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L’Italia è ferma al palo: il meglio della crescita è già alle spalle

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26/12/2016
L’Italia finirà di pagare il conto dell’incertezza politica causata dal referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre solo nel 2019: fino ad allora la crescita sarà più debole e il 2016 – che potrebbe chiudersi con un timido +0,9% – sarò il punto massimo di progressione del Pil.

Insomma l’anno in cui la fragile ripresa si stava consolidando rischia di diventare l’anno zero. Secondo le previsioni di Prometia, infatti, il risultato elettorale apre una nuova fase di instabilità politica che, in un circolo vizioso con le prossime elezioni in Europa, dalla Francia alla Germania, condizionerà la fiducia delle famiglie e i progetti di investimento delle imprese. Inoltre, a livello globale, le politiche di Trump sosterranno la crescita interna degli Stati Uniti, ma non aiuteranno il resto del mondo.
Secondo la società di consulenza bolognese, confermando una crescita dello 0,2% nel quarto trimestre, il 2016 potrebbe chiudersi con un incremento del Pil dello 0,9%, non lontano dall’1% indicato dal governo con un trascinamento positivo nel 2017. Tuttavia, l’elezione di Trump, con i suoi riflessi sui tassi di interesse a lungo termine, da un lato, e sulla quotazione del dollaro, dall’altro, ha modificato il contesto in cui la ripresa delle Penisola dovrà consolidarsi.
A preoccupare è l’ipotesi di un aumento dei tassi di interesse perché un paese ad alto debito pubblico come l’Italia significano maggiore spesa per il servizio del debito e dunque, a parità di deficit, meno spazi per politiche fiscali espansive. L’aspetto positivo riguarda, invece, il deprezzamento dell’euro che migliorerà la competitività dei prodotti italiani favorendo le esportazioni che il prossimo anno accelereranno “anche se meno del previsto” sottolinea Prometeia.
Per gli analisti la situazione è quasi paradossale: “Il quadro è complessivamente non sfavorevole e ci avrebbe indotto a ritoccare al rialzo le previsioni, quantomeno per il 2017, ma dopo il voto referendario e la conseguente crisi di governo, le prospettive per l’economia italiana sono esposte a una ancora maggiore incertezza”. Il ciclo dei consumi, che aveva dato il via alla ripresa nel 2013 sta rallentando “sia per il fisiologico venire meno del traino dell’acquisto di auto, ma anche per una maggiore cautela delle famiglie”. Allo stesso modo si è indebolità la fiducia e, contemporaneamente, la propensione al risparmio è risalita. Le prospettive, quindi, non sono brillanti: “L’aumento dell’occupazione – scrive Prometeia – ha probabilmente raggiunto un tetto, la crescita del potere d’acquisto dei salari sarà praticamente nulla, ancorata all’inflazione passata (nulla) e con una inflazione presente in accelerazione per il venire meno dell’effetto petrolio”.
Insomma secondo la società di consulenza “traghettare l’economia italiana fuori da un 2017 con abbrivio positivo non sarà semplice”: la crescita si fermerà al +0,7%. Negli anni a seguire, la crescita sarà quindi ridotta rispetto a quanto stimato tre mesi fa “e comunque sarà condizionata alla capacità di mantenere su binari sufficientemente tracciati una finanza pubblica che devierà in misura sostanziale dagli obiettivi dichiarati, visto che il contesto politico renderà più complicato gestire i conti pubblici”.
In questo senso sarà fondamentale “tenere sotto controllo anche la ricapitalizzazione di parti del sistema bancario italiano, precondizione per garantire credito alla ripresa ma anche sostenere la fiducia delle famiglie che, in quanto risparmiatrici, guardano a queste vicende con grande preoccupazione”.

Fonte:https://it.businessinsider.com/litalia-e-ferma-al-palo-il-meglio-della-crescita-e-gia-alle-spalle/

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