Franchising, retail, business
17/05/2016
Da Taranto, 26 anni, lavora nella divisione video del colosso di Mark Zuckerberg. È stato uno degli speaker di TEDxUniTO: «Un giorno potrei tornare per sempre in Italia»
«Quando torno a casa mia, a Taranto, e dico che lavoro a Facebook, la gente non ci crede. Pensa che io stia tutto il giorno a perdere tempo su Internet». Invece Pietro Schirano, 26 anni, è serissimo: da nove mesi è seduto su una delle sedie del grande open space con i murales alle pareti di Menlo Park, dove ha sede il colosso social inventato da Mark Zuckerberg. Pietro è stato uno degli speaker al Campus Luigi Einaudi di Torino, alla prima conferenza TEDxUniTO. È arrivato in Italia dopo 16 ore di volo. «Lavorare in America era il mio sogno. E quando è arrivata la mail di Facebook in cui mi offrivano un posto non ci potevo credere. Ne ero onorato».
«Quando sono arrivato negli Stati Uniti ho lavorato subito da Open Table, una compagnia che aiuta i ristoranti a moltiplicare il loro business. L’azienda esisteva da 14 anni ma aveva un fortissimo debito in termini di grafica. Io mi sono occupato di ridisegnare tutto il sito. E oggi, dopo un paio d’anni, lì dentro lavorano 25 designer. Questo è un settore chiave».
Ma la carriera di Pietro in questo campo è cominciata più grazie a passione e talento che alla laurea targata Politecnico di Milano. «Avevo scelto ingegneria perché nel 2008 il designer, specie in Italia, era considerato qualcosa che si faceva nel tempo libero. Non una professione. All’epoca dell’università facevo qualche progetto come freelance. Poi ho iniziato a lavorare in campo energetico, ma mi sono reso conto che non ero felice. Così a 22 anni sono partito per l’Olanda e sono andato a bussare alla porta una miriade di startup chiedendo lavoro».
Primo impiego: assistente designer, da Hubskipt, che vende biglietti aerei e rende più facile cancellare o modificare le date dei voli. Dopo otto mesi, il primo salto di carriera. Da CYSO, azienda di hosting, Pietro Schirano diventa web developer responsabile. Lì l’avventura dura appena otto mesi: a fine 2013, dagli States arriva la prima mail della vita. «Abbiamo visto i tuoi lavori online. Ti andrebbe di venire a lavorare da Open Table?». Firmato: il capo del personale. Il sogno americano è realtà.
Ormai San Francisco è casa. Un giorno ha pure rincontrato al supremercato un vecchio amico. Tramite lui ha conosciuto anche un altro ragazzo. Vengono tutti e tre di Taranto e lavorano a Facebook, a Twitter e in un’altra startup innovativa. «Ormai siamo un trio. Cuciniamo pettole e panzerotti per tutti. Ma sono i miei unici amici italiani. Preferisco passare il tempo con gli americani. La mia vita è lì, non ha senso restare ancorati alle radici». L’Italia è un lontano ricordo? «No, a me un giorno piacerebbe tornare - risponde-. Torino e Milano si stanno espandendo molto in ambito tech. Se qualcuno avrà bisogno di un bravo designer, ci penserò. Mi piacerebbe anche fondare una mia startup in California. Ma penso che resterò a Facebook ancora un bel po’».
Fonte:http://www.lastampa.it/2016/05/17/tecnologia/idee/pietro-litaliano-che-progetta-facebook-X0MpfAmTPtDMYsyTMU1uxI/pagina.html