Franchising, retail, business
08/10/2016
Ahold è il partner ideale per Esselunga? Per lo scomparso Bernardo Caprotti sì. E la spagnola Mercadona? Da evitare secondo il fondatore.
Tant’è che lo ha scritto chiaro nel suo testamento: l’azienda «è diventata attrattiva. Ma è troppo pesante condurla, pesantissimo possederla. Occorre trovare una collocazione internazionale. Ahold sarebbe ideale. Mercadona no». Coop poi Caprotti la vede come la peste.
Approccio soft
Perchè proprio Ahold? Per Luigi Consiglio, presidente della società di consulenza Gea, «la preferenza di Caprotti potrebbe spiegarsi con il maggior rispetto dimostrato dalla multinazionale olandese nei confronti delle società acquisite: non hanno cancellato l’identità della catena assorbita». In scia Marco Costaguta, socio di Long term partners: «Ahold ha formati commerciali simili a quelli di Esselunga». Inoltre l’azionariato diffuso della società olandese, che vede tra i maggiori azionisti i fondi di private equity Blackrock (3,1%) e Mandarin Investments (2,4%), «deve aver convinto Caprotti che la multinazionale olandese non avrebbe divorato Esselunga, lasciandole l’insegna e una certa autonomia gestionale. Diversamente per una catena come Mercadona o un’americana dalla forte identità, come Walmart, questo è un problema che non si pone».
Il gigante
Peraltro la scorsa estate si è completato il processo di fusione tra l’olandese Ahold e la belga Delhaize: il fatturato pro-forma del gigante globale si avvicina ai 61 miliardi con un Ebitda margin del 6,4%, un pelo sotto il 6,8% di Esselunga che però ha solo il 12% dei ricavi degli olandesi. Ahold-Delhaize dispone di 6.500 punti vendita (Esselunga 152) in 11 Paesi (Esselunga solo in Italia) tra il Centro Europa e l’Est ma il 60% dei ricavi è realizzato negli Stati Uniti.
La fusione tra Ahold e Delhaize sarebbe motivata dalla difficoltà di sfuggire alla morsa dei discount come Costco negli Usa (fattura circa 113 miliardi di dollari) e i negozi di alta gamma come Whole Foods (14,2 miliardi). E proprio queste due insegne secondo Consiglio «potrebbero costituire una novità per la grande distribuzione italiana, ferma da 30 anni. Se queste insegne sbarcassero in Italia darebbero un scossone salutare, con beneficio per i consumatori».
In silenzio
Ad Ahold Delhaize interessa davvero Esselunga? In passato sì, oggi è rimasta in silenzio. Probabilmente dovrà prima metabolizzare la recente fusione. E poi sedersi a un tavolo a parlare di prezzo. Mancano, è vero, serie alternative. «In Italia – sostiene Costaguta – escludendo le cooperative, ci sono retailer capaci, ma nessuno ha risorse per il deal. E i player esteri, da Carrefour a Auchan, sono impegnatissimi nella ristrutturazione della rete italiana».
Del resto anche un gigante come Walmart (485 miliardi di dollari di ricavi) è impegnato a mettere ordine in casa propria: chiuderà 269 punti vendita e licenzierà 16.450 addetti tra Brasile e Usa (450 nella sede centrale). Il nuovo ceo di Walmart ha deciso di lasciare il paese sudamericano mentre negli Usa sta per abbassare la saracinesca in 154 supermercati di media taglia, poco redditizi. La rete Walmart conta su 11.600 punti vendita con 2,2 milioni di addetti. L’inglese Tesco esce solo adesso dalla crisi nera del 2015.
Fondi private
E i fondi di private equity? «Hanno le risorse necessarie per acquistare Esselunga – risponde Costaguta -. E non è detto che il breve arco temporale d’investimento li penalizzi: possono allungarlo e poi eventualmente uscirne con la quotazione». Non è escluso che i venditori vogliano massimizzare il guadagno: in questo caso, secondo i multipli correnti, Esselunga potrebbe valere tra i 4 e i 5 miliardi cioè 7-8 volte l’Ebitda mentre la cassaforte immobiliare, Villata Partecipazioni (con 83 strutture commerciali), potrebbe valere 1,5-2 miliardi.
Cifre colossali «ma che nell’arena della competizione mondiale diventano modeste» commenta Dario Righetti, partner di Deloitte. Nel report Global powers of retailing 2016 il fatturato dei primi 250 retailer mondiali ha raggiunto nel 2015 4.477 miliardi di dollari. Nel ranking mondiale, Coop Italia si colloca al 66° posto, Conad al 69°, Esselunga al 121° ed Eurospin al 214°.
Fonte:http://emanuelescarci.blog.ilsole24ore.com/2016/10/08/ahold-predatore-di-esselunga-per-ora-non-parla/