Franchising, retail, business
10/04/2017
Nel Q1 2017 l’equity crowdfunding in Italia ha finanziato 11 imprese per oltre €2 milioni, record assoluto. Ma per crescere bisogna rendere operativa l’apertura a tutte le PMI
L’equity crowdfunding in Italia, come avevamo previsto e auspicato, sta confermando il suo passaggio dalla fase dell’infanzia a quella… dell’adolescenza. Tra gennaio e Marzo di quest’anno, infatti, sono state finanziate 11 imprese (tra cui una PMI) per complessivi €2,173 milioni. Si tratta di un record assoluto che supera il precedente stabilito nell’ultimo trimestre del 2016 (8 imprese per quasi 1,5 milioni), confermando il trend di crescita.
Ma i record stabiliti in questo primo trimestre non finiscono qui. Il numero di persone e società che hanno sottoscritto le quote delle undici imprese, 764, dopo soli te mesi, è superiore a quello di tutto il 2016 (747). E, infatti, la media di investitori per ogni campagna è pari a 69, quasi il doppio rispetto all’anno scorso.
Tali risultati sono dovuti principalmente alle piattaforme Mamacrowd e Crowdfundme che hanno condotto al successo, rispettivamente, 4 e 3 campagne, raccogliendo la prima €783 mila e la seconda €729 mila. Le altre quattro campagne sono state chiuse, una ciascuna, sulle piattaforme Starsup, WeAreStarting, Opstart ed Equinvest.
Dal punto di vista del numero di investitori, Crowdfundme è la piattaforma che ha spinto maggiormente sul “crowd”: dei 764 investitori complessivi, 444 sono stati ingaggiati dalla piattaforma milanese (al lordo, peraltro, di eventuali investimenti effettuati dalle stesse persone in più di un’impresa).
Ciascuna delle tre campagne presentate con successo su Crowdfundme ha dunque ricevuto in media 148 investimenti. Una media molto elevata, se consideriamo che la seconda piattaforma in questa speciale classifica è Mamacrowd, con 56 investimenti per ogni campagna e che la media nazionale è di 69, mentre l’anno scorso era stata di 39.
Per quanto riguarda le caratteristiche delle imprese che hanno raccolto con successo, dove c’è innovazione è difficile definire i settori di riferimento. Per semplificare, abbiamo provato a distinguere tra chi basa il servizio offerto sul software e chi invece offre un prodotto tangibile. Ebbene, il risultato è esattamente paritetico, cinque a cinque. L’unica che sfugge a questa classificazione è InfinityHub che sostiene progetti di efficientamento energetico.
Crediamo comunque che l’equity crowdfunding in Italia sia ancora lontano dall’esprimere tutto il proprio potenziale. Sicuramente, la crescente consapevolezza di imprese e investitori porterà nei prossimi mesi da un lato ad aumentare il numero e la qualità delle offerte, e dall’altro ad accrescere il numero di persone che vorranno investire nell’economia reale.
Ma c’è ancora un grande limite. Nonostante quanto sancito nella legge di Bilancio 2017, l’accesso all’equity crowdfunding è possibile ancora solo alle startup e alle PMI innovative e, probabilmente a breve, a quanto ci risulta, anche alle imprese non-innovative, ma solo se costituite in forma di Spa. E dunque ad un numero limitatissimo di PMI italiane.
Affinché anche le Srl possano beneficiare dell’estensione sancita dalla legge di bilancio è infatti necessario che siano derogati due articoli del codice civile i quali, rispettivamente, impediscono alle Srl di raccogliere capitale presso il pubblico e di differenziare i diritti associati alle quote.
E qui la palla non può che passare al Parlamento.
di FABIO ALLEGRENI
Fonte:http://www.crowdfundingbuzz.it/il-trimestre-record-del-equity-crowdfunding-in-italia/