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15/06/2018 - I luoghi di riferimento della comunità italiana non sono più quelli descritti dai film. Un reportage negli indirizzi della Grande Mela che parlano - e mangiano - italiano. Seguici anche su Facebook
C’era una volta Little Italy, il quartiere italoamericano più famoso d’America, casa di migliaia di italiani emigrati qui dalla fine dell’Ottocento agli anni 50, ultima ondata migratoria massiccia. Fu in quella porzione nella Lower East di Manhattan che si stabilirono gli italiani, soprattutto del Sud: i siciliani a Elizabeth Steet, Mulberry street diventò la strada dei napoletani mentre a Mott Street ci abitarono calabresi, pugliesi ed emigrati dalla Basilicata.
Oggi quel poco che resta di Little Italy è il risultato di uno spostamento di massa degli italiani di seconda e terza generazione, a partire già dagli anni 70, in cerca di spazi più gandi e quartieri residenziali, dello sconfinamento a nord di Chinatown, iniziato dieci anni fa, dell’espansione di Soho a Ovest e del processo di gentrificazione. Il tricolore delle bandierine e i menu italiani esposti per attrarre turisti si mescolano a zuppe vietnamite e dumpling cinesi, tra sentimenti di nostalgia e folclore. Tappa immancabile ma a tratti anche eccessivamente turistica, Little Italy resta comunque un pezzo di storia italiana a New York, entrata a pieno diritto anche nell’ iconografia culinaria. C’è anche sapore di autenticità e di resistenza nei confronti di un inevitabile processo di cambiamento.
Simbolo di questa resistenza è Di Palo, cinque generazioni che raccontano la storia dell’emigrazione italiana a New York in quello che oggi è il negozio di specialità alimentari e gastronomia più famoso della città, che vanta clienti affezionati come Martin Scorsese e lo chef Daniel Boulud. Tutto iniziò con Savino Di Palo, il bisnonno di Lou, arrivato dalla Basilicata nel 1903 a New York per aprire una latteria a Mott Street e iniziare la produzione quotidiana della mozzarella, che oggi i nipoti Lou, Sal e Marie continuano a tramandare, insieme alla moglie Concetta. “Negli anni 70" dice Lou, volto mediatico della famiglia e instancabile ambasciatore del Made in Italy, "abbiamo assistito ad uno spopolamento di Little Italy da parte delle famiglie italiane.
Il quartiere stava cambiando pelle e noi dovevamo prendere una decisione, se andare come gli altri o restare. Fu allora che decidemmo che Di Palo avrebbe dovuto continuare, tra le difficoltà, a diffondere l’autentica cultura culinaria italiana, scegliendo prodotti da tutte le regioni che raccontano la storia di piccole aziende, simbolo dell’eccellenza artiganale del Made in Italy”. Nel negozio Di Palo si può trovare una vasta selezione di formaggi e salumi importati dall’Italia, prodotti alimentari di nicchia, piatti di gastronomia preparati quotidianamente, una selezione di vini italiani nell’adiacente Enoteca e presto, dice Lou, “un nuovo locale dove ci saranno panini in stile italiano”.
di LILIANA ROSANO
Fonte:http://www.repubblica.it/sapori/2018/05/21/news/little_italy_gastronomica_new_york-196079075/
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