Franchising, retail, business



 

L’imprenditore 30enne ai coetanei «Non lasciate le terre del sisma»

01Terremoto

12/02/2016
Rieti, l’appello di Daniele, gestore di locali: senza noi giovani non c’è futuro
«Vi chiedo di ritornare, per servire la nostra comunità. Per combattere frustrazione e rassegnazione».

Non è la disperazione che ha indotto un giovane imprenditore di Rieti a scrivere una lunga lettera per richiamare l’attenzione. Non è nemmeno la ricerca della notorietà che lo ha spinto a rivolgersi ai media. Daniele Sinibaldi, questo il nome, ha lanciato un accorato appello alla sua generazione, quella dei trentenni, che per paura del futuro e della rassegnazione se ne va via dalle zone colpite dai terremoti. L’imprenditore che ha 30 anni e vive nel territorio devastato dal sisma teme il silenzio e di ritrovarsi sempre più solo.

Burocrazia lentissima
Rieti è stata solo marginalmente danneggiata dalle scosse che hanno colpito il Centro Italia. Tuttavia Sinibaldi ha un ristorante e un pub che per ora sono chiusi in attesa di capire se potranno essere riaperti. «La burocrazia è lentissima, ho già avuto quattro ispezioni, intanto i dipendenti sono senza lavoro. Ma ho scritto questa lettera non per un fatto personale o per denuncia. Il terremoto ha solo aggravato una situazione già pesantemente critica». Spiega: «Molti miei coetanei stanno abbandonando la città, come era successo negli anni passati nel territorio circostante. Per disperazione o perché credono che non ci sia futuro. Ma se si perde la generazione creativa che ha energia, allora sì che non ci sarà futuro». L’idea della lettera è nata assieme ad altri suoi coetanei, giovani imprenditori. Spedita poi al Corriere della Sera per evitare, dice Maria Soave Nardi, che abita a Roma ma è della provincia di Rieti, «di parlare solo attraverso i social».
Il mittente è chiaro. Il destinatario pure: «Ragazzi e ragazze costretti a studiare o a lavorare fuori. Che lasciano la città per frustrazione, con la convinzione che un futuro per questa terra non esista più». Sinibaldi ha un fratello e una sorella che vivono a Londra. I suoi genitori lo vorrebbero sempre vicino, ma quando gli parlano mettono da parte il cuore: «Datti un altro po’ di tempo. Però se le cose non migliorano col ristorante prendi in considerazione di andare in Inghilterra».

L’esperienza a Oxford
L’imprenditore capisce il ragionamento dei suoi ma è proprio questo approccio alla vita che vorrebbe combattere. Lui si dà molto da fare: crede nella politica, nell’associazionismo, a soli 19 anni è diventato presidente del Consiglio Comunale dei Giovani del Lazio, fa parte del direttivo degli imprenditori di Confcommercio, ha creato un’associazione di calcio e messo su un locale dove si ascolta musica e si dà spazio alle giovani band. Ha studiato giurisprudenza, conosce bene l’inglese e ha lavorato a Oxford come consulente per quattro mesi. È stato pure tentato: «Qualche mese fa sono stato invitato da un’amica a Copenaghen. Mi sono detto, vado a vedere come si vive. E confesso che un pensierino di trasferirmi l’ho avuto. In Danimarca si sta bene. Copenaghen è una città per molti versi fantastica». Ma la tentazione ha avuto vita molto breve. «Se tutti dovessero fare come me, cosa resterebbe della mia città?».

Giovani in minoranza
L’appello ai ventenni e trentenni in realtà parte dai numeri: «Rieti è una città dove i giovani sono in minoranza. Si tratta di un problema oggettivo: è difficile far passare gli interessi di una generazione se siamo pochi. Conosco molti miei coetanei che sono diventati ottimi professionisti altrove, a Roma, Milano, Londra. Ecco, dico loro: riportate le vostre competenze qui, rimettetele al centro della comunità».
Sono passati ormai più di cinque mesi dal terremoto del 24 agosto. A Rieti i danni provocati dalle scosse sono stati molto meno ingenti rispetto a paesi come Amatrice, Norcia e tanti altri. Nel Centro Italia ci sono ancora zone isolate, frazioni e borghi distrutti, migliaia di sfollati. Sinibaldi c’è stato come volontario. Ha scavato e aiutato le popolazioni. Ed è stato lì che s’è convinto che senza l’aiuto «dei propri figli» il territorio colpito non avrà futuro: «Vinceranno solo paura e rassegnazione».

Fonte:http://www.corriere.it/cronache/17_febbraio_12/imprenditore-30enne-coetanei-f72f3114-f09c-11e6-811e-b69571ccd9d9.shtml

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