Franchising, retail, business
02/07/2017 - Crescono a doppia e tripla cifra gli affari delle app per la vendita, colmando l’assenza delle cantine nell’e-commerce. Il limite: le diverse normative nazionali.
Uno smartphone al posto del carrello. Wine cellars di pregio costruite tramite app, scegliendo tra infinite possibilità. Acquisti conclusi a prezzo di cantina, con il valore aggiunto della certezza di una perfetta conservazione del prodotto. Sono varie le ragioni per cui immaginare, in un futuro non troppo lontano, lo spostamento dal commercio tradizionale a quello elettronico anche nel mondo del vino.
L’input, più che dalle aziende, arriva da società esterne che selezionano le etichette e sviluppano applicazioni dirette al consumatore. Secondo una ricerca FleishmanHillard, condotta sulle prime 32 aziende vitivinicole italiane per fatturato, soltanto 3 hanno sviluppato un e-commerce di proprietà, e tra queste c’è il leader Giv (Gruppo Italiano Vini).
Eppure in Italia il commercio elettronico dei vini esiste, cresce a percentuali da start up e vede emergere player con propositi di espansione internazionale. “Puntiamo – racconta Marco Magnocavallo, fondatore e CEO di Tannico – al consolidamento della leadership sul mercato italiano, perché già ora su dieci bottiglie vendute online in Italia tre vengono consegnate da noi; e all’espansione all’estero. Da qualche settimana, Tannico è operativo non più solo in Italia e Gran Bretagna, ma anche in Francia, Svizzera, Germania, Austria, Belgio, Olanda, Spagna e Stati Uniti”.
A livello economico, nel 2016 ha superato i sei milioni di ricavi. “Quest’anno – aggiunge Magnocavallo – stiamo girando con una crescita del 100% sugli stessi mesi dell’esercizio precedente e contiamo di raggiungere a dicembre i 12 milioni di euro”.
Nel mondo delle vendite online dei vini convivono realtà ormai affermate e autentiche start up. Viniamo, creata alla fine del 2016 da un incubatore di progetti digitali (Digital Magics, che ne controlla il 60%) in partnership con una società di comunicazione e marketing (7W), nasce con l’idea di uscire dalla cerchia dei wine lovers per intercettare la domanda di quegli e-shopper che “online – afferma la general manager Felicia Palombo – comprano di tutto, ma non il vino.
Eppure lo bevono. Non vogliamo dunque essere l’ennesima enoteca online ma una piattaforma digital, nata per aprire un nuovo mercato”. Gli investimenti sono stati concentrati sullo sviluppo della piattaforma, per poi proseguire con le attività di fund raising. In prospettiva, non si escludono forme di raccolta tramite le piattaforme di crowdfunding.
“Essendo andati online il 28 novembre scorso, il primo bilancio lo faremo a fine anno. Nei primi cinque mesi abbiamo venduto quasi mille bottiglie e, cosa ancora più interessante, abbiamo un carrello medio costante di oltre 100 euro”, conclude.La strategia di un’altra app, denominata Privilege Wine, si fonda invece sull’intermediazione tra cliente finale e cantina.
“Noi non facciamo magazzino – racconta il fondatore Maurizio Polini – e il cliente ha una doppia garanzia: acquista direttamente dal produttore, con la certezza della perfetta conservazione del prodotto, ed è al riparo dal rischio contraffazione che purtroppo, comprando online, è spesso in agguato”. La selezione dei produttori inseriti in piattaforma è stata realizzata in collaborazione con Seminario Veronelli.
I risultati? Nel 2016, primo anno di attività, Privilege Wine ha fatturato 100mila euro e quest’anno di punta a 230-250 mila. Un’altra formula è quella di Vinix, sito fondato da Filippo Ronco (già creatore di Tigullio Vino, antesignano dell’informazione online nel food), che da social commerce si è trasformato in piattaforma e app per gruppi d’acquisto, con spedizione a un solo acquirente che poi gestisce la successiva distribuzione tra i componenti del gruppo.
“Vendiamo allo stesso prezzo di acquisto del distributore – spiega Ronco – e applichiamo una minima commissione, pertanto acquistare su Vinix conviene. Cresciamo al ritmo dell’80% l’anno e a oggi abbiamo venduto 110 mila bottiglie, di cui 40 mila solo nel 2016. Nei primi 4 mesi del 2017, l’incremento è stato del 60 percento”. Sono piccoli numeri? Anche la moda, all’inizio, presentava cifre molto basse, ma poi l’online è esploso.
Il limite, nel vino, è legato perlopiù alle normative di ciascun Paese, che complicano i piani di chi intende operare worldwide e impongono aperture di filiali estere. La svolta però potrebbe arrivare dal fronte del B2B. Ne è convinto Alessandro Olivieri, cofondatore e CEO di Vinitaly Wine Club, app di e-commerce ufficiale di Vinitaly, che offre solo etichette italiane e cresce al ritmo del 70% l’anno per un fatturato 2016 di poco inferiore al milione di euro.
“Il piano al 2020 prevede vendite per 10 milioni di euro – afferma – e più che il consumer, la grande sfida sarà rifornire l’horeca, rimasto legato a un sistema distributivo molto tradizionale. I clienti del futuro sono ristoratori e titolari di bar/enoteche, mentre lo spostamento degli acquisti da pc a mobile è ormai cosa fatta: già oggi smartphone e tablet generano il 50% delle nostre vendite”.
di Andrea Guolo
Fonte:http://wine.pambianconews.com/2017/07/vino-si-compra-online-2/178268