Franchising, retail, business
10/10/2017 - La società immobiliare crea holding nella ristorazione. In attesa di Starbucks, punta su Wagamama, Casa Maioli e Da 30Polenta. “Un settore che non soffre l’online”.
Il food è il futuro del retail. È pronto a scommetterci Matteo Percassi, amministratore delegato di Percassi Food&Beverage, ramo dedicato alla ristorazione della società che opera negli ambiti del real estate, dello sviluppo e gestione di reti commerciali di grandi marchi (tra cui Gucci e Nike nel fashion, ma anche Starbucks e Wagamama nella ristorazione) e con i propri brand in più settori, dalla cosmetica (Kiko Milano) alle calzature (Vergelio) fino alla vendita per corrispondenza (DMail).
La scommessa del cibo è stata lanciata lo scorso anno con la partnership siglata da Wagamama con WItalia Srl, società controllata dalla holding Percassi Food&Beverage, per portare in Italia il format di Asian food che si è imposto a Londra. L’apertura annunciata a Orio al Serio (Bergamo) del primo ristorante orientale con cucina a vista anticipa l’ancor più atteso sbarco di Starbucks a Milano, nello storico palazzo di Poste Italiane in piazza Cordusio, dove sarà sperimentata in Europa la formula Roastery attualmente presente solo a Seattle, città dove ha sede il colosso mondiale delle caffetterie fondato da Howard Schultz, di cui l’azienda bergamasca è partner per lo sviluppo in Italia. L’inizio delle attività è previsto per la metà del prossimo anno.
Percassi evita accuratamente ogni domanda su Starbucks (“Tutto quel che c’era da comunicare lo ha fatto direttamente Schultz”, afferma) e si concentra su Wagamama, sottolineandone le potenzialità, e sull’altro brand recentemente lanciato, Casa Maioli, con cui intende diventare un player internazionale della piadina. Il terzo marchio controllato nella ristorazione e fondato direttamente dai Percassi è Da 30Polenta, format basato su uno degli alimenti base della tradizione alimentare del settentrione. “Attendiamo come risponderà il mercato all’apertura del primo Wagamama. È nostra intenzione – spiega – procedere abbastanza a breve con altre aperture”.
Dove aprirete i prossimi Wagamama?
Dopo Oriocenter, la nostra pipeline prevede un aeroporto, un outlet e un ristorante in centro a Milano, dove stiamo cercando la location più adatta. Abbiamo focalizzato due o tre zone secondo noi ideali, ma per ora non abbiamo ancora trovato un locale che ci convinca del tutto.
E Casa Maioli? Perché proprio un format sulla piadina?
Si tratta di un prodotto in cui vedo grandi potenzialità di espansione perché, se preparata con l’utilizzo di ingredienti di qualità, la piadina rappresenta una valida alternativa alla ristorazione veloce a base di pizza o panino. Per questa ragione abbiamo trovato l’intesa con i fratelli Maioli, contando anche sulla loro esperienza con la piadineria all’interno di Eataly. Prevediamo molte nuove aperture dopo le due già inaugurate a Oriocenter e Bergamo e la terza in arrivo nella food court dell’ampliamento di Oriocenter che ospiterà anche Wagamama.
Perché avete creato una holding del food?
Premetto che questo mondo non è del tutto nuovo per noi, avendo gestito in passato la catena a marchio Burger King ed essendo mia sorella Giuliana l’ideatrice del format Da 30Polenta. Detto questo, l’idea di creare una holding a parte è la conseguenza degli accordi conclusi con Starbucks e poi con Wagamama. Da tempo la mia famiglia guardava al food con interesse e nel momento in cui le intenzioni si sono concretizzate, abbiamo pensato fosse necessario strutturarsi per essere pronti a crescere e a investire nei format di ristorazione. L’esperienza fatta con Da 30Polenta, in particolare, ci è stata utile per testare le differenze tra il food e gli altri business da noi presidiati in ambito fashion, beauty e consumer.
E alla fine quali sono le differenze?
Francamente non ne vedo molte. Ne esistono alcune in termini gestionali, ed è ovvio che determinati aspetti del food siano più complessi da gestire rispetto, per esempio, alla moda, ma anche in quest’ambito ciò che conta davvero è il rapporto con il cliente finale. Il nostro focus è sempre lo stesso: cortesia e servizio, indipendentemente da quello che si vende.
Che obiettivi economici vi siete dati con la ristorazione?
Un’idea ce l’ho in mente, ma preferisco tenermela per me. Siamo soltanto all’inizio, ma abbiamo compreso le potenzialità di ogni singolo brand su cui ci siamo mossi.
Il food attrae sempre più le realtà già presenti nel fashion, come voi, e c’è già chi parla di ‘bolla’ della ristorazione… Non credo affatto che sia una bolla. All’estero, per esempio, il fenomeno è ben più consolidato e non tende a flettere. A favore del food gioca inoltre l’essere parzialmente al riparo dall’effetto delle vendite online, che può colpire la distribuzione retail. In Italia, nel food, c’è ancora tutto da fare.
di Luca Zappi
Fonte:http://wine.pambianconews.com/2017/05/il-retail-ha-fame-2/178305