Franchising, retail, business
21/11/2016
Una tesi sul Financial Times ha gettato un’ombra sulla capacità dell’Europa di creare società da un miliardo nel mondo del tech. Forse il futuro lo faranno blockchain e bitcoin
All’Europa non bastano più i (pochi) unicorni, bisogna risalire la catena alimentare, cercare di essere «leoni», quelli che gli unicorni se li mangiano. È la tesi di Ben Robinson, ceo di Temenos, una società che produce software per banche a Ginevra. Una posizione con numeri a sostegno interessanti e sconfortanti, raccontata a Londra durante un incontro con la stampa negli uffici di Feed, una società di marketing digitale. L’ha riportata Jonathan Margolis sul suo blog sul Financial Times. «A volte anche verità consolidate hanno il potere di sconvolgerci, se ci pensiamo attentamente», comincia così il post di Margolis. Ma qual è la verità raccontata da Robinson che ha così turbato i giornalisti?
«In Europa non ci sono grandi società Web». Ma come, e gli unicorni, le società valutate per 1 miliardo di dollari? La svedese Spotify? La britannica Asos? Le tedesche Zalando e Rocket Internet? Secondo Robinson, fanno tutte un eccellente lavoro, ma non sono affatto indispensabili, non sono Google, Facebook, Amazon, aziende senza le quali è impossibile immaginare il Web. «Questi giganti veri di Internet, come Google, creano la tecnologia che genera gli unicorni, per questo possono mangiarseli». E per questo sono i leoni, gli animali feroci in cima alla catena alimentare. Secondo Robinson, è un problema sostanziale:
«Significa non essere capaci di competere davvero nell’economia del consumo, è come non avere una fabbrica di auto nel 1950».
Le dimensioni del problema tecnologico dell’Europa vanno oltre le metafore zoologico – fantastiche. I numeri. Il valore delle tre più importanti Internet company americane è di 1,3 trilioni di dollari. In Asia è di 583 miliardi di dollari. In Africa è di 76 miliardi di dollari. In Europa (includendo la russa Yandex, il «Google cirillico») si arriva a 20 miliardi di dollari. Senza contare, come sottolinea su Twitter Rob Kniaz (fondatore di Hoxton Ventures e tra i primi investitori in Deliveroo), che questi dati non si riflettono nelle acquisizioni reali: «Ci vogliono 50 miliardi di dollari per arrivare a 1 miliardo al momento dell’acquisizione». Per non parlare del fatto che, anche rimanendo sul piano degli unicorni da 1 miliardo di dollari, negli Stati Uniti ce ne sono 101, in Asia 52 e in Europa 19. «Abbiamo bisogno di più unicorni, è vero, ma soprattutto ci servono più leoni».
Secondo Robinson, l’Europa ha bisogno di creare una grande piattaforma web globale alla Google, e quella piattaforma arriverà dal fintech, mettendo in collegamento banche e aziende, oppure sfrutterà la blockchain. Il primo motivo per il quale ancora non si vedono leoni all’orizzonte sono, secondo Robinson, i capitali. «Le aziende fanno fatica a trovare fondi in Europa, negli Stati Uniti c’è più capitale di rischio e c’è più competizione tra fondi di venture capital, il che rende le condizioni migliori per le aziende. Il secondo sono le dimensioni del mercato interno: «L’Europa è grande, ma non è omogenea: lingue, leggi, pure le prese elettriche sono diverse. Gli Stati Uniti riescono a essere globali in un solo paese». Il terzo sono i militari americani, che sono sempre stati un vettore di sviluppo tecnologico. Ma se aspettiamo l’esercito europeo…