Franchising, retail, business
23/07/2017 - I numeri della mobilità "sharing": 700 mila abbonati per le macchine, concentrati soprattutto tra Milano, Roma, Torino e Firenze.
E una fetta consistente di chi ha provato il traporto condiviso ha scelto di rinunciare al veicolo di proprietà
ROMA - I 700 mila autisti sulle automobili di Enjoy e Car2Go.
Le 200 mila persone che inforcano le biciclette comunali. I 40 mila passeggeri che ogni weekend usano l’autostop digitale di BlaBlaCar.
I manager che chiamano le berline nere di Uber. Circa un milione di italiani hanno abbracciato un nuovo modo di spostarsi. In condivisione, la stessa auto usata da più persone.
E “on demand”, a richiesta, si noleggia con il cellulare e si paga con carta di credito. “Un fenomeno in grande crescita, anche del 100% in un anno nel caso del car sharing”, spiega Raimondo Orsini, direttore generale della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, che ha raccolto questi numeri relativi al 2016. Fotografia di una nuova offerta di mobilità flessibile e basso costo, a metà tra il pubblico e il privato.
Che nel breve spaventa soprattutto i tassisti, sottraendo loro clienti e affari. Ma che alla lunga promette anche cambiare il volto delle grandi città, convincendo una nuova generazione di italiani a fare a meno dell’auto privata. Il reale successo di Uber, grande spauracchio dei tassisti, in Italia è un po’ un mistero. La società dichiara 83 mila prenotazioni eseguite nell’arco di tre mesi, non tantissime se paragonate ai 40 milioni di utenti mensili a livello globale.
Anche perché il super economico servizio Pop, in cui erano privati cittadini a improvvisarsi tassisti, è stato cancellato dopo le barricate delle auto bianche. Resta il lussuoso Black, berline nere e autisti incravattati.
Il costo è nettamente superiore a quello di un taxi, specie nei momenti di picco della domanda: non un servizio con cui sostituire l’auto privata. Ma la prospettiva, se dovesse arrivare la tanto discussa liberalizzazione, è che la società introduca anche da noi X, la versione low cost delle corse, e poi Pool, quella in condivisione, ancora più conveniente. Allora sì che qualcuno potrebbe usarle, come a Londra, su base quotidiana. Ma più in sordina, e con meno proteste, nelle grandi città italiane è già arrivato un altro servizio alternativo alla macchina privata, il car sharing.
Le 500 rosse di Enjoy, creatura dell’Eni, le Smart di Car2Go, gruppo Daimler, le nuove DriveNow crescono anno dopo anno, specie a Milano, Roma, Firenze e Torino. Il 90% dei veicoli sono concentrati in queste quattro città, ma tutti i centri italiani sopra i 250 mila abitanti hanno oggi almeno un servizio di condivisione. In tutto quasi 700mila abbonati.
Come lo usano? L’identikit dell’utente è giovane e digitale. E la durata media di un noleggio sembra indicare tratte sovrapponibili a quelle normalmente percorse con un’auto privata (o in taxi): a Milano 6,27 chilometri e 20 minuti. In Italia si tratta soprattutto di viaggi occasionali come le uscite serali. Negli Stati Uniti, no: uno studio condotto in cinque grandi città americane dove Car2Go ha lanciato il suo servizio mostra che gli abbonati lo hanno usato per il 25% al posto dell’autobus e che hanno ridotto del 10% il possesso di auto di proprietà.
“Nel lungo periodo le persone potrebbero sostituire con il trasporto in condivisione l’acquisto della macchina privata – dice Orsini”. Altrettanto in esplosione è la condivisione delle biciclette. Ormai 200 Comuni in Italia hanno un servizio di rastrelliere pubbliche, con i picchi di Milano (64mila abbonati) e Torino (23.600). L’utenza è giovane, il noleggio medio di 2 chilometri: non certo il pane di cui campano i tassisti, ma anche più breve del tipico percorso tra casa e lavoro.
Anche spostandosi in bici in città, insomma, una quattro ruote in garage è sempre necessaria per i viaggi più lunghi. Almeno in attesa della prossima evoluzione del car pooling, pronipote digitale dell’autostop.
La francese BlaBlaCar lo ha ha introdotto tra le grandi città (300 chilometri la tratta media, Roma-Napoli la più gettonata) e l’italiana JoJob per gli spostamenti tra casa e lavoro. Attenzione però: “Vogliamo cominciare a servire anche percorsi più brevi, facendo scendere i tempi di attesa”, ha detto Nicolas Brusson, capo della startup transalpina.
Condivisione cittadina, insomma, e passaggi ottenuti quasi in tempo reale. Mettendo i pezzi insieme, bike sharing, car sharing, car pooling, un pizzico di Uber e magari il buon vecchio abbonamento ai mezzi pubblici, c’è già di che muoversi a piacere, almeno nei grandi centri dove i servizi sono tutti presenti. Anche salutando per sempre il concessionario.
A Milano, la città più servita dalla mobilità alternativa, lo sharing copre appena l’1,3% degli spostamenti e il 2,8% dei chilometri percorsi. Sei cittadini su dieci, in un sondaggio dell’Osservatorio
Sharing mobility, dicono che probabilmente non potranno mai rottamare il mezzo di trasporto privato, due su dieci che sicuramente non lo faranno. Tra chi ha provato il trasporto condiviso però lo scetticismo precipita: il 23% ha già rinunciato all’automobile.
di FILIPPO SANTELLI
Fonte:http://www.repubblica.it/economia/2017/07/22/news/un_milione_di_italiani_si_spostano_in_condivisione-171373783/?ref=twhr&utm_source=dlvr.it&utm_medium=twitter