Franchising, retail, business
05/10/2017 - Quando si parla di valore di un brand s’intende il peso esercitato dal marchio sul successo di un’azienda. Spesso e volentieri, più questo peso è importante, più gli utenti acquistano un prodotto per il bisogno di definire la propria identità in relazione agli altri.
Non è un caso se preferiamo la parola utente a cliente, un po’ per il rapporto di reciproco scambio che si innesta tra produttore e consumatore finale, un po’ perché la classifica stilata da Interbrand, nota società americana di Brand Consultancy, vede primeggiare il settore IT con le prime tre piazze occupate dalla Silicon Valley, segno che la “Quarta era” del brand, come amano definirla gli analisti per i motivi sopraindicati, è ormai realtà.
Con un valore di oltre 184 miliardi di dollari Apple è la prima marca al mondo nel 2017, con una crescita del 3% rispetto all’anno scorso; seguono Google con 141,7 miliardi e +6%, e Microsoft (circa 80 mld; +10%). La tendenza al dominio delle IT è marcata dalla presenza in top ten di Amazon (5°; 64,7 mld; +29%), Samsung (6°; 56,2 mld; +9%), Facebook (8°; 48,1 mld; +48%) e IBM (10°; 46,8 mld; -11%). Oltre al calo di quest’ultima, da segnalare l’uscita dalle prime dieci di General Electric, all’undicesimo posto con 44,2 miliardi malgrado una crescita del 3% rispetto al 2016. Per la prima volta giù dal podio Coca Cola (4°; 69,7 mld; -5%).
Per quanto riguarda il settore automotive è curioso sottolineare il ritorno dopo tre anni nelle prime 100 posizioni di Ferrari, 88° brand con un valore di 4,8 mld. Benché resti la sigla più conosciuta a livello mondiale, la bassa posizione in classifica è determinata dai volumi di produzione relativamente bassi, se messi a confronto con altri marchi. Il primo è infatti Toyota (7°; 50,2 mld; -6%) che ha recentemente sfondato il muro dei 10 milioni di auto prodotte in un solo anno. Nella top ten anche Mercedes (9°; 47,8 mld; +10%), e dopo GE ecco BMW (13%; 41,5 mld; stabile). Distanziate Honda (20°), Ford (33°), Hyundai (35°), Audi (38°), Nissan (39°) e Volkswagen (40°).
Un settore in ribasso è sicuramente quello del lusso con Tiffany (81°; -6%) e Burberry (86°; -4%) in calo; le eccezioni sono Hermes e Gucci, rispettivamente al 32° e 51° posto con +11% e +6% rispetto al 2016. In classifica si nota anche la presenza di Netflix al 78° posto quasi alla pari con Harley-Davidson (77°). Scherzando, si potrebbe dire che abbonarsi al portale delle serie tv garantisce lo stesso fascino di un giro per il centro a bordo di una Harley. Tutto questo per dire che se l’identità si costruisce anche attraverso i brand, e le IT dominano ormai la classifica dei valori, sono i grandi marchi di telefonia mobile, ad esempio, ad incidere maggiormente sulla costruzione del sé. Ciò può sembrare strano, ma ogni tempo ha le sue regole, e se negli anni del boom economico “contava” comprare una 500, oggi conta essere al passo con la tecnologia.
di Fabrizio Lubrano Lavadera
Fonte:http://www.hurrymagazine.it/interbrand-la-classifica-dei-marchi/?utm_source=Hurry&utm_medium=Newsletter_up&utm_content=Magazine_mag&utm_campaign=NL_071017_&c=adFb98B16UXflLtVsJz9jxF56vmrn2VweThbTNbz3Ew%3D