Franchising, retail, business
01/01/2018 - Antonio Gargiulo in quest’ intervista a it Londra parla di sé, dei suoi sogni. Delle sue aspettative.
E’ un imprenditore italiano che in UK ha deciso di investire su se stesso e su un progetto veramente interessante. Ci regala anche degli spunti di riflessione sul nostro Belpaese e su Londra e l’Inghilterra in generale.
Benvenuto su ItLondra, Italiani a Londra! Chi è Antonio Gargiulo? Descrivilo in dieci parole!
Innanzitutto voglio ringraziare per l’ospitalità e lo spazio che mi è stato concesso. Chi è Antonio Gargiulo? In dieci parole? In dieci parole? A me ne basta una: creativo. Sono uno scrittore, un dj, un tecnico del suono, un direttore, uno sviluppatore di siti e di server… e tante altre cose.
Sei un imprenditore: cosa ti ha spinto a scegliere l’Inghilterra per questo tuo nuovo progetto? (A proposito… di cosa si tratta? Se puoi svelarcelo…)
Spinto, come participio passato del verbo spingere non è il verbo adatto; preferisco obbligato, come participio passato del verbo obbligare. A cavallo tra il 2011 e il 2012 ero riuscito, con tanti sacrifici in particolare dei miei genitori, ad aprire un ufficio di assistenza fiscale, consulenza aziendale, organizzazione eventi e formazione. Dopo solo due mesi ho avuto un allagamento. Lo stato mi ha chiesto più di 3000 euro di INPS senza aver incassato nulla. L’ assicurazione ha detto che non c’erano prove nonostante fossero intervenuti i pompieri a rimuovere l’allagamento e la polizia a constatare il fatto. Mentre cercavo di risolvere il mio problema (per il quale ho ricevuto pochi spiccioli a stento per coprire l’imbianchino) ho visto intere strade piene di negozi chiudere. Qualcuno era aperto solo di giorno a luce spenta perchè per pagare le tasse non riusciva nemmeno a pagare l’elettricità.
Ho provato fino alla fine a rimanere. Ho presentato anche un progetto per il rilancio economico e culturale ma non c’è stato verso. Presentavo curriculum ovunque e penso di aver disboscato mezza Amazzonia con tutti i cv inviati – se sono stati stampati. Hanno chiuso in faccia la porta tutti ad un ex imprenditore e dirigente e non ho trovato lavoro nemmeno per scrostare i chewingum al cinema, ma solo call center e rappresentante a provvigione.
E dopo che hai fatto?
Ho preso una decisione e sono venuto a Cambridge nel 2014. I miei genitori si sono fatti carico di pagare il mio INPS e mi hanno dato i soldi per andar via. Ogni giorno non tornavo a casa se non avevo consegnato almeno 5 curriculum. Per me non importava cosa facevo, mi bastava lavorare e ho cominciato lavorare al McDonald in cucina. Certe volte resto basito di come alcuni, appena arrivati, pretendano subito di diventare direttori!
Quest’anno (marzo 2017) ho cominciato a lavorare con una società con cui ero entrato in contatto nell’estate 2016, insegnando coreografie. Ho 10 anni di esperienza nel settore di cui 5 come tecnico suono e luci. Conosco molti spettacoli e come scrittore e autore ho ri-scritto qualche adattamento teatrale: Bug’s Life, Nothing hill, Spaceball, Robin Hood Men in tight e sto lavorando anche su Wall-e.
Ho ricevuto diverse recensioni positive e qualcuno mi ha chiesto se insegnavo costantemente o se avevo una scuola mia.
Ecco così che è nata l’idea di una scuola di recitazione, danza e teatro. Ce la sto mettendo tutta entrando in contatto con gli aiuti alle imprese che ci sono qui in Inghilterra che, senza offesa, ma non esistono per niente in Italia. Però ho aggiunto anche un crowdfunding a cui possono partecipare tutti.
Brexit: nonostante tutto vedo che si continua ad investire in UK. Ma allora noi, da italiani, come dobbiamo viverla? Molti nostri connazionali, dopo l’annuncio della volontà di uscire dall’UE del Regno Unito, sono ritornati in Italia o hanno emigrato verso altri lidi… Quindi un po’ di timore c’è. Ma é giustificato?
Molti sono venuti quì, molti continuano a venire e più della metà delle persone che vengono tornano.
Molte persone partono da un’idea sbagliata, quella che qui si diventa subito qualcuno, sin dal primo giorno che si mette piede. Questo è assolutamente sbagliato! Gli inglesi studiano meno di noi e ne sanno il triplo e sicuramente non stanno aspettando a te che vieni a fare il direttore qui, come si fa in Italia. Per salire di livello a tutti viene fornita assistenza gratuita, inoltre periodicamente i manager fanno corsi di aggiornamento e formazione, ma bisogna avere l’umiltà di studiare.
Molte persone credono già di sapere tutto e/o di avere le competenze necessarie per poterlo fare… é SBAGLIATO! Come fai a competere con una persona che comprende una lingua meglio di te e che fa aggiornamenti continui mentre tu l’ultimo libro che hai letto è stato 20 anni fa quando hai finito gli studi? Ogni volta vedo storie di successo sui giornali: “l’italiano che ha fatto il primario”… si ok ma ha studiato sodo!!! E gli altri centomila che non ce l’hanno fatta, nessuno li considera.
Io non ci sto proprio pensando alla Brexit, anche perchè è tutto ancora campato in aria. L’unica cosa è che la Sterlina è una moneta libera, quindi soggetta al mercato e all’oscillazione del valore… Ma io abito qui, quindi il pane costerà sempre 1 sterlina e venti: quindi chi se ne frega quanto vale in Euro? Io mangio qui. Inoltre, per ora, l’Inghilterra in tre anni mi sta dando tutto ciò che l’Italia non è riuscita a darmi in quaranta. Naturalmente qualche timore c’è visto che non si è ancora capito cosa succederà anche perchè davvero ancora nessuno lo sa…
Differenze sostanziali tra l’approccio lavorativo anglosassone e quello Italiano?
Loro (gli inglesi NdR) ti danno una possibilità a qualunque età. Ho tre colleghi in età prossima alla pensione che hanno cominciato due mesi fa… Altri colleghi studiano e lavorano… altri hanno ricevuto una borsa di studio (a cui tra l’altro possono accedere tutti, anche io, se voglio)… In Italia questo te lo puoi solo sognare. C’è una sola cosa in cui proprio non riescono: imparare altre lingue!
Un consiglio alle giovani leve che vogliono investire o che semplicemente stanno pensando di emigrare in UK. Cosa debbono aspettarsi da questa “avventura”, come debbono affrontare il viaggio, catapultandosi in una realtà che, bene o male, non è l’Italia?
La prima cosa? Nella valigia devi mettere un paio di scarpe da ginnastica perchè qui si corre e si corre tanto! Bisogna afferrare “i treni” subito e accontentarsi almeno all’inizio. L’inglese che hai fatto a scuola in Italia? Dimenticalo! Ti tocca fare il corso GCSE e superare il test per far riconoscere level 4 gli studi: senza di esso sono level 3 anche se sei laureato (level 3 significa che uno che ha finito le scuole medie qui vale più di te che hai fatto l’università!).
Prima di investire bisogna vivere in UK almeno un paio di anni, per vedere se davvero la vita inglese fa per te. Molti hanno la crisi al terzo anno con le lamentele del meteo in particolare… Ragazzi, insomma, parafrasando possiamo dire che mancano due metri al Polo Nord, non è che potete pretendere i Caraibi. E riguardo a questo… aggiungo / consiglio di lasciare in Italia anche il carattere lamentoso che abbiamo! Non c’è il sole, non c’è il mare… Qui poi gli unici argomenti di cui si parla sono cibo e tempo (politica e sesso sono ritenute faccende personali).
Insomma credi che l’Inghilterra non sia per tutti?
L’Inghilterra non è per tutti. Intendiamoci, io non voglio scoraggiare nessuno, ma prima di venire bisogna essere consapevoli di tutte queste (e di molte altre!) cose. Anche perchè gli inglesi ci mettono poco a dire a uno che si lamenta sempre: “perchè non torni nel tuo paese!”. Molti inglesi fanno volontariato appena usciti da scuola, prima di proporsi anche solo come commessi. Il principe William è andato a fare le missioni in Afghanistan… e tu che pretendi?
Che livello hai di GCSE? Ovvero inglese e matematica? Hai una carta che mi dà la tua valutazione? Se si, puoi pretendere e far valere… se no per un inglese sei pari ad uno che ha appena finito le scuole elementari!
Tu faresti fare il direttore a uno che ha a stento finito le scuole elementari?
Se scegli l’Inghilterra, come del resto credo anche negli altri paesi, significa che ti piace il sistema meritocratico, sennò puoi sempre tornare in Italia e farti raccomandare… e poi lamentarti che hai il capo che è raccomandato – più di te!
Dove ti vedi tra dieci anni?
Sul palco con i miei studenti!
Grazie mille per la disponibilità!
Ma no, grazie ancora a te e a voi per lo spazio e il tempo che mi è stato concesso.
- Di Stefano Labbia