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26/06/2018 - Oltre tremila docenti seguono corsi di aggiornamento all'estero con il progetto Erasmus+: il 23 per cento in più rispetto allo scorso anno
La scuola è vicina all’Europa. E ci crede. A quanto pare, molto più di altre istituzioni. E’ il primo dato che viene fuori dando un’occhiata al numero dei nostri insegnanti (dalle scuole elementari alle secondarie di II grado) e del personale amministrativo che ha deciso di impreziosire il proprio curriculum, recandosi all’estero. Dati alla mano, forniti dall’agenzia Erasmus+ e dall’Indire, rispetto allo scorso anno, tra questa estate e l’inizio dell’anno scolastico 2018-2019, si registra un 23 per cento di borse mobilità in più. Che in soldoni fa: 3.344 insegnanti pronti a partire. Soprattutto per Regno Unito, Irlanda e Finlandia. Sono questi, infatti, i Paesi più richiesti dai docenti con la valigia, provenienti soprattutto dall’Emilia Romagna (467 docenti), dalla Sicilia e dalla Puglia (365 ciascuna).
Una spolveratina al curriculum
Delle 553 candidature di progetti presentati e fatti pervenire all’Agenzia Erasmus, ne sono stati approvati 146, per un finanziamento complessivo di più di sette milioni di euro. Non è stata, quindi, una passeggiata. «Esaminando le proposte, si punta molto sui progetti che riguardano i corsi di innovazione del curriculum; sull’apprendimento di metodi educativi innovativi; corsi di tecnologia; e di lingua inglese » ricorda Sara Pagliai, coordinatrice nazionale dell’agenzia Erasmus-Indire, secondo la quale, dando un’occhiata alle percentuali «se il 70 per cento degli insegnanti in formazione all’estero rientra in questo tipo di corsi, è ancora più interessante - un vero e proprio valore aggiunto - il 30% di chi opta per il “Job shadowing”, decidendo di fare puro affiancamento nelle classi».
Il 90 per cento dei prof lo rifarebbe
E per ciò che riguarda l’educazione degli adulti, le notizie sono altrettanto positive. Sono 602 le persone pronte a partire per altri paesi europei, ovvero il 32 per cento in più del 2017. Il finanziamento totale è di un milione e duecentomila euro. La permanenza all’estero dei docenti o del personale amministrativo, può durare da una settimana a due mesi. Tutto dipende dall’incarico e dal tipo di scuola frequentata. I risultati? «Ottimi. Basti pensare che più del 90 per cento dei partecipanti ai corsi di formazione all’estero, si ritiene soddisfatto: ma sono soprattutto gli alunni a beneficiarne, aprendo i loro metodi di apprendimento all’Europa», conclude la coordinatrice.
di Peppe Aquaro
Fonte:https://www.corriere.it/scuola/maturita/notizie/boom-prof-italiani-che-fanno-l-erasmus-scuola-crede-all-europa-21d9c248-7897-11e8-a551-1d63b1b819aa.shtml?refresh_ce-cp
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