Franchising, retail, business
25/07/2016
10 motivi 10 per cui Dolce & Gabbana, che vi piaccia o no, è il brand da cui tutti dovrebbero prendere esempio. E non solo nella moda.
In molti si domandano quale sia la ricetta giusta per il successo in un momento di devastanti cambiamenti socio politici e di conseguente incertezza dei mercati.
Quale sia il modo per passare attraverso pulsioni continue e opposte che obbligano brand grandi e piccoli a fare riflessioni, a volte dolorose a volte semplicemente inefficaci, per cercare di trovare il giusto bilanciamento tra rinnovamento e tradizione, tra progresso e conservazione.
Anche i giganti vacillano in questo difficile passaggio trasformativo ma continuano ad esistere realtà che non solo non hanno problemi economici ma prosperano sia da un punto di vista di vendite che di produzione di contenuti.
E come sappiamo le due cose sono strettamente interconnesse.
Quindi abbiamo semplicemente deciso di raccontare in 10 punti e 10 parole il brand che secondo noi più di ogni altro rappresenta, da un punto di vista di metodo e di risultati, più di ogni altro la via giusta verso il mercato: Dolce&Gabbana.
1 NARRAZIONE
Dalla prima campagna scattata da Ferdinando Scianna con Marpessa nel lontano 1987 all’ultima in ordine di tempo per l’inverno 2017 fotografata dal reporter di guerra Stefano Pagetti, passando per lo spot del profumo Rosa Excelsa girato da Giuseppe Tornatore con musica di Ennio Morricone e interpretato da Sofia Loren, Dolce & Gabbana hanno sempre raccontato la stessa storia.
Il tema di questa storia che continua, in modi differenti, da 30 anni è la ricostruzione. Non il neorealismo, l’erotismo, la dolce vita, l’italianità o la sicilianità ma la sorprendente capacità italiana di ricostruire dalle macerie qualcosa di meraviglioso, di attraente, di bello.
Il periodo di riferimento è il decennio 1945/1955, un momento in cui si riesce contemporaneamente a fare una riflessione lucida sugli orrori della guerra attraverso il neorealismo e a ridisegnare un immaginario fatto di fisici dirompenti e notti sotto le stelle con la dolce vita. Una commistione di orrore e piacere che è sempre presente sottotraccia nel lavoro del dinamico duo e che è perfettamente rappresentata nell’emozionante spot di Tornatore.
Sarà anche pop ma è una storia convincente, sincera e eterna.
2 FATTURATI
Dolce & Gabbana è un’azienda indipendente, non quotata, finanziariamente sanissima che pubblica ogni anno un report finanziario per essere completamente trasparente. L’ultimo anno fiscale, il 2015/2016, ha fatturato 1,19 miliardi di Euro segnando un +13% rispetto all’anno precedente. Il brand ha 323 negozi monomarca, collezioni donna, uomo, bimbo, beauty, gioielli, occhiali e orologi. Dal 2.000 l’azienda ha iniziato un processo di internalizzazione di tutte le licenze cha ha portato alla creazione di una struttura industriale fortemente verticalizzata e quindi completamente autonoma.
Per chi se lo stesse chiedendo, Domenico Dolce e Stefano Gabbana sono stati prosciolti in via definitiva dall’accusa di evasione fiscale dalla Corte di Cassazione “perché il fatto non sussiste”.
3 LUSSO
A partire dal 2011 Dolce & Gabbana hanno intrapreso un difficile cammino per ottenere un solido posizionamento come brand di lusso: è stata chiusa la seconda linea D&G che fruttava ben 400 milioni di Euro l’anno, sono state create le linee di Alta Moda donna nel 2012 e uomo nel 2015, è stata introdotta la collezione gioielli ed è stata sviluppata significativamente l’area beauty.
Quasi tutti si sono dimenticati le invasioni estive di t-shirt a marchio D&G mentre tutti ricordano il sensazionale evento a Napoli per la presentazione dell’ultima collezione di alta moda.
Forse non avranno pagato l’occupazione del suolo pubblico ma hanno occupato tutti i giornali del mondo dando un’immagine fortemente positiva di una delle città più belle del mondo, aggiungendo in questo semplice modo valore al loro marchio.
4 SOCIAL
Dolce & Gabbana hanno capito l’importanza dei social network prima e meglio di molti altri. Il profilo Instagram del brand ha 9,9 milioni di followers contro i 9,6 di Gucci e i 9 di Prada ed è ben poco distante dai 10,9 del blasonatissimo Dior.
La pagina Facebook ha 10,3 milioni di followers, mentre l’account Twitter ne ha 4,1. Per la sfilata uomo della primavera/estate 2017 in prima fila è stata schierata una parata di influencer che nessun marchio era mai riuscito a raccogliere: da Presley Gerber, figlio di Cindy Crawford, a Rafferty law, figlio di Jude Law, a Cameron Dallas, a Brandon Thomas Lee, figlio di Pamela Anderson e Tommy Lee e ormai celebri sono lo uscite delle modelle che si scattano i selfie mentre sfilano.
Siamo nel 2016 e nessuna azienda può più prescindere dalla comunicazione digitale. Chi non sa come fare può visitare i profili social Dolce&Gabbana e farsi un corso accelerato di social web management. Ne trarrà grandi benefici.
5 CELEBRITIES
Da Madonna a Kylie Minogue, da Scarlett Johansson a Katy Perry, da Monica Bellucci a Sophia Loren, Dolce & Gabbana hanno una lunghissima storia di collaborazione con le celebrities. La riconoscibilità stessa del brand è stata in parte costruita con l’aiuto di cantanti o attori con i quali Stefano e Domenico sono riusciti a costruire un rapporto privilegiato, spesso personale.
Questo importante tratto rende molto più efficace l’uso di alcune celebrities che diventano col tempo portatrici dei valori del brand, al contrario dell’abuso e del conseguente sperpero di energie che si sta vedendo ultimamente sul red carpet. Ma attenzione: nessuna celebrities avrà mai un vestito della collezione alta moda e nessuno di questi vestiti sarà mai fotografato su nessun social.
Perché ciò che deve essere pop va tenuto separato da ciò che deve essere esclusivo.
5 BEAUTY
Dolce & Gabbana sono riusciti nel sogno di ogni marchio che vuole essere globale: avere una linea di fragranze, make-up e skin care competitiva con quelle dei cugini francesi. Prodotta e distribuita da Procter & Gamble fino a poco tempo fa e ora passata nelle mani di Shiseido, la parte beauty conta di una ventina di fragranze ben distribuite in ogni segmento di mercato e di 15 fragranze esclusive che si posizionano nella fascia alta, di una serie infinita di prodotti di make-up e di una collezione ben strutturata di skin care.
Ci hanno provato in molti a fare la stessa cosa (hello, Prada?) senza riuscirci mentre loro, ultimi arrivati sul ricchissimo mercato di profumi e balocchi, stanno stravincendo. Avranno fatto un patto col diavolo o saranno semplicemente più intelligenti della media?
7 OUTING
Il duo più noto della moda italiana ha un grado di sincerità molto alto che più di una volta è apparso come supponenza, se non addirittura come ignoranza.
La famosa frase “L’unica famiglia è quella tradizionale” pronunciata da Domenico Dolce in un’intervista a Panorama a proposito delle adozioni gay ha scatenato un (giusto) pandemonio mediatico che non si vedeva dai tempi delle intercettazioni telefoniche di Berlusconi.
Ma in un posto dove il politically correct fatica a trovare casa c’è anche spazio per gesti come il decidere di non invitare più nessuno di Vogue Italia alle loro sfilate o di bandire per sempre i giornalisti superstar Cathy Horyn o Alex Fury. In questo caso le proteste a proposito di lesa libertà di stampa da parte di giornali che si nutrono delle inserzioni del brand è forse un po’ debole. Ogni giornale di moda al mondo rispetta il dictat pubblicità=editoriali e per quanto non ci sia niente di giusto in questo sistema è evidente che lascia spazio a iniziative come quelle di cui sopra.
La sincerità è, genericamente, qualcosa che nella moda viene trattata come un male incurabile ma nel momento in cui ne chiediamo di più dobbiamo anche essere pronti ad affrontarne i possibili (lievi) contraccolpi.
8 VESTITI VENDIBILI
Il cuore del successo di Dolce & Gabbana è che fanno vestiti, scarpe, borse, foulard, gioielli e occhiali che la gente si compra e si mette. Non la stessa cosa si può prosaicamente dire delle palandrane intellettuali di Cèline (che ci piacciono ovviamente tantissimo) o del recycle-to-luxury di J.W. Anderson. Per Stefano e Domenico la cosa più importante è accontentare i clienti finali.
Un’attenzione che viene spesso ricondotta a quella delle bottegaie di provincia ma che riempie il mercato di oggetti che, sempre più stranamente, finiscono negli armadi di qualcuno e si vedono per le strade.
Fare vestiti che si vendono è da tempo diventato disdicevole nel mondo della moda, mentre fare vestiti che nessuno si metterebbe neanche con una pistola puntata alla tempia è sempre più cool. Il sistema rischia l’implosione anche perché ci sono ogni giorno meno orecchie che ascoltano cosa vogliono le persone reali. Cosa che Dolce & Gabbana non hanno mai smesso di fare.
9 GLOBAL CORPORATION FREE
In un momento in cui la parola indipendente sembra assorbire ogni tratto politicamente, socialmente e eticamente positivo, Dolce & Gabbana continuano serenamente a non fare parte di nessun grande gruppo del lusso, a non essere quotati, avendo come unici azionisti di riferimento sé stessi.
Questo vuol dire che la invisibile parte economica dell’azienda è gestita bene tanto quanto l’area creativa e della comunicazione e che la forte e intelligente parte manageriale è riuscita a trovare un punto di accordo con la proprietà.
Ergo: si può mantenere in un’azienda le caratteristiche della conduzione familiare anche facendola crescere all’infinito. E chi deve capire capisca.
10 LOVE ME OR LEAVE ME
Last but not least il nostro dinamico duo è stato per molto tempo una coppia anche nella vita reale. Quando le loro strade affettive si sono separate hanno deciso (pare d’amore e d’accordo) di non distruggere tutto quello che avevano costruito rimanendo una solida coppia professionale.
È probabile che ogni tanto si mandino reciprocamente a quel paese ma il successo del marchio Dolce & Gabbana è anche l’evidenza che ogni tipo di conflitto può essere sciolto quando in ballo c’è qualcosa di più grande del destino di due singole persone.
Fonte:http://www.vixmagazine.it/dolce-gabbana-e-il-brand-piu-figo-del-mondo/