo a farli restare in Italia.
Fonte:http://www.repubblica.it/economia/2016/04/17/news/cinque_ventenni_italiani_del_politecnico_alla_finale_mondiale_di_analisi_finanziaria-137836516/