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Rotary: il Metodo Classico Trento DOC spiegato da chi lo fa davvero

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28/11/2017 - In collaborazione con Rotari Trento DOC

Della serie “vinicultura in pillole”, il primo Metodo Classico italiano è il Trento DOC. Primo per data di nascita, si intende: è stato riconosciuto come tale nel ’93, prima del Franciacorta, ebbene sì, quello che ha un’area di produzione ben più ampia.

Perché nel Trento DOC, come si dice in gergo, ci sono 47 aziende. Tra queste poche cantine che si ostinano a coltivare e vendemmiare terreni impervi c’è Rotary, che di bottiglie Metodo Classico ’93 detiene un vero caveau, avendo preceduto la storia stessa del Trento DOC.

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Come a volere collezionare primati, l’azienda è anche la prima cantina cooperativa del Trentino, che nel 1094 fu chiamata Mezzacorona, dal nome del paese di Mezzocorona, cosa che ingenera qualche confusione tra turisti enofili e amanti della montagna.

Ebbene, gli 11 soci che fondarono l’azienda oggi sono diventati 1.600: proprietari di una delle più grandi realtà vitivinicole trentine, emblema del Metodo Classico (che voi accorti lettori di Dissapore eviterete di chiamare “champenoise”, come si faceva tempo fa) equo e accessibile.

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Equo per i soci, tutti con le loro pergole trentine, quelle concave, per attirare meglio la luce del sole senza far bruciare i grappoli, tra i 300 e gli 800 metri sopra il livello del mare. In media, dedicano 500 ore di lavoro a ettaro ed è giusto che vengano retribuiti nella giusta misura, anche in base al giudizio del cantiniere sul lavoro svolto.

Accessibile perché anche se da queste premesse non si direbbe, parliamo di un prodotto della grande distribuzione che vi sarà capitato di vedere negli scaffali del super con l’etichetta giallo canarino del Brut o nelle vesti rosa spinto di Brut Rosé.

“Ma è un 24 mesi”, tengono a sottolineare dalla cantina, che abbiamo visitato con telecamera alla mano.

Il disciplinare del Trento DOC, per farvela breve, richiede un affinamento minimo sui lieviti (si chiama rifermentazione) di almeno 15 mesi. Ebbene, le bottiglie Rotary prima dei 24 mesi non entrano al supermercato, per non parlare dei negozi specializzati e dei ristoranti, che ne distribuiscono e somministrano le bottiglie più invecchiate e ambiziose. Il vino ne guadagna in struttura e sapidità.

Se dovessimo riassumere con una frase ad effetto, si tratta di uve vendemmiate presto che danno il meglio di sé molto tardi.

Bello che l’azienda abbia deciso di restare coerente con questa realtà, nonostante i tempi imposti dalla grande distribuzione, riuscendo a gestirli, mediando con sapienza prezzo e qualità, continuando a selezionare i mosti per le proprie cuvée con affetto verso il territorio.

di CHIARA CAVALLERIS

Fonte:https://www.dissapore.com/bere/vino/rotary-il-metodo-classico-trento-doc-spiegato-da-chi-lo-fa-davvero/

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