Franchising, retail, business



 

We' waglio', vuoi venire a lavorare nella mia startup?

01equilibrista

15/06/2017
Ricevo almeno due richieste al mese per collaborare con startup. Più o meno il copione è sempre lo stesso:

  • “Ciao Michele, non ci conosciamo, ma ti ho trovato on line e ho pensato di parlarti della mia startup…“
  • “Dimmi!”
  • “Abbiamo questa idea rivoluzionaria, sorprenderemo il mondo, non abbiamo competitor, etc etc”
  • “Fantastico! Dove posso vedere una demo?”
  • “No, per ora non abbiamo ancora nulla. Anzi, stavamo proprio cercando qualcuno che voglia collaborare con noi per realizzarla… Per caso sei interessato?”
  • “Quindi non c’è nulla? solo un’idea nella tua testa?”
    “C’è molto più dell’idea! Ho quasi fatto tutto, manca solo il prodotto!”
  • “…”
  • “Ti darò una quota importante della società, il 30%”
  • “…”

Michele, sei troppo spocchioso

Cari amici startupper, E’ dal 2012 che è esplosa la moda in Italia. Non so se ve ne ho mai parlato ma il mio rimpianto più grande è quello di non aver lavorato in una startup, da neolaureato; ma questa è un’altra storia che approfondirò successivamente.

Ciò che sbagliano tutte le persone che mi contattano (e giuro che sono almeno due al mese) è che pretendono che io debba rimanere affascinato dal loro racconto e quasi quasi debba chiedere io di lavorare per loro. Non funziona così.

Innanzitutto, la mia tolleranza al rischio si è abbassata di molto. Ora che ho una figlia ci penso 10 volte prima di prendere qualsiasi scelta che possa compromettere non la mia vita, ma la sua. Per questo motivo il momento migliore in cui si deve lanciare (o lavorare per) una startup è subito dopo l’università, quando si è ancora ragazzini e c’è un fantastico paracadute, ossia mamma & papà.

Lavorare per una startup implica un periodo più o meno lungo di lavoro senza un’entrata fissa, che in genere arriva quando si realizza una delle seguenti condizioni:

  • Un investitore ci mette i soldi
  • La startup trova dei clienti paganti

Trovare un investitore è difficile: in Italia i fondi di investimento disposti a finanziare qualcosa si contano sulle dita di una mano. E se ti danno il cash, te lo danno quando hai almeno un MVP o una demo da mostrare.

Per questo penso che in Italia convenga partire con l’idea di fatturare prima possibile, per quanto difficile questo possa sembrare.

Motivo per cui scarto tutte le startup che non sanno rispondere alla domanda “come intendi fare soldi?”.

Tra CEO e CTO deve esserci qualcosa di più forte di un matrimonio

Leggevo un interessante articolo in cui si diceva che il 65% delle startup non falliscono perchè non trovano clienti o investitori, bensì perchè i fondatori litigano.

Mettiamoci nei panni dell’aspirante startupper che ho citato prima: contatta persone a caso su facebook chiedendogli di lavorare alla sua idea.

Troverà mai qualcuno? Gli auguro di si, ma non penso proprio che succederà in maniera così scontata. Ma chi?

Dovendo lavorare con qualcuno per lanciare un’azienda, con l’ansia costante di finire i soldi, le persone che fanno nascere una startup dovrebbero essere:

  • affiatate tra di loro
  • avere lo stesso obiettivo
  • persone che si fanno guidare dai “numeri” e non dai sentimenti.

Una coppia di sposi litiga in media 321 volte in un anno (Statistiche USA eh, io e mia moglie litighiamo molto meno

- Michele Nasti

fonte: https://michelenasti.com/2017/06/09/we-waglio-vuoi-venire-a-lavorare-nella-mia-startup.html

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