Franchising, retail, business
09/01/2018 - Non è un mistero che gli Stati Uniti siano una delle principali destinazioni dell’export alimentare italiano, ma da non sottovalutare è anche il percorso inverso: così mentre gli Usa apprezzano i nostri prodotti a destinazione consumer, viceversa l’Italia importa soprattutto merce sfusa. Washington prende nota e si mostra intenzionata a incentivare la penetrazione nel nostro mercato.
Non a caso, partendo da statistiche ufficiali, di Euromonitor e di associazioni di categoria, nel dicembre 2017 l’Usda foreign agricultural service, l’ente governativo dedicato alla diffusione dei prodotti statunitensi nel mondo, ha rilasciato un “Italian food retail and distribution sector report” a uso e consumo di quanti vogliano tentare l’avventura nel Bel Paese.
Distribuzione alimentare: le performance per canale e format, 2016 (in mln €)
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distribuzione moderna
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94.158,9
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- mini-market
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14.815,3
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- discount
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15.213,0
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- stazioni di servizio
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262,5
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-- in catena
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262,5
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- ipermercati
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20.995,3
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- supermercati
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42.872,7
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retailer tradizionali
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34.597,6
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- specializzati in cibo/bevande/tabacco
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18.970,3
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- piccoli alimentari indipendenti
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13.351,2
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- altri
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2,276,1
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TOTALE
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128.756,5
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Fonte: elaborazione di Largo Consumo su dati Usda foreign agricultural service
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Il documento, oltre a descrivere le attuali dinamiche di import-export, presenta anche un’analisi dettagliata della grande distribuzione italiana, dei suoi punti di forza e di debolezza, completa di una classifica comparata delle insegne per fatturato e quota di mercato.
Distribuzione alimentare: i pro e i contro all’esportazione Usa in Italia
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Gli italiani viaggiano di più e conoscono meglio le cucine straniere
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La competizione è dura e molti consumatori preferiscono ancora i prodotti della tradizione italiana
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L'Italia è membro dell'eurozona, semplificando l'entrata nel mercato
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Il retail italiano è estremamente frammentato e può risultare oneroso (dazi, ispezioni sanitarie, etichettatura)
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Interesse per prodotti nuovi e innovativi, specie se salutistici
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Concorrenza da referenze simili prodotte in altri Paesi Ue, con ingresso in regime agevolato
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Popolarità dei prodotti alimentari americani
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Rispettare sia le regolamentazioni italiane sia europee
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Richiesta di prodotti di qualità, innovativi, salutari
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Adattare i prodotti ai gusti e alle aspettative degli italiani
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Fonte: elaborazione di Largo Consumo su dati Usda foreign agricultural service
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Le vendite del retail food italiano
Secondo l’agenzia, nel 2016 i rivenditori italiani di alimentari hanno registrato vendite per 128,8 miliardi di euro. Di questi, 94,2 provengono dai risultati del canale distribuzione moderna e 34,6 dai retailer tradizionali. Nei dati della Gdo confluiscono le quote di vari format, tra i quali si distinguono supermercati e ipermercati con vendite pari rispettivamente a 42,9 e 20,9 miliardi di euro, mentre i discount ne registrano 15,2 e i negozi convenience 14,8.
Le cifre sono in aumento rispetto agli anni precedenti e pare siano destinate a crescere ulteriormente: l’Usda foreign agricultural service prevede infatti che nel 2017 il totale delle vendite di mercato arrivi a 129,5 miliardi di euro, sforando i 130 nell’anno successivo, fino a giungere ai 133,3 miliardi nel 2021. Quanto ai canali, i retailer tradizionali passeranno dai 34,8 miliardi del 2017 ai 36,4 del 2021, mentre la distribuzione moderna dai 94,7 del 2017 ai 96,9 del 2021.
Distribuzione alimentare: stime di crescita, 2017-2021 (in mln €)
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canale/format | 2017 | 2018 | 2019 | 2020 | 2021 |
distribuzione moderna | 94.681,8 | 95.212,8 | 95.724,7 | 96.267,5 | 96.891,7 |
- mini-market | 14.824,2 | 14.821,2 | 14.809,4 | 14.787,2 | 14.804,9 |
- discount | 15.425,7 | 15.580,0 | 15.667,2 | 15.714,2 | 15.745,7 |
- stazioni di servizio
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264,2 | 266,3 | 268,9 | 272,0 | 275,1 |
-- in catena | 264,2 | 266,3 | 268,9 | 272,0 | 275,1 |
- ipermercati | 21.166,4 | 21.354,8 | 21.568,3 | 21.809,9 | 22.084,7 |
- supermercati | 43.001,3 | 43.190,5 | 43.410,8 | 43.684,3 | 43.981,3 |
retailer tradizionali | 34.841,5 | 35.147,9 | 35.532,5 | 35.961,8 | 36.434,2 |
- specializzati in cibo/bevande/tabacco
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19.243,5 | 19.566,7 | 19.958,1 | 20.381,2 | 20.831,6 |
- piccoli alimentari indipendenti | 13.317,9 | 13.293,9 | 13.277,9 | 13.271,3 | 13.275,3 |
- altri | 2.280,2 | 2.287,3 | 2.296,4 | 2.309.3 | 2,327.3 |
TOTALE | 129.523,4 | 130.360,7 | 131.257,1 | 132.229,3 | 133.325,9 |
Fonte: elaborazione di Largo Consumo su dati Usda foreign agricultural service
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Perché esportare in Italia
A fronte di tali prospettive di crescita, l’agenzia statunitense annota quindi in maniera puntuale tutti i punti di forza per un’eventuale penetrazione nel nostro Paese. Anzitutto, l’appartenenza alla zona euro facilita gli scambi internazionali. Va poi aggiunto che negli ultimi anni gli italiani viaggiano di più e questo li rende potenzialmente aperti a sperimentare cucine straniere.
Fonte:http://www.largoconsumo.info/dettaglio_notizia?notizia=Dal-Governo-Usa-il-rating-della-Gdo-italiana&documentId=250976