Franchising, retail, business
04/04/2017
Dieci milioni in più per Zonin 1821, che chiude il 2016 a 193 milioni di euro (+3,8%). L’ultimo esercizio è stato all’insegna del consolidamento per la società di Gambellara (Vicenza) dopo il grande salto del 2015, quando la crescita fu del 15% e permise all’azienda presieduta da Domenico Zonin di salire sul terzo gradino del podio tra le realtà del vino italiano, primo gruppo privato in una graduatoria dominata dalle coop emiliano-romagnole Cantine Riunite e Caviro.
“Siamo cresciuti in maniera generalizzata nell’export”, spiega Zonin a Pambianco Wine, “e in particolare con il prosecco, con il moscato che sta andando particolarmente bene negli Stati Uniti e con i nostri vini delle tenute. Pensavamo di poter arrivare a quota 200 milioni, purtroppo però la svalutazione della sterlina non ci ha permesso di centrare l’obiettivo. In Gran Bretagna siamo andati abbastanza bene in pound, ma l’aumento è stato azzerato per effetto del cambio”. L’export sfiora oggi l’87% del fatturato complessivo, con gli Stati Uniti primo mercato di destinazione. “La crescita in questi anni è stata spettacolare, basti pensare che nel 2000 vendevamo per l’80% in Italia” sottolinea Domenico Zonin.
In cantiere ci sono investimenti e nuovi vini. Zonin 1821 non si ferma al prosecco, di cui è uno dei leader quantitativi (circa 20 milioni di bottiglie) con una specializzazione produttiva marcata sul prodotto doc, ma sta lanciando linee di spumanti nuovi. “Investiremo parecchi milioni di dollari nel mercato americano – conclude il presidente della società – all’interno di un piano di sviluppo triennale legato ad alcuni brand tra cui spicca Castello del Poggio, che oggi negli Usa vende già trecentomila casse, ma da qui a tre anni pensiamo possa arrivare a un milione di casse”. Meno brillante la situazione in
Cina, dove Zonin ha aperto la sua terza filiale estera dopo quelle in Usa e Uk. “Non sono contento, né per noi né in generale per l’Italia. La Cina per Zonin vale 1 milione di euro contro i 63 milioni di dollari degli Usa, ed è decisamente poco. Ma è il vino italiano ad essere fermo al palo, nonostante l’aumento del 20% ottenuto nel 2016; eppure il +20% di niente è sempre troppo poco. Noi continuiamo a investire, ma in quel mercato non vediamo la luce”.
Fonte:http://wine.pambianconews.com/2017/04/zonin-cresce-nonostante-la-sterlina/177618