Le donne chef di Culinaria 2014: Valeria Piccini

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18/04/2014

Pensando alla chef Valeria Piccini, una delle protagoniste di Culinaria 2014 a Roma dal 17 al 19 maggio, prima ancora delle abusate parole facilmente riconducibili alla cucina, la prima cosa che viene in mente è amore. Perché la sua è una lunga e saporita storia di amore, passione e tenerezza, di quelle storie tessute nel paesaggio in cui nascono e vivono, condite da sapori e ricordi mantenuti vivi cui aggrapparsi e sui quali gettare le fondamenta di una struttura solida e concreta. Questa è la sua cucina, che per determinazione e amore è anche la sua famiglia.

valeriaValeria era una giovane ragazza quando, uscendo da scuola, si fermava nel ristorante Da Caino a Montemerano ad aiutare, e imparare, da colei che poi un giorno sarebbe diventata la suocera. Siamo nella campagna toscana al limitare del Lazio, Maremma piena, terra sanguigna e ostica per chi non la conosce; clivi e valli ricchi di tradizioni centrate sul territorio e sulle persone che fanno di questi luoghi la loro terra. Non da meno Valeria negli anni affianca la cucina e sposa Maurizio Menichetti; insieme iniziano un percorso di studio e conoscenza, approfondiscono la cucina del territorio senza mai dimenticare di volgere lo sguardo oltre i confini; lui in sala e sommelier, lei alle redini dei fornelli. Un matrimonio d’amore che si rispecchia nella sottile complicità e naturale austerità degli abbinamenti tra piatti e bicchieri. Una cucina incentrata su materie prime locali, sapientemente scelte da una donna che cura i commensali come fossero figli; la precisione e la tecnica imparate in anni di affinamento ai fornelli; l’accoglienza genuina dei padroni di casa. Tutti questi elementi si combinano e si manifestano in un’espressione di cucina dotata di un’eccezionale solidità, tipica di chi si è costruito passo dopo passo, mestolo dopo mestolo, piatti legati al territorio tanto da esserne diventati parte integrante.

Quello che Valeria Piccini persegue e a nostro parere riesce a trasmettere è la riconoscibilità al territorio: non c’è preparazione, ingrediente, sapore o profumo che non parlino chiaro. E le parole che urlano i suoi piatti sono due: amore e territorio. Una mano più che felice, una donna appagata che trasmette la sua passione e la fa assaggiare a chiunque si sieda al suo desco per un pranzo che difficilmente si dimentica, intriso di affetto genuino e sano.

 

Fonte: agrodolce.it

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