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12/05/2016
Il 6 maggio l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare ha confermato il rischio di cancerogenicità e genotossicità di alcuni contaminanti di cui l’olio di palma è ricco
Palma-Leaks, dal 2004 ‘Big Food’ sapeva del pericolo cancro per bambini e adolescenti nei cibi con l’olio di palma
Il 6 maggio l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare ha confermato il rischio di cancerogenicità e genotossicità di alcuni contaminanti di cui l’olio di palma è ricco. Evidenziando i pericoli soprattutto per i bambini e gli adolescenti. Ma i colossi di ‘Big Food’ ben conoscevano la tossicità del palma, dal 2004 almeno, e hanno continuato a impiegarlo in una miriade di alimenti. È il ‘Palma-leaks’, che l’esperto di ‘food law’ avv. Dario Dongo, autore della petizione contro il palma negli alimenti, rivela sul sito greatitalianfoodtrade.it.
“Gli atti dei convegni internazionali reperiti sul web mostrano che già nel 2004 era nota la presenza dei pericolosi contaminanti in numerosi cibi. Dolci e biscotti, formule per i lattanti, crackers e barrette, proprio a causa del grasso di palma raffinato. Ed era altrettanto nota, al contrario, la sicurezza dei grassi vegetali non raffinati (come l’extra-vergine di oliva) e di quelli animali (come burro e panna)“, spiega Dongo. “I profili tossicologici erano conosciuti, e i ricercatori di ‘Big Food’ davano atto di non essere in grado di ridurre la tossicità del palma a livelli accettabili. Eppure, hanno continuato a utilizzare questo grasso tropicale come niente fosse, e anzi a incrementarne l’impiego in una moltitudine di alimenti“.
Si citano le presentazioni di:
– Nestlé, Dr. Walburga Seefelder, simposio ILSI a Bruxelles, febbraio 2009,
– istituto CVUA di Stuttgart, Dr. Rüdiger Weißhaar, idem c.s.
– Nestlé, Dr. Richard Stadler, convegno a Praga, aprile 2009,
– Istituto francese per i grassi e gli oli, ‘workshop’ organizzato da ‘Euro Fed Lipid’, 2009,
– FEI, ‘Research Association of the German Food Industry’, a ‘ILSI workshop on MCPD and Glycidyl esters in Food Products’, 2011.
“Le relazioni citate sono altresì univoche nel rilevare che gli oli di semi vegetali, es. girasole e colza, presentavano livelli di contaminazione ‘significativamente inferiori’ rispetto ai grassi di palma raffinati“, prosegue Dongo. “Big Food avrebbe dovuto rimuovere subito il palma, salvaguardare la sanità pubblica anzichè continuare a immettere sul mercato globale alimenti potenzialmente pericolosi”.
Bisogna quindi verificare le responsabilità dei ‘decision makers’ delle multinazionali del cibo, spiega l’avvocato. Ma questo sarà compito della magistratura. “Ciò che stupisce é invece l’ostinazione delle organizzazioni portavoce di ‘Big Food’ e dei produttori asiatici di palma nel raccontare la favola di un olio di palma ‘buono’“, dice Dongo, “negando l’evidenza dei documenti portati a sostegno della petizione di greatitalianfoodtrade.it assieme a ilfattoalimentare.it, che in 18 mesi ha raccolto l’adesione di 176mila consumatori italiani”.
(n.d.r. Newsfood.com: l’adesione dei consumatori non è un avallo alla pericolosità ma semplicemente un “gregge” che segue inconsciamente il suo pastore. Ancora oggi il consumatore attento e consapevole non ha notizie certe, o quanto meno sono troppe le fonti “autorevoli” che dichiarano il contrario del contrario…)
Dongo: “Ora il Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare Vytenis Andriukaitis dovrà adottare con urgenza le doverose misure di gestione della crisi, per l’indifferibile salvaguardia della salute dei consumatori europei. Dovrà altresì spiegare il perché la Commissione europea ha trascurato per anni la considerazione dei rischi ben noti non solo alle ’10 grandi sorelle’ della produzione industriale ma pure alla comunità scientifica, alle autorità nazionali deputate alla sicurezza alimentare, e all’Efsa che già nel 2013 si era espressa su alcuni dei contaminanti in questione. Lo scandalo ‘Volkswagen’, al cospetto, sembra quasi una piccola cosa.”
Per maggiori informazioni, si veda l’articolo http://www.greatitalianfoodtrade.it/news-food-times/palma-leaks-le-multinazionali-di-big-food-conoscevano-da-una-dozzina-d-anni-il-pericolo-cancro-e-genotossicità-per-bambini-e-adolescenti