Franchising, retail, business
15/10/2015
Vino, pizze e anche cucine. La lean production sbarca anche nel settore alimentare, permettendo alle aziende guadagni impensabili in termini di produttività.
Le best practice del settore sono state presentate ieri in Expo, a Milano, in perfetta coerenza con i temi chiave dell’esposizione: lotta agli sprechi e sostenibilità. Esperienze raccolte dal Club dei 15 di Confindustria, “alleanza” dei territori a maggiore vocazione manifatturiera del Paese. L’applicazione dei metodi di produzione snella, mutuati dalle prime esperienze di Toyota, consente anche alle aziende del settore di migliorare la propria performance in termini di riduzione dei tempi di produzione, abbattimento delle scorte, miglioramento della qualità. Con risultati tangibili e verificabili.
«Per noi - spiega Alberto Urli, direttore di produzione di Roncadin - la filosofia lean ha rappresentato una svolta, consentendoci di sviluppare ben 900 nuovi prodotti all’anno». Pizze surgelate, nella fattispecie, vendute in prevalenza all’estero, con una produzione arrivata al record di 65 milioni di pezzi, in grado di sviluppare 80 milioni di ricavi, il top di sempre per l’azienda. «Grazie all’adozione della lean - aggiunge Urli - i tempi di sviluppo di un nuovo prodotto sono scesi da due settimane a due giorni mentre il tempo totale di attraversamento dei materiali in produzione si è dimezzato a dieci giorni, con una rotazione delle scorte di prodotti finiti raddoppiata. Oggi il nostro livello di efficienza ciconsente di produrre un codice asnche solo per mezz’ora: per la nuova linea appena installata i tempi di riattrezzaggio sono scesi da 2,5 ore ad appena 15 minuti».
Sforzi in buona parte necessari, per chi come Roncadin deve dialogare con la Gdo di tutto il mondo comprimendo al massimo prezzi e margini, in un contesto produttivo reso complesso dalla presenza di innumerevoli referenze diverse.
Tema cruciale anche per Electrolux Professional, produttore di cucine hi-tech destinate a grandi catene di ristorazione oppure alberghi, bar, singoli esercizi alimentari. «Noi dobbiamo gestire al nostro interno 3mila prodotti diversi - spiega Michele Cadamuro, design director dell’azienda - e le complessità produttive sono quindi rilevanti. Grazie alla lean e alla sistematizzazione delle attività siamo stati in grado di abbattere i tempi di produzione da 20 a tre soli giorni».
«Essere “lean” - aggiunge Gabriele Giammario, direttore contract per il gruppo - è un prerequisito fondamentale per dialogare con i clienti. Nel caso di una grande catena Usa, ad esempio, la sfida è stata quella di consentirle di riscaldare panini riducendo di un terzo i tempi di attesa, eliminando sprechi e permettendo al cliente di avere in un minuto al tavolo la propria ordinazione. Pare banale, ma per ottenere questo risultato sono necessari sforzi giganteschi in tema di sviluppo tecnologico, esame dei flussi di lavoro, massimizzazione dell’efficienza delle macchine».
Concetti applicabili anche al più “compassato” settore del vino, dove la lentezza e l’invecchiamento paiono in apparenza barriere insormontabili per ogni tentativo di standardizzare tempi e metodi. «Abbiamo dimostrato che non è così - spiega Giampietro Povolo - Direttore finanza e operazioni di Cielo e Terra - arrivando a risultati impensabili, aumentando in media del 17% i ricavi e triplicando i margini».
Casi non isolati, perché è l’intero sistema produttivo italiano, anche nelle sue componenti “minori”, tra le Pmi, ad ever preso coscienza della necessità di spingere l’acceleratore sul miglioramento dell’efficienza, unico modo per sostenere i margini in presenza di una competizione sempre più agguerrita e allargata geograficamente. «Uno dei pochi “lasciti” positivi della crisi - spiega Sergio Barel, coordinatore del Club dei 15 Lean di Confindustria- è forse proprio la consapevolezza di questo nuovo scenario, un mondo in cui l’innovazione è necessaria, così come la spinta all’efficienza. Questi ed altri casi del comparto agroalimentare dimostrano che ci può essere una via italiana allo sviluppo anche in questo settore, facendo coesistere qualità, efficienza e sostenibilità, dunque lotta agli sprechi».
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