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02/07/2018 - È ufficiale; la rivoluzione femminista è finita da Christian Dior. Dopo diverse stagioni di show Dior by Maria Grazia Chiuri politicamente schierati, questa volta abbiamo assistito a una chiara affermazione di sartorialità classica, persino un po' troppo.
La scorsa stagione, Chiuri aveva coperto le pareti del suo défilé con poster radicali, immagini di dimostrazioni studentesche, simboli politici. Ha persino ricoperto l’intero flagship di Dior su Avenue Montaigne con le stesse immagini questa settimana.
Tuttavia, lo spazio riservato alla sfilata d’Alta Moda di questa stagione era tutto bianco, una tenda personalizzata dentro al Museo Rodin fatta di centinaia di stoffe per cucire, un’idea presa dalla recente mostra su Monsieur Dior al Louvre che ha battuto tutti i record, e che presto sarà replicata a Londra.
Non un solo slogan sui muri o sulle magliette. Invece, una pura e raffinata selezione di vestiti, sin dagli outfit d’apertura dai tagli sapienti: abiti eleganti sotto il ginocchio; mini giacche-mantelle; abiti da sera a crêpe blu o rosa, perfettamente tagliati e impreziositi da ricami a mano sul bustier.
La stilista italiana ha anche rinnovato la “Bar Jacket” con maniche ad ala di pipistrello e sottili increspature ondulate. La sfilata ha veicolato un altro messaggio: il carne è il nuovo grigio di Christian Dior, con almeno una ventina di abiti di questo colore visti in passerella.
Si sentiva che la Chiuri era chiaramente determinata a sottolineare che è pienamente al comando del proprio studio. Il suo cast di modelle, nuovo e fresco, era impeccabile, per gentile concessione di Michelle Lee,; e una selezione di orecchini a forma di uccello ha aggiunto un tocco di classe artistica.
A metà sfilata, Maria Grazia Chiuri ha improvvisamente cambiato marcia, tornando al suo precedente lavoro da Valentino, quando esplorava l’immaginario del Rinascimento, con circa 15 look ispirati dagli arazzi Gobelins – su abiti con le spalle scoperte o cappotti di cachemire intarsiati. Giurerei che in quel momento molti ospiti hanno ricontrollato i loro inviti per essere sicuri di trovarsi davvero a una sfilata di Dior.
Da un punto vista generale, il Tallone d’Achille dello show è stato la sensazione di non assistere a qualcosa di nuovo, mentre questo è naturalmente uno degli elementi essenziali della Haute Couture, che è pensata per essere il laboratorio della moda; invece questa collezione sembrava sostanzialmente priva di qualsiasi vera sperimentazione.
Per il finale, le modelle hanno sfilato decise attorno alla contorta passerella sulle note di “Metti una sera a cena” di Ennio Morricone. Brano che, se la memoria non ci tradisce, abbiamo ascoltato al termine di uno show di Hubert de Givenchy circa tre decenni fa.
In una parola, un salto indietro nel tempo.
Di Godfrey Deeny
Versione italiana di Gianluca Bolelli
Fonte:http://it.fashionnetwork.com/news/Christian-Dior-Couture-via-le-femministe-il-ritorno-delle-gran-dame,993836.html#utm_source=newsletter&utm_medium=email
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