Franchising, retail, business



 

Direttiva copyright: i no alla nuova Link Tax europea

01european parliament

03/07/2018 - Sotto accusa gli articoli 11 e 13. C'è il rischio che l'informazione di qualità sparisca dalle piattaforme social. E persino che il tentativo di remunerare il giornalismo finisca per impoverirlo economicamente

Domani il Parlamento Europeo vota sulla direttiva sul copyright, nota – con semplificazione giornalistica – come “link tax” (leggila qui). Sono due gli articoli che hanno scatenato dibattito: il numero 11 e il numero 13. Tra i contrari molti accademici e anche il “padre” del web Tim Berners Lee. E pure Wikipedia si schiera.

Le norme contestate

“L’articolo 11 stabilisce che gli editori possano chiedere un compenso a chi pubblica notizie o snippet anche in forma di link o citazione” sintetizzano i firmatari di una petizione che sta girando sul web in queste ore, tra cui i parlamentari Alessandro Fusacchia e Luca Carabetta, Massimo Banzi (inventore di Arduino), il radicale Marco Cappato, Paolo Barberis (fondatore di Dada e Nana Bianca). “Questo rende difficile e costoso curare un’aggregazione di notizie. Condividere un link al sito di un quotidiano potrebbe richiedere un accordo formale con quel quotidiano, e un pagamento”.

“L’art. 13 rende le piattaforme online responsabili per eventuali violazioni del diritto d’autore dei contenuti che ospitano – proseguono i firmatari – Questo costringerà le piattaforme internet a creare sistemi di censura preventiva del materiale condiviso in rete. Siccome costerebbe troppo far fare questi controlli a degli esseri umani, il lavoro sarà affidato ad algoritmi. Saremo censurati, e i censori saranno macchine”.

Il senso della riforma
Cerchiamo di capire meglio la ratio della direttiva. L’idea alla base è quella di tutelare il lavoro intellettuale, portando nelle casse degli editori una parte dei guadagni generati dai cosiddetti “over the top”. Siti come Google News e Facebook fanno traffico e prolungano la permanenza sulle proprie pagine – una metrica direttamente monetizzabile – grazie ai contenuti provenienti da piattaforme editoriali. Perché non pensare a una compensazione economica?

Se la direttiva fosse approvata, per riprendere questi contenuti i giganti del web dovrebbero stringere accordi con gli editori che percepirebbero un obolo per ciascuna ripubblicazione. Il timore di chi si oppone è che la semplice richiesta porti le piattaforme a evitare gli editori che lo richiedono. Qualcosa di simile era già accaduto, infatti, in Spagna: dove una vicenda in tribunale aveva spinto Google a “spegnere” Google News, almeno fino a quando gli editori iberici non erano tornati a bussare alla sua porta. Un timore, va detto, che potrebbe anche rivelarsi infondato: non è detto che gli editori decidano di esigere effettivamente un pagamento, memori dell’esperienza spagnola. L’alternativa (rinunciare alla visibilità) potrebbe essere peggiore. Insomma: potrebbe crearsi una norma de facto inapplicata.

La questione della responsabilità potrebbe essere anche più perniciosa. Il compito di assicurare il rispetto del copyright spetta, oggi, a chi pubblica. Alla piattaforma che ospita il contenuto spetta il solo onere di rimuovere, raccogliendo le segnalazioni di violazione: un intervento proattivo, non automatico. La direttiva, se approvata, cambierebbe le carte in tavola spostando l’asse della responsabilità. E dato che effettuare il controllo assumendo esseri umani è costoso, oltre che numericamente improbo vista la mole di post sui social network, si potrebbe decidere di ricorrere a bot: programmi automatici con una sensibilità che, in molte occasioni, si è dimostrata discutibile.

In questo caso, la paura è quella di finire in mano agli algoritmi, in grado di censurare contenuti senza spiegazioni di sorta e possibilità di replica. Anche in questo caso, lo scenario prospettato potrebbe essere fantascientifico: già oggi esistono filtri automatici che agiscono in prima battuta, con i casi dubbi che vengono segnalati a uno staff umano.

01wiki comunicato

L’economia della notizia
Il problema di base è che l’informazione di qualità ha un costo, un costo che ci siamo abituati a non pagare. Se ciò si innesta su un paese notoriamente poco propenso alla lettura, la conseguenza è che i risultati, sul web, si fanno quasi esclusivamente con contenuti di basso lignaggio. Sono questi che “fanno i numeri”, e che, per così dire, pagano gli stipendi. Fare giornali non conviene. Ed esiste una schiera di editori che basano il proprio successo su un assioma molto semplice: le notizie costano, quindi basta copiarle, con buona pace di chi questo mestiere lo fa sul serio.

La discussione sul lavoro giornalistico potrebbe portare molto lontano, e non è questa la sede adatta per affrontarla. I modelli a pagamento – i cosiddetti paywall – non hanno dimostrato una particolare incisività, se non per i grandi marchi anglosassoni che possono contare una reputazione tale da spingere il lettore a sostenerli direttamente. Reggono le testate storiche come il New York Times, o il Guardian, ma nessuno paga per leggere il giornale locale.

Il punto, preso atto che il problema di tutelare una professione essenziale per la democrazia è un caposaldo dei nostri tempi, è non creare un rimedio peggiore del male. E per evitarlo occorre prudenza. Il dibattito pubblico sulla questione è stato scarso. Se ne è parlato poco, e solo a ridosso della votazione. Troppo a ridosso. Forse un progetto come questo meriterebbe un maggiore spazio di riflessione: e magari anche un ripensamento, più in ottica moderna e digitale, dei criteri di scrittura per non rischiare di contrapporre gli uni contro gli altri editori e service provider che, invece, dovrebbero iniziare seriamente a lavorare a stretto contatto per il profitto reciproco. E, mai come in questo caso, collettivo.

- Antonio Piemontese

Fonte:http://startupitalia.eu/94085-20180703-voto-link-tax

LEGGI GLI ALTRI BLOG


Disclaimer per contenuti blog

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001. L'autore non è responsabile per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ad ogni post.Verranno cancellati i commenti ritenuti offensivi o lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di terzi, di genere spam, razzisti o che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla Privacy. Alcuni testi o immagini inserite in questo blog sono tratte da internet e, pertanto, considerate di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d'autore, vogliate comunicarlo via email. Saranno immediatamente rimossi.L'autore del blog non è responsabile dei siti collegati tramite link né del loro contenuto che può essere soggetto a variazioni nel tempo.

Logo FEPbyFFF dates UK

 

ImmagineCompanyProfileUK2ImmagineCompanyProfileIT2

Logo Store inout BrD piccoloL’idea di creare un blog giornaliero per  il mondo del retail nasce grazie ai continui feedback positivi che riceviamo dalle notizie condivise attraverso diversi canali.
Rivolto a tutte le tipologie di distribuzione presenti sul mercato: dal dettaglio ai grandi mall, dal commercio locale e nazionale alle catene di negozi internazionali, investitori, ai nostri fedeli clienti e chiunque altro è realmente interessato allo studio e all'approfondimento su ciò che guida il comportamento dei consumatori. E' anche un blog per tutti coloro i quali lavorano già nel mondo del Retail.
Verranno condivise le loro esperienze, le loro attitudini e le loro experties. Un blog di condivisione, quindi.
Ospitato sul sito della BRD Consulting, che da decenni lavora nel mondo distributivo Italiano ed Internazionale, il blog Store in & out riguarderà il business, i marchi e i comportamenti d'acquisto propri di alcune delle più grandi aziende.
Ci saranno anche notizie in lingua originale per dare evidenza dell’attenzione della nostra Azienda nei confronti del global.
È possibile raggiungere lo staff  a: info@brdconsulting.it

 

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti. Continuando la navigazione su questo sito accetti che vengano utilizzati.